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Verifica piattaforma L6 Rivarolo Canavese

Nel 2014, in occasione delle elezioni Comunali a Rivarolo Canavese, decidemmo di sottoporre ai candidati Sindaco una piattaforma di proposte denominata “L6”  pensata come stimolo alla futura amministrazione sul tema delle mafie, in una città che usciva da un commissariamento per condizionamenti mafiosi nella macchina comunale.

L6 fu sottoscritta da 4 dei 5 candidati a sindaco di quella tornata elettorale; Martino Zucco Chinà della lista Riparolium decise di non sottoscriverla.

A conclusione del mandato di Alberto Rostagno, che ha governato nei 5 anni, abbiamo verificato la piattaforma punto per punto, riportando lo stato attuale dei punti ottemperati o meno.

Nella maggior parte dei casi, siamo riusciti a verificarli; dove, invece, non siamo stati in grado di reperire informazioni, lo abbiamo scritto.

Clicca sull’immagine per poter visualizzare la verifica o segui il link:  Verifica L6


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La Mafia in Canavese esiste

È di questi giorni la notizia riportata da alcuni giornali riguardo l’iniziativa da parte dell’ex sindaco Fabrizio Bertot, di tappezzare il comune di Rivarolo Canavese con 600 manifesti che riportano le seguenti affermazioni:

«Rivarolo non doveva essere commissariata. Per l’ex ministro Cancellieri è stato facile combattere la mafia… dove non c’è, non c’è stata e, per quel che mi riguarda, non ci sarà mai! Si chieda scusa a Rivarolo»

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In Canavese la mafia esiste, così come emerso chiaramente dalla sentenza del processo Minotauro. A Rivarolo, come nel resto del Canavese l’influenza mafiosa è ancora presente e continua a tessere i suoi interessi. Essere ciechi o mettersi i paraocchi non serve a nulla. Non è rinnegando la sua esistenza che possiamo combatterla. Non è utile alla comunità parlare di mafia riducendo questo problema a una questione di immagine del territorio. Così facendo si continuerebbe a offrire ai mafiosi l’opportunità di continuare indisturbati a compiere i propri traffici danneggiando la nostra economia.
Utile è invece cercare di individuare i punti di debolezza della mafia. In Canavese la mafia ha una chiara connotazione: ‘ndrangheta, ed è presente fin dagli anni ’70 per arrivare oggi ad essere radicata nel territorio.

 

 

La normativa sullo scioglimento delle amministrazioni locali per infiltrazione e condizionamento mafioso è un provvedimento che ha valenza preventiva. Non spetta a questa normativa individuare le responsabilità morali e soprattutto penali dei vari soggetti dell’amministrazione comunale coinvolti, per quello esiste la magistratura. Un comune, in ogni parte dell’Italia sia al nord come al sud, viene sciolto per mafia perché viene valutata la sua capacità di resistere alle pressioni dei gruppi mafiosi che operano in quel territorio. È la resistenza di quell’amministrazione nel suo complesso ad essere quindi valutata. Non è intenzione della normativa ledere l’immagine della comunità ma anzi è un suo strumento di autotutela.
A Rivarolo come nel resto del Canavese la ‘ndrangheta c’è, anche se non si presenta con coppola in testa e accento meridionale. Se nessuno è mafioso allora la mafia non esiste, invece in Canavese, e anche a Rivarolo, soggetti mafiosi esterni alla comunità sono riusciti a penetrare nella società e nella sua economia, e ci sono riusciti non per magia ma grazie al fatto di essere stati in grado di trarre beneficio da alcune relazioni con individui canavesani. L’opportunismo non è penalmente sanzionabile ma è una grave colpa sul piano politico e morale.

Il Procuratore Capo Giancarlo Caselli ha affermato a proposito del processo Minotauro che “La mafia c’è perché c’è mercato per i suoi servizi”.

Crediamo dunque sia importante l’intervento dello Stato per aver interrotto questi legami e di aver acceso in Canavese un faro che ha fatto luce sul radicamento della ‘ndrangheta in queste terre. Ci teniamo a sottolineare che comunque non tutto ciò che è accaduto negli anni può essere inserito in un processo e dunque non si può chiudere la questione “mafie in Canavese” solamente riferendosi a Minotauro. Sappiamo bene quanto la presenza delle organizzazioni criminali continui a opprimere l’economia del nostro territorio e di quanta strada ci sia ancora da percorrere per rendere il più chiaro possibile questo fenomeno ai cittadini, soprattutto per il modo subdolo con cui si manifesta.

Come Presidio territoriale di Libera dunque crediamo sia importante che tutte le forze politiche, che vogliano incidere efficacemente nella lotta contro la mafia, debbano avere un atteggiamento vigile e tenere alta la guardia. Chiunque sa parlare di mafia. Ma la differenza sta nel come se ne parla e se ne discute. È importante distinguere e problematizzare ma senza lasciare spazio a risposte e soluzioni semplicistiche.

Al fine di garantire a tutti la libertà da ogni condizionamento mafioso, come cittadini crediamo che il commissariamento non debba essere letto come un’imposizione dall’alto ma come un’opportunità per i cittadini di migliorare il proprio spirito civico al fine di curare meglio la cosa pubblica. Perché la lotta alla mafia non è imputabile solo allo Stato e ai suoi rappresentanti ma deve partire anche dal basso attraverso l’impegno di tutti i cittadini

QUI IL COMUNICATO DI LIBERA PIEMONTE

Spettacolo teatrale “Il mare a cavallo”

Il presidio Libera “Luigi Ioculano” di Cuorgnè e l’Associazione Libera Piazza in collaborazione con il Comune di Valperga e l’Associazione “Con Altri Occhi”  hanno promosso lo spettacolo “Il mare a cavallo”, Felicia Bartolotta Impastato racconta la sua storia.
Lo spettacolo si terrà sabato 21 Marzo alle ore 21 al teatro comunale “E. Fernandi” di Valperga in via Verdi 9.
L’evento è uno dei 100 passi verso il 21 Marzo Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. 
Il 9 maggio 1978 Peppino Impastato muore dilaniato da un’esplosione sui binari della Palermo-Trapani. L’ha assassinato la mafia, ma viene accusato di essere un terrorista ucciso dalla propria bomba. Sua madre, Felicia Bartolotta, ricaccia dentro le lacrime e fa quel che deve: lotta per vedere riconosciute l’innocenza del figlio e la colpevolezza dei carnefici, apre la casa a chiunque voglia ascoltarla. Così, il suo dolore diventa il dolore di tutti. La sua giustizia, la giustizia di tutti.

Beni confiscati: la bella storia di Villareggia

Nella giornata del 8 ottobre siamo stati invitati dall’amministrazione di Villareggia all’inaugurazione della biblioteca comunale e di un complesso di 6 alloggi destinati ad un riutilizzo sociale.

L’amministrazione comunale è riuscita a riutilizzare dunque sia a scopi istituzionali che sociali un complesso costruito con i soldi del narcotraffico. I beni infatti sono stati confiscati a Ilario D’Agostino e Francesco Cardillo, rispettivamente zio e nipote, all’interno dell’operazione Pioneer che riguardava un vasto giro di riciclaggio tra la Val di Susa, Torino e alcuni comuni del torinese tra cui il comune in cui ci troviamo.

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Villareggia, piccolo centro di appena 1000 abitanti, si è preparato a festa per l’inaugurazione. Al nostro arrivo abbiamo trovato il cortile delle villette pieno di abitanti e bambini delle scuole pronti a scrivere un pezzo di storia del piccolo paesino. La giornata è iniziata con un discorso del giovane sindaco Fabrizio Salono che ha ricordato l’importanza della legge 109/96 che ha permesso a Villareggia di avere una nuova sede per la biblioteca. Dopo è arrivato il turno di Don Alberto Carlevato che ha benedetto la biblioteca e ha portato i saluti dell’associazione Silenziosi Operai della Croce ONLUS che ha avuto in comodato d’uso gli altri sei alloggi confiscati che saranno messi a disposizione del centro di recupero del Trompone.

La festa è continuata con uno spettacolo organizzato dalle maestre delle scuole elementari che ha portato in scena con una lettura recitata il libro di Marco Rizzo “La mafia spiegata ai bambini”. Così tra scarafaggi e dottori minacciati i ragazzi hanno raccontato ai loro genitori e amici le basi della mafia. Un momento molto sentito è avvenuto alla conclusione dello spettacolo quando i giovani hanno ricapitolato le parole cattive che erano presenti nel testo – quelle che si riferivano alle dinamiche mafiose – scrivendole su dei fogli di carte per poi calpestarle di fronte al pubblico con la partecipazione di sindaco e consiglieri.

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In seguito dai giovani ai meno giovani si sono messi in ascolto dell’intervento del nostro presidio che ha raccontato la storia di Libera, la nascita della 109/96 e in conclusione ha descritto la situazione locale a Villareggia, la storia dell’Operazione Pioneer e la figura di D’Agostino.

A conclusione dell’intervento abbiamo aggiunto la parola MEMORIA al grande albero con le parole buone che i ragazzi hanno preparato per ricordare la giornata.

Una giornata all’insegna della partecipazione e dell’impegno in un piccolo comune che la mafia ha toccato da vicino la mafia e che ha deciso di rispondere ‘PRESENTE’ di fronte all’opportunità del riutilizzo dei beni confiscati. Un presente che si è già declinato in un invito a partecipare al prossimo 21 Marzo e, per le scuole, essere informate delle iniziative del coordinamento di Ivrea e Canavese.

Una giornata all’insegna della partecipazione e dell’impegno in un piccolo comune che la mafia ha toccato da vicino e che ha deciso di rispondere ‘PRESENTE’ di fronte all’opportunità del riutilizzo dei beni confiscati.

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Luigi Ioculano: 17 anni dopo, la tua memoria, il nostro impegno

Sono passati 17 anni da quella mattina a Gioia Tauro. Quattro colpi di pistola. Così morì Luigi Ioculano, medico di Gioia Tauro al quale tre anni fa abbiamo deciso di dedicare il nostro presidio. Un medico delle anime, come più volte ci ha ricordato sua figlia Ilaria, un cittadino onesto e con la schiena dritta, ucciso dall’ndrangheta perché non si voleva piegare al giogo mafioso e continuava a denunciare con la sua penna la mafiosità del suo paese.
Lo ricordiamo ogni volta che indossiamo la maglia di Libera ed ogni volta che facciamo qualche iniziativa, la sua memoria e il suo esempio continuano a camminare sulle nostre gambe. C’è un altro filo che oggi unisce la condivisione della memoria da sud a nord ed è rappresentato dalla musica. Siamo felici di pubblicare il testo di Mimmo, nipote di Luigi, della canzone composta in suo ricordo.
Con queste parole ci facciamo forza, guardiamo in avanti e cerchiamo le orme di Luigi per poterle seguire ancora per molto tempo.
Grazie Gigi: ora il tuo impegno è il nostro impegno.
Cambiato di Mimmo Muratori
“Questa vita mi ha cambiato,
mi ha reso un sanguinario,
io non bestemmio te
ma il dio uomo che…
Questa vita mi ha cambiato,
mi ha reso un sanguinario,
io non bestemmio te
ma il dio uomo che
decide dei se…
E c’è un grande prato verde,
dove crescono speranze
che si chiamano ragazzi
(che si chiamano),
tutto il tempo che ho perduto
chi me lo darà?
Sarà un giorno che
si ricomincerà?
E davanti al corpo spento,
io spengo le speranze
e davanti al corpo vuoto,
vuoto anch’io
Spesso penso che morire,
sia per tutti cosa uguale
ma davanti al corpo vuoto,
vuoto anch’io
mi sento…
E c’è un grande prato verde,
dove crescono speranze
che si chiamano ragazzi
(che si chiamano),
tutto il tempo che ho perduto
chi me lo darà?
Sarà un giorno che
si ricomincerà?
E si udì lo sparo anche molto fuori,
quello sparo che bloccò tutti i nostri cuori,
uno sparo che scuota le nostre coscienze
e che blocchi in tempo
silenzi e violenze,
silenzi e violenze,
silenzi e violenze,
silenzi e violenze.”

Ora è cosa nostra

“Ora è cosa nostra”, con queste parole la referente regionale Maria Josè Fava ha inaugurato il riutilizzo della villa appartenuta a Bruno Iaria. L’occasione  è stata favorita dal passaggio della Carovana Internazionale Antimafie che quest’anno si muove dall’Italia all’estero sul tema “Periferie al centro”.

Cuorgné è stata la terza delle tappe piemontesi toccate dalla Carovana che si era già fermata su altri due beni confiscati: Cascina Graziella a Moncalvo d’Asti e il prestigioso Castello di Miasino in provincia di Novara.

Noi abbiamo preferito, in questa occasione, dare un’impronta un pò meno istituzionale e passare in modo concreto all’azione, dopo il lungo periodo di stallo seguito al 17 gennaio 2014, data in cui l’ex presidente dell’Agenzia Nazionale dei Beni Sequestrati e Confiscati dott. Caruso aveva consegnato l’immobile al Comune di Cuorgné. Sono stati infatti problemi di natura burocratica e di individuazione delle competenze istituzionali che ne hanno ritardato l’iter, fino ad arrivare al 23 agosto, data entro la quale l’ex proprietario doveva inviare comunicazione sulla destinazione dei mobili all’interno.

Quindi, ottemperata la burocrazia,  domenica mattina, aperti i cancelli,  la casa ci è apparsa completamente circondata e invasa dal verde che, dal momento della confisca, ha potuto crescere indisturbato e impossessarsi completamente dell’esterno.

Nonostante la pioggia battente di inizio mattina, gli amici di Libera (Presidi di Ivrea e San Giorgio), Associazione Mastropietro e Libera Piazza hanno imbracciato rastrelli e altri attrezzi per liberare in poco tempo l’ingresso e il perimetro della villa dalla foresta che ostruiva i passaggi.

Ai lavori si sono aggiunte le parole che hanno fatto da preziosa colonna sonora: così si sono susseguite le importanti e utili testimonianze del percorso dei carovanieri  Giovanni e Valeria che ci hanno ricordato che “i beni confiscati devono essere vissuti e riutilizzati per non rimanere monumenti”,  le testimonianze dei pensionati SPI-Cgil sui campi di lavoro di Isola di Capo Rizzuto e Polistena da cui emerge la volontà di un percorso di corresponsabilità comune, il Sindaco Beppe Pezzetto che ha sottolineato l’importanza “della formazione sulla legalità”.

Abbiamo ribadito la prima idea di riutilizzo sociale del bene, che consiste in un progetto di co-housing per contrastare l’emergenza abitativa, conseguenza della mancanza di lavoro, oltre alla possibilità di far convergere altri progetti provenienti dalla cittadinanza attiva del territorio.

Infine, Maria Josè Fava,  referente regionale di Libera Piemonte,  ha ricordato che i beni confiscati hanno 2 importanti significati: ci ricordano che le mafie esistono e si radicano nei territori dove trovano un tessuto favorevole perciò è nostra responsabilità rendere il territorio ostile, repellente, impermeabile agli interessi che portano le organizzazioni criminali. Ma ancora più importante è il secondo significato: riutilizzare un bene confiscato vuol dire che le mafie si possono sconfiggere.

I beni confiscati riutilizzati sono monumenti alla democrazia.

 Un grazie a tutti per aver condiviso con noi questo momento importante di trasformazione!!

La selva che si era impossessata dello spazio esterno sta ritornando ad essere un giardino… il primo passo di legalità a beneficio della comunità.

Presidio Luigi Ioculano

 

Venti Liberi in Canavese

Per noi del Presidio Luigi Ioculano di Cuorgné, quest’anno il 21 marzo durerà 3 giorni!

Per un territorio, il cui tessuto sociale è stato lacerato dalle infiltrazioni mafiose, il 2015 diventa un anno importante nella lotta alla mafie.

Dalla sentenza della Cassazione in merito al processo d’appello di Minotauro, è stato stabilito che la ‘ndrangheta in Canavese c’è, esiste, vive e continua a vivere inesorabilmente come società che offre servizi laddove i vuoti delle norme, la discrezionalità di certi attori e l’omertà della popolazione lo permettono. La ‘ndrangheta non è quindi una voce di corridoio che circola nelle coscienze dei canavesani dagli anni ‘70 ma per alcuni fa parte della propria indole.

Proprio per questa ragione è importante che ci sia a livello locale una presa di coscienza e un conseguente moto di forza opposta che ostacoli una mafiosità che in Canavese ha trovato casa. Un movimento che però non si fermi alla semplice “antimafia”, parola che nel corso degli anni è stata abusata proprio da chi la corruzione l’ha incrementata e non combattuta. Questa parola, come ripete spesso don Ciotti, ha perso il suo significato più profondo ed è diventata uno slogan da sfoggiare durante le campagne elettorali.

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Per questo diventa un dovere morale onorare tutte le persone che per questo ideale, fare antimafia nella sua concezione più genuina, sono morte per lasciarci un mondo senza corruzione e ingiustizia sociale: i vent’anni di Libera assumo ancora più valore simbolico. Diventa essenziale realizzare degli obiettivi che non siano dei punti di arrivo, ma un nuovo inizio, indirizzando tutte le energie sui giovani. Lavorare e impegnarsi ogni giorno affinchè la corresponsabilità sia di casa e che la giustizia sociale possa diventare un obiettivo concreto e non semplice utopia da salotto.

Per questo il 20 marzo insieme ai ragazzi del 25 Aprile e delle medie di Valperga e Cuorgnè celebreremo a Cuorgné la XX Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, leggendo la lunga lista aggiornata ormai a quasi 900 nomi: persone che nei valori della Costituzione hanno creduto e hanno sacrificato la propria esistenza, per un disegno di vita più grande, capace di contenere e tirare dietro a sé altre. Con la complicità dell’eclissi solare prevista per venerdì, allestiremo una installazione temporanea tratta dal tema della giornata “La verità illumina la giustizia”.

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Il 21 marzo, “Il Noi che Vince” raggiungerà l’Emilia Romagna con un pullman carico di energie che partirà da Cuorgnè, passando per Rivarolo.  Grideremo forte il nostro impegno alla lotta contro la criminalità organizzata e terremo alta la nostra voce che confluirà per le vie di Bologna.

Il 23 marzo ci sdoppieremo con due appuntamenti. Per celebrare a Rivarolo Canavese  la XX Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, dopo la lettura dei nomi delle vittime innocenti di mafia, che vedrà partecipi le scuole rivarolesi e le associazioni del territorio, è previsto l’allestimento di un pannello ispirato al motto che il 21 marzo accompagnerà noi di Libera a Bologna: “La Verità illumina la Giustizia”. Questo slogan fotografa uno spaccato della realtà giudiziaria italiana: troppi sono ancora i processi per cui si aspetta una vera giustizia, nascosta all’ombra di ambigui e raccapriccianti intrecci di potere. Come luogo per celebrare la mattinata abbiamo scelto la piazza “Falcone Borsellino”, un po’ nascosta nel nuovo skyline rivarolese, ma non per questo meno emblematica.

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La sera, invece, presso la Sala Consiliare del comune di Rivarolo Canavase, proietteremo per la prima volta dalla sua uscita Aspro(Pie)monte, il reportage di Giuseppe Legato, giornalista de LaStampa. Con i presenti, vorremmo riflettere sul radicamento mafioso all’interno della società civile e nelle amministrazioni del nostro territorio. Gli ospiti della serata saranno i sindaci di Leinì e di Rivarolo, i due comuni che nel 2012 furono sciolti per infiltrazione mafiosa: Gabriella Leone e Alberto Rostagno. A moderare la serata abbiamo chiamato il freelance Andrea Giambartolomei, che con il suo taccuino  ha seguito in prima persona l’inchiesta Minotauro.

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Presentazione campagna Misera Ladra e progetto bene confiscato

Sconfiggere la povertà con i beni confiscati?

A questa e a molte altre domande cercheremo si rispondere venerdì 13 marzo con Leopoldo Grosso.
Durante la serata si presenterà la campagna Miseria Ladra e il progetto del bene confiscato.

Una serata importante per il nostro percorso di avvicinamento alla XX Giornata della Memoria e dell’Impegno che quest’anno si svolgerà a Bologna.

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Legalità: la svolta giusta

Partito da Milano, precisamente dai cantieri dell’EXPO 2015, il tour della legalità organizzato dalla CGIL ha fatto tappa a Rivarolo Canavese nella giornata di lunedì. La scelta di Rivarolo, unica tappa piemontese del tour, è dovuta al recente passato della cittadina e al presente che vede nel Canavese il radicamento dell’ndrangheta. Il tour è arrivato in mattinata con il pulmino, simbolo della campagna, ma dato il maltempo il comune di Rivarolo che ha patrocinato la giornata ha ospitato l’evento in sala consigliare.

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La mattinata ha visto intervenire diversi sindaci della zona, dal “padrone” di casa Rostagno al sindaco di Cuorgnè concludendo con il vicesindaco di Feletto che ha raccontato delle minacce ricevute e della situazione di precaria legalità legata al suo comune. Le altre voci che si sono alternate al microfono avevano volti e impegno di diversi delegati e rappresentati della CGIL, dagli edili che hanno denunciato la situazione locale di precaria legalità in alcune aziende e di un sistema tutt’altro che pulito ancor più con il perdurare di questa crisi economica. Interventi che si sono susseguiti senza intoppi e che hanno dimostrato agli uditori come la rete che combatte ogni giorno le mafie sui nostri territori non sia solo composta da associazioni, politici e magistratura ma che anche il sindacato sia in prima linea. A più riprese ad esempio è stata citata la campagna della CGIL “Io riattivo il lavoro” che mira a riformare l’agenzia dei beni confiscati per permettere un riutilizzo più rapido e mirato delle aziende confiscate alle mafie. Un impegno che si è tradotto anche in proposta. Il presidio “Luigi Ioculano” è intervenuto portando il suo contributo parlando della nuova frontiera che la rete di Libera a livello nazionale e locale sta cercando di varcare: la creazione di un nuovo welfare che abbia al centro l’uomo. Dalla dignità del lavoro sottilineata parlando della campagna Miseria Ladra, passando ovviamente per i beni confiscati, vera nuova frontiera di un economia alternativa che può portare a nuovi orizzonti produttivi. Non poteva mancare un riferimento alle cooperative sociali, portato da Gigio Costanza, e all’importanza di queste per l’inserimento lavorativo di coloro che hanno più difficoltà.

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Un incontro che non è stato solamente teorico ma ha prodotto anche alcuni risvolti pratici. Un intervento in particolare ha colpito la platea: Luigi, delegato sindacale al Gigante, ha ricordato alla platea che a Rivarolo c’è una piazza intitolata a Falcone e Borsellino ma che purtroppo è dimenticata da tutti. Perchè non ridarle la dignità giusta, visto che oggi è solo un anonimo parcheggio?

Una proposta che ha trovato subito terreno fertile: è infatti maturata l’idea di fare la manifestazione del 21 marzo proprio in quella piazza, cercando di compiere alcune opere per riqualificare la piazza stessa. Memoria e impegno che si fondono in un unico percorso che vede la città di Rivarolo protagonista. Spunti che derivano da un incontro positivo, che ha portato alla luce una rete territoriale che si sta piano a piano formando tra attori sociali di diversa natura ma schierati dalla stessa parte.

 IL SERVIZIO DI RETE CANAVESE SULL’INIZIATIVA