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Ottava Udienza – Il Pentito che non c’è …

Inatteso colpo di scena durante la ottava udienza del Processo Minotauro. Alle 10,35 il giudice Paola Trovati , al rientro da una lunga Camera di Consiglio , comunica che è arrivato un fonogramma, attraverso il quale il Pentito Rocco Marando fa sapere  di non aver alcuna  intenzione di venire a testimoniare in aula in quanto ha in atto un “contenzioso economico”.

Tra lo sbigottimento generale, i giudici, affermando che è impossibile reperire il Maresciallo Messina per le controdeduzioni della difesa, rinvia il Processo all’ udienza dell’ 8 di Gennaio alle ore 9,15

Settima Udienza : Testimonianza del Maresciallo Giuseppe Messina – nucleo investigativo Carabinieri di Torino

Protagonista principale della Settima Udienza del Processo Minotauro , che è si è tenuta Lunedì 17 dicembre nell’aula bunker del carcere Lo Russo – Cotugno, è stato il Maresciallo Giuseppe Messina, facente parte del Reparto Operativo-nucleo investigativo del Comando Provinciale dei Carabinieri di Torino, tra i firmatari del l’informativa in cui è spiegata la struttura della ‘ndrangheta torinese, e da cui sono state creati i presupposti per l’ intera operazione Minotauro.

Concluse le operazioni preliminari, i giudici passano la parola al Pubblico Ministero che chiama al tavolo dei testi il  Maresciallo Giuseppe Messina.

La testimonianza del maresciallo, a differenza delle precedenti udienze, si avvarrà di mezzi audio-visivi per meglio esplicitare l’oggetto del suo intervento. In sala sono presenti diversi schermi dai quali sarà possibile osservare immagini, documentii e slide utili a motivare come, attraverso l’osservazione, l’ascolto e l’analisi successiva delle intercettazioni, si sia potuto risalire alla effettiva e strutturata presenza sul territorio delle locali più volte citate. In particolare, nella giornata di oggi si evidenzierà l’esistenza e l’operatività delle locali di Moncalieri, Chivasso e Siderno.

La prima domanda del PM è “Come è stato possibile definire la presenza di una locale a Moncalieri?”.

Il Maresciallo Messina sottolinea come in un primo momento sia stata determinante la collaborazione di Varacalli, in seguito alla quale sono state disposte le osservazioni e le intercettazioni. E’ in particolare nell’intercettazione di un colloquio tra Napoli Girolamo e Iaria Bruno che, parlando della locale di Moncalieri come esistente, ne elencano la formazione. In altre intercettazioni avvengono gli stessi riscontri. A ciò si aggiunge il lungo elenco delle relazioni di parentela all’interno della locale di Gioiosa per spiegare  la relazione tra GIORGIO FRANCESCO, capo della locale, e Gioiosa.

Sollecitato dall’avv. Della difesa Albanese, il maresciallo sottolinea come la locale si sia formata in seguito alla scissione della locale unica di Torino, alla fine degli anni ’80, ma non sa indicare con esattezza quando.

Vengono mostrate documentazioni fotografiche di funerali, incontri, riunioni per conferimento di doti che mostrano le relazioni fra le persone: il Maresciallo evidenzia in ogni immagine come in queste occasioni si formino dei gruppi, sempre delle stesse persone, che si appartano e parlano fra loro.

La Presidente domanda se si andava al funerale di persone originarie dello stesso paese, cioè se andavano al funerale di una persona solo perchè era dello stesso paese. Il Maresciallo dà risposta negativa.

Viene poi raccontato che durante una perquisizione a casa di Idotta viene trovato un libro denominato “il codice della ‘ndrangheta”. Tale libro non è reperibile tramite normali canali, cioè non è in vendita né ordinabile in libreria: va evidentemente ordinato presso le edizioni (Parallelo 38). All’interno del libro vengono rinvenuti dei fogli di appunti con la spiegazione su come si forma e di scioglie una SANTA (il gruppo di santisti che si riuniscono per fare una riunione): tale testo non è una copiatura del libro e neppure una sintesi. Riprende i concetti del libro, ma usa altre parole. Durente la medesima perquisizione vengono rinvenuti altri libri (questi invece sono normalmente reperibili in libreria): La Massoneria/Una storia massonica/Fratelli di sangue/Mafia export/’ndrangheta …
Viene individuata anche una rubrica telefonica con l’indicazione Moncalieri + un numero telefonico, che corrisponde a quello del Bar Smile, la cui titolare è la moglie di Ursino.

Come durante altre udienze alcuni avvocati della difesa hanno contestato a più riprese il fatto che il Maresciallo non si limiti a riferire i dati (numero dell’intercettazione, data e oggetto, protagonisti) ma si dilunghi sulle deduzioni degli investigatori. La Presidente, evidentemente seccata, ribadisce che le contestazioni sono le medesime opposte le volta precedenti e già discusse e risolte: le intercettazioni sono fonte di prova.

La disamina sulla locale di Moncalieri si conclude con queste parole del M.llo: “Moncalieri è una locale attivo che non ha mai cessato la sua attività, neanche per periodi. Capo era Daniele Rocco”.

Pubblico Ministero: “Ci sono elementi che rilevano la presenza di una locale di Siderno a Torino?”
Maresciallo Messina: “Varacalli ha parlato del Bar Italia di Torino come base della locale di Siderno. Poi le intercettazioni confermano questa versione. La locale è comandata da Catalano Giuseppe.” Dopodichè ne elenca gli esponenti fornendo anche in questo caso diverse osservazioni e intercettazioni ambientali e telefoniche.

Di nuovo si possono apprezzare le immagini sugli schermi che mostrano un raggruppamento di diverse persone facenti parte di diversi locali davanti al Bar Italia; nelle immagini si possono facilmente individuare nel gruppo anche l’ex sindaco di Rivarolo Canavese Bertot e il Segretario Battaglia. La deduzione è che ci siano persone che accompagnano il candidato alle europee Bertot a conoscere esponenti di diverse locali dell’interland torinese: cioè in questa occasione Bertot sarebbe stato presentato agli esponenti delle locali per raggiungere un accordo su uno scambio di voti contro una dilazione di pagamento di un debito di € 20.000.

In merito alla locale di Chivasso, di nuovo vengono citate le intercettazioni e osservazioni che provano l’esistenza della locale. Anche in questo caso la maggior parte delle intercettazioni provengono dall’automobile di Bruno Iaria.

Gli avvocati della difesa intervengono nuovamente e la Presidente dovrà di nuovo puntualizzare. Esorta la difesa a cambiare tono ed essere più gentile, a non continuare a interrompere e prega il Testimone laddove vi sia il sospetto di parole in codice/criptate, di stare attento a non riferire come dati di fatto le deduzioni del nucleo investigativo, ma di riportare l’intercettazione così come è.

Durante l’esame della locale di Chivasso il maresciallo si sofferma su una lite avvenuta nel Bar Italia tra Vavalà e Catalano, il primo esponente della locale di Chivasso mentre il secondo è il già citato capo locale di Siderno a Torino. In questa lite, oltre i toni sopra le righe tra i partecipanti, si ha un collegamento con la locale “madre” di Siderno e soprattutto il collegamento diretto tra la locale di Chivasso e la Calabria. In una intercettazione infatti Commisso, capo locale a Siderno, comunica a Catalano di aver parlato con un tal Tassone e di aver sistemato la faccenda. Rocco Tassone era il referente di Chivasso a Reggio ed è stato condannato durante il processo Crimine di Reggio Calabria.

L’udienza è stata poi sospesa per la pausa pranzo.

Al rientro dalla pausa, il maresciallo Messina racconta del conferimento di una dote a due affiliati della “locale” di Cuorgnè. Anche in questo caso l’ informazione arriva attraverso una intercettazione ambientale nella macchina di Bruno Iaria, che annuncia che presto sarebbe stata assegnata la dote di “trequartino” a Pino Giuseppe.

Il rito, dice il maresciallo Messina, si svolge a Prascorsano il 9 di Gennaio 2009. All’ incontro partecipano e vengono identificati alcuni affiliati tra i quali  : Iaria Bruno, Camarda Nicodemo, Iaria Bruno, Fazari Giuseppe,  Lucà Rocco, Callà Giuseppe, Gioffré Giuseppe, Trunfio Bruno, Trunfio Pasquale, Romeo Natale, Arena Cosimo, Raghiele Rocco, , Lombardo Cosimo, Catalano Giuseppe, D’Onofrio Francesco, Crea Adolfo, Scali Rodolfo, Giorgio Francesco, Giorgio Domenico, Racco Domenico, Idotta Giuseppe, Modafferi Stefano ed una persona che gli inquirenti non sono riusciti ad identificare.

A questo punto il maresciallo descrive minuziosamente lo svolgimento del rito, al quale partecipa anche Giuseppe Catalano, che risulta essere il più alto in grado e quindi prende il posto al centro del tavolo.

Al termine della cena, il discorso abbinato al brindisi viene tenuto da Giuseppe Catalano ( reponsabile della locale di Siderno a Torino ) , affiancato subito dopo dai  saluti e dai ringraziamenti di Romeo Natale ( a capo della locale d San Giusto Canavese )

L’ importo della cena, che risulta essere stato di 50 euro viene pagato da, “Nico” e “Cosimo” i due protagonisti principali della serata.

Dopo la richiesta di ulteriori dettagli, il giudice interrompe l’ udienza rimandando le controdeduzioni della difesa all’ udienza del giorno dopo.

I vostri TAPPI DI SUGHERO per Cascina Graziella

Prosegue la collaborazione tra il Presidio LIBERA “LUIGI IOCULANO” di Cuorgnè e la Sezione Soci e la Direzione dell’ Ipermercato COOP di Cuorgnè.

Nei giorni scorsi infatti , durante una breve cerimonia, i rappresentanti del Presidio LIBERA hanno consegnato alla direzione  dell’ Ipermercato un contenitore per la raccolta di tappi di sughero, che è stato posizionato in prossimità del Punto Soci COOP.

L’ inziativa si inserisce all’ interno della campagna dell’ Associazione LIBERA “Sughero per Cascina Graziella”.

Attraverso questa campagna , LIBERA si propone di raccogliere quanti più tappi di sughero possibile, che verranno utilizzati all’ interno di un “Progetto Etico” promosso dall’azienda Amorim Cork Italia, attiva nel mercato del sughero.

Il progetto consiste nella raccolta di sugheri usati, in particolare di tappi, che verranno poi venduti ad aziende del settore edile che li reinvestiranno nella realizzazione di malte speciali per la coibentazione dei muri.

L’ intero ricavato della raccolta organizzata da LIBERA, verrà utilizzato per la ristrutturazione di “Cascina Graziella”, un bene confiscato alla Mafia nel territorio di Moncalvo d’ Asti, all’ interno di un Progetto “Rinascita Donne” , a favore delle donne in situazione di marginalità e come centro di legalità e promozione sociale ed economica

Cascina Graziella era nota fino al 2008 come “casa del mafioso”, dopodichè, confiscata alla Mafia venne destinata, come prescrive la legge, per essere impiegata come opera di utilità sociale.

 

Il suo nome è legato a quello di Graziella Campagna, una ragazza di 17 anni che di mestiere faceva la lavandaia e che ebbe, come unica colpa, la sfortuna di trovare in una giacca un bigliettino che  identificava il  proprietario come il nipote latitante del boss locale della ‘ndrangheta.

Il Presidio “Luigi Ioculano” di Cuorgnè, sta cercando di estendere la raccolta di tappi nel territorio Alto Canavesano; tra le altre adesioni vi sono state quella della Vineria “Monsù Barbot” di Cuorgnè e della Biblioteca Comunale di Rivarolo Canavese dove a breve, in prossimità del neonato “Scaffale della Legalità”, verrà allestito un analogo contenitore per la raccolta.

Per informazioni sui punti di raccolta, o su come e a chi consegnare i tappi dove non siano presenti punti di raccolta,   potete contattare il Presidio , attraverso l’ indirizzo email : Presidiolibera.cuorgne@gmail.com

Avete già riempito il primo contenitore !!!

Sesta Udienza – Controinterrogatorio di Rocco Varacalli … gli avvocati difensori tentano di mettere in dubbio la sua attendibilità

Lunedì 26 novembre si è tenuta la sesta udienza del processo Minotauro in cui la difesa degli imputati ha potuto interrogare il testimone chiave Rocco Varacalli. Tutto il processo è stato contraddistinto da botta e risposta ferrati a cui non è possibile dare un filo logico. Gli avvocati cercano di dimostrare come Varacalli sappia che gli imputati sono affiliati, come ne è venuto a conoscenza, se parla per cognizione di causa o per sentito dire.

Varacalli ha dichiarato di essere stato “attivato” (affiliato) alla mafia nel 1994 , quando entrò a fare parte della locale di Natile di Careri. Il capo locale della locale di Torino collegata alla locale di Careri era Paolo Cufari. Varacalli dichiara che in quel momento conosceva solo 6 gradi: Capo locale, capo società, puntaiolo, mastro di giornata, picciotto di giornata.
Paolo Cufari era un operaio e vendeva arance. Varacalli dichiara che tutti gli ‘ndranghetisti compravano le arance da lui perché era un gesto simbolico per affermare la propria appartenenza alla ‘ndrangheta e il proprio rispetto verso il capo locale. Compra le arance perché Paolo Cufari glielo chiede. Varacalli non sa che prezzo avessero le arance e non sa dire se avessero un prezzo congruo perché sua moglie le comprava per lui, non sa inoltre se i soldi delle arance restano a Cufari o vanno ad altri.

A domanda Varacalli risponde che a lui non risulta che Paolo Cufari abbia mai dato ordini di commettere reati né a lui né agli altri affiliati.

Varacalli viene arrestato ed esce di galera nel 1997. All’uscita dal carcere scopre che a Torino non esiste più solamente una locale ma più locali come ad esempio la locale dei Magnis a Giaveno (i magnis sono siciliani. Varacalli dichiara: “ la ‘ndrangheta può affiliare tutti, anche i siciliani, gli americani, gli australiani…tutti”), la locale di Giuseppe Femia (Nichelino-Moncalieri), la locale di De Masi a Rivoli.

La difesa chiede a Varacalli come possa dimostrare che la locale di Rivoli fosse in mano a De Masi Giorgio e a quale Giorgio si riferisce. Varacalli risponde che gliel’hanno detto ad una festa tra ‘ndranghetisti il 20/12/2006 alla quale De Masi arriva accompagnato da due carabinieri. L’avvocato Romeo ricorda a Varacalli che in passato, durante un riconoscimento fotografico, Varacalli ha confuso Giorgio De Masi con un altro De Masi.

Cos’è il grado di santa? Varacalli spiega che il grado/la dote di santa è stato inserito nella ‘ndrangheta dalla massoneria. Vuol dire che chi ha la santa ha rapporti con la massoneria. Varacalli spiega che nel dirglielo i suoi parenti hanno violato le regole dell’ndrangheta. Per avere il grado di santa bisogna sporcarsi le mani di sangue: cioè non è necessario scalare tutti i gradi. Anche se da “picciotto” commetti un omicidio per conto della ‘ndrangheta, diventi santa. Un capo società deve avere la santa, deve essersi sporcato le mani di sangue.

A Torino esiste la provincia? Varacalli risponde che non sa se a Torino esiste.
Sei mai stato condannato per omicidio? Varacalli conferma di essere stato condannato per essere stato il mandante dell’omicidio Donà ma che lui rifiuta la condanna perché “si tratta di accuse false rivoltemi dal mio coimputato Leonardo Cotrona”.
Quante volte ha visto Giorgio De Masi? Varacalli conferma di averlo visto almeno due volte.

Come avviene la riattivazione nella ‘ndrangheta? Varacalli risponde che per per essere riattivato dopo essere stato arrestato devi portare i documenti dell’arresto, per dimostrare di non aver fatto infamità, di non aver fatto denunce. Chi è nella ‘ndrangheta non può fare denunce, è una regola. Varacalli spiega di essere stato riattivato da Paolo Cufari, capo della locale, al bar i Tre Scalini. Varacalli spiega che tra le regole degli ‘ndranghetisti c’è quella di non fare uso di stupefacenti né di vendere stupefacenti ai membri della ‘ndrangheta. Spiega inoltre di non aver rispettato questa regola perché, sebbene non l’abbia mai usata, ha procurato droga per consumo personale a Rocco Napoli (tossicodipendente) figlio di Saverio Napoli. “Saverio Napoli subentrò a Vincenzo Argirò (ndr. Agirò di professione metteva macchinette –caffè?/gioco d’azzardo?- in tutta Torino) come capo società. Lui non godeva di buona fama, ma gli permisero di accedere a quella carica perché mancavano le prove della sua infamità. Anche nella ndrangheta si fanno i processi. Se vuoi accusare qualcuno devi avere le prove”

Come ha conosciuto Patricò? “Io ero al ristorante Scacco Matto. Di solito mi venivano a trovare tanti amici. Quella zona la gestivo io. Viene Praticò con un mio cugino Salvatore Trimboli. Me lo presenta lui. Mi dice: siamo venuti a cercare una persona. Io per rispetto mi impegnai a cercarla, poi però mi arrestarono. Era il 2002 o 2003. Io sapevo che Praticò era ndranghetista dal cognato Domenico Nocera, che era detenuto con me. Praticò Benvenuto detto Domenico era santista”.

Come fa a sapere le doti degli altri affiliati se la ‘ndrangheta non lo prevede? “Ero uno che chiedeva le doti degli altri io, mi piaceva la ndrangheta. Per questo so le doti degli altri”.
Varacalli spiega inoltre che le riunioni delle locali si fanno ogni sabato sera. In quelle occasioni sono presenti “la minore” composta da picciotti e picciotti di giornata e “la maggiore”. “la minore” e “la maggiore” non si parlano tra loro. Le cariche all’interno dei due gruppi sono intercambiabili. Le informazioni tra un gruppo e l’altro passano attraverso il “Capo Giovane” che è colui che ha “la mezza”. La “mezza” è una dote che diventa una carica e chi ce l’ha diventa una specie di postino. Alle cene possono partecipare tutti ma chi è nella minore non può sapere i gradi di chi è nella maggiore.
Varacalli dichiara di aver saputo direttamente da Paolo Cufari che ci sono delle operazioni per cui non si deve chiedere il permesso alla Provincia (reggio Calabria), come ad esempio se si vuole uccidere un giudice.

Si può entrare nella ‘ndrangheta da minorenne? Si. Anche neonato. Battezzare un neonato alla ‘ndrangheta si dice “mezzo taglio di coda”
Si litiga tra ‘ndranghetisti? Si. Nel 2002 è dovuto arrivare Gresta dall’Australia per far terminare gli omicidi tra Torino e Reggio Calabria tra le famiglie Trimboli e Stefanelli.
L’interrogatorio da parte degli avvocati termina. E’ interessante notare che un avvocato dell’accusa è stato l’avvocato di Varacalli in un altro processo. Varacalli racconta come è riuscito ad avere una pena minore grazie ai consigli e alle indicazioni dell’avvocato.

Il giudice interroga Varacalli: cosa vuol dire essere nella ‘ndrangheta? Che benefici si hanno? Varacalli spiega che lui nella ‘ndrangheta ci è entrato da spacciatore e che in seguito è diventato picciotto e poi camorrista (8/11/2004). È stato nella maggiore solo pochi giorni perché poi è stato arrestato. Essere ‘ndranghetista vuole dire essere più rispettato, avere fiducia da parte degli altri ma anche avere più obblighi. Varacalli affiliato aveva possibilità di pagare la droga di meno e gli facevano credito perché sapevano che avrebbe pagato i suoi debiti. Quando Varacalli è stato arrestato non ha avuto favori dalla ‘ndrangheta perché, siccome spacciatore, aveva i soldi per pagare gli avvocati e per mantenere la famiglia. Ma nel caso di Portolesi Pietro invece Pasqualino Marando ha pagato l’avvocato e mantenuto la sua famiglia.

Il giudice chiede a Varacalli cosa si decide nelle riunioni, se si programmano azioni illecite. Varacalli risponde che le azioni illecite si programmano nella maggiore e che lui ne ha fatto parte per troppo poco tempo. Non ha mai sentito riunioni di programmazione.
Cosa vuol dire “attaccare i ferri”’? Vuol dire che uno da picciotto diventa camorrista o santa e che perciò ha fatto tutti i gradi previsti nella minore.

Ci sono prove che la ‘ndrangheta ha fatto affari a Torino? Alle olimpiadi del 2006 Varacalli dichiara che ha lavorato Agostini Ilario, contabile di Antonio Spagnolo. Aveva cantieri e trafficava droga. Con la droga pagava i dipendenti e versava gli assegni in banca (“lavavo i soldi”) … poi, per esempio – continua Varacalli –  con la droga pagava i dipendenti e in banca portava quelli puliti. Ma è un esempio perchè per me che ero picciotto è difficile portare esempi (ndr: di come entrano le imprese edili nella ‘ndrangheta).
Come si vince un appalto in modo irregolare? Non lo so.

Su queste domande si conclude l’ interrogatorio di Rocco varacalli ed il giudice rinvia tutti all’ udienza del 17 Dicembre.

Quinta udienza – Viene ascoltato il pentito Rocco VARACALLI

“La ndrangheta è un amore platonico, qualcosa che puoi pensare ma non toccare. Non è nulla, è solo una fantasia. Ed è cattiva e traditrice: non ha rispetto e non ha onore” . In questo modo Rocco Varacalli, il pentito dalle cui dichiarazioni è scaturita l’ operazione Minotauro ha definito l’ organizzazione criminale a cui è appartenuto fino al 2006,  durante l’ interrogatorio fiume che si è tenuto venerdi 23 Novembre presso l’ aula bunker del carcere Lo Russo – Cotugno.

Per meglio definire l’ aria che si respirava all’ interno dell’ aula bunker nell’ attesa della deposizione di Varacalli, occorre dire che all’ apertura dell’ udienza Il presidente della Corte, il giudice Paola Trovati ha raccomandato agli imputati e ai loro parenti di evitare qualsiasi tipo di commento durante tutte le fasi dell’ udienza e quando , dopo una battuta, probabilmente involontaria, di Varacalli sulla morte del giudice Bruno Caccia, dalle gabbie e dall’ area destinata ai  parenti si sono alzati dei mormorii e delle mezze risate, la Dott.ssa Trovati non ha esitato a smorzare sul nascere queste manifestazioni ricordando che quella era un’ aula di tribunale e non un cinema.

La deposizione del pentito Varacalli ha ripercorso tutta la sua militanza nella ‘ndrangheta, da quando sedicenne arrivò a Torino da Natile di Careri, per lavorare da muratore apprendista, salvo poi iniziare a spacciare droga perché come le diceva suo zio Pipicella,  “sporcarsi le mani con la calce” era meno redditizio.

Nella sua “carriera” all’ interno della “onorata società” , percorsa quasi sempre nel campo dello spaccio di droga, viene arrestato per ben sette volte e nella scala gerarchica della locale di appartenenza arriva ad essere “picciotto finalizzato”, quindi non un “boss”, ma un membro della “Società Minore”; ma nonostante questo , probabilmente perché ritenuto fidato raccoglie importanti confidenze anche da esponenti della Società Maggiore, quelle confidenze che ha iniziato a raccontare al Dott. Sparagna a partire dal 2006.

Nel raccontare la storia di quegli hanni Varacalli ha ricordato  che quando  è  stato attivato ( è stato affiliato ) a Torino, nel 1994, gli ‘ndranghetisti erano tutti uniti e c’era una locale sola, al cui vertice c’era Rocco Spera ( ‘U Zoppu ), un uomo anziano e zoppo” . Poi, ha spiegato,  negli anni si sono sviluppati diverse locali, riconosciute da San Luca, il cuore della ‘ndrangheta nella Locride.

Varacalli ha spiegato inoltre che  “Le locali non riconosciute si chiamano Bastarda e queste fanno gli stessi traffici della ‘ndrangheta, ma da soli senza fare capo a San Luca”.

Negli anni, ha proseguito il pentito,  si sono avvicendati ai vertici Paolo Cufari, Saverio Napoli, Enzo Argiro’, nominati a San Luca durante la festa di Polsi. Ogni settembre per la festa della beata vergine al santuario di Polsi, si svolge un summit degli ‘ndranghetisti in cui si decidono cariche e strategie. Una sorta di assemblea degli azionisti.

Durante la deposizione Varacalli ha fatto altre due importanti dichiarazioni , che se fossero opportunamente verificate potrebbero aprire nuovi fronti di indagine; ad una richiesta del giudice che domandava se esistessero differenze tra la ‘ndrangheta in Piemonte e quella della “casa-madre” calabrese Varacalli risponde : “A Torino è la stessa cosa che in Calabria, non cambia nulla. La ‘ndrangheta e’ fatta come un polipo. Nasce a San Luca , dove c’è il santuario di Polsi, ma poi ci sono i tentacoli  Oggi può essere più forte la testa in Calabria, domani può esserlo un singolo tentacolo, ad esempio Se a Torino nel 2006 ci sono state le Olimpiadi si è guadagnato di più che in una singola strada in Calabria “.

Viene poi fatto un breve accenno ai presunti rapporti tra la ‘ndrangheta e la massoneria, dice infatti Varacalli : ”I miei parenti e conoscenti mi dicevano che a livello della santa si ha a che fare con la massoneria.Non so altro, è già tanto che me l’hanno detto, hanno violato la regola”

Dopo aver ascoltato questa dichiarazione , il Presidente della Corte Paola Trovati, chiede a Varacalli se quando parla di massoneria si riferisce ad una sorta di Massoneria interna alla ‘ndrangheta .

Il pentito incalza dichiarando che il suo riferimento è alla massoneria quella vera e prosegue : ”la dote di santa è stata voluta non solo per essere riconosciuta dalla ‘ndrangheta ma anche dalla massoneria: chi ha la santa può avere rapporti con giudici, preti, professionisti, sindaci, e così via, che fanno parte della massoneria”.

Successivamente, a seguito della domanda se la locale di Natile di Careri fosse distaccata solo a Torino, lo stesso Varacalli ha parlato di una locale in Australia e di un’ altra presente ad Alessandria, e questo andrebbe in contrasto con la recente sentenza dell’ omologo Processo  Albachiara che ha visto assolti, in primo grado,  tutti gli imputati delle locali del Basso Piemonte , tra cui quella di Alessandria.

Varacalli ha poi motivato la sua dissociazione dalla ‘ndrangheta dicendo che si era pentito per i suoi figli e che si era sentito tradito dalla ‘ndrangheta in quanto, si era sentito abbandonato dagli uomini dell’ organizzazione in due occasioni importanti, a suo dire per invidia per il successo che aveva la sua attività di spaccio.

Dopo una meditazione di alcuni mesi trascorsi in cella, il 17 ottobre del 2006 scrive una lettera al P.M. Roberto Sparagna nella quale dice di voler collaborare e nella quale tra le altre cose scrive “”Ho venduto droga, non ho le mani sporche di sangue ma ho l’anima sporca per aver venduto morte e oggi lo ammetto. Oggi sono qui per collaborare perche’ non ci credo piu’ alla ‘ndrangheta”.

Questa decisione, racconta ancora Varacalli, lo ha allontanato dalla famiglia; prima dal fratello, poi, dopo un primo periodo di vicinanza, anche dalla moglie, che sotto la pressione dei parenti, si allontana dal luogo protetto dove viveva, portando con se anche i due figli di Varacalli.

Varacalli ha poi  raccontato alla Corte delle presunte offerte, ricevute per mezzo dei familiari, dalle ‘ndrine calabresi. Queste lo avrebbero contattato telefonicamente chiedendogli di sparire in cambio di un compenso economico, una sistemazione all’estero e l’immunità, proposte che gli sarebbero state poste nel periodo compreso tra lo scorso maggio e il 28 agosto, giorno in cui fuggì dal luogo protetto in cui si trovava agli arresti domiciliari per raggiungere Castellamonte, a Torino.

Qui era stato latitante, a casa dell’ex suocero, fino allo scorso 10 ottobre, quando i carabinieri lo avevano rintracciato e arrestato.

Durante la deposizione è emerso che al momento dell’arresto il pentito aveva addosso una lettera indirizzata al pm torinese Roberto Sparagna in cui confermava “di avere scelto di restare dalla parte della giustizia”.

Terminata l’ audizione da parte dei P.M. , il presidente della corte concede mezz’ora di pausa e autorizza il diritto di contro-interrogare il teste ad un solo avvocato della difesa che avrebbe dovuto ritornare in Calabria.

Tutti gli altri contro-interrogatori  vengono rinviati all’ udienza di Lunedi 26 Novembre.

Quarta Udienza – Depone il Maresciallo Salerno e viene ricostruita la struttura della 'Ndrangheta in Piemonte

Protagonista principale della Quarta Udienza del Processo Minotauro , che è si è tenuta Lunedì 19 Novembre nell’aula bunker del carcere Lo Russo – Cotugno, è stato il Maresciallo Salerno, facente parte del Reparto Operativo del Comando Provinciale dei Carabinieri di Torino, tra i firmatari del l’informativa in cui è spiegata la struttura della ‘ndrangheta torinese, e da cui sono state creati i presupposti per l’ intera operazione Minotauro.

Concluse le operazioni preliminari, i giudici passano la parola al Pubblico Ministero che chiama al tavolo dei testi il  Maresciallo Salerno.

Ciò che verrà enunciato durante le ore successive sarà il lungo elenco delle intercettazioni dalle quali si è risaliti a ricostruire la struttura e l’organizzazione delle locali presenti sul nostro territorio. L’intera seduta sarà incentrata solo su questo argomento, mentre viene precisato che nelle prossime udienze si affronteranno man mano tutti gli altri aspetti, sempre a partire dalle intercettazioni e dalle  osservazioni effettuate sul campo. Durante la precedente udienza, il Colonello Fozzi aveva fatto una  lunghissima disamina generale. Oggi Il Maresciallo Salerno va nel dettaglio delle indagini e delle intercettazioni.

Durante la prima parte della mattinata alcuni avvocati della difesa continueranno a interrompere contestando il fatto che il Maresciallo non si limiti a riferire i dati (numero dell’intercettazione, data e oggetto, protagonisti) ma si dilunghi sulle deduzioni degli investigatori. La Presidente esorta la difesa a non continuare a interrompere e prega il Testimone di continuare, in quanto le contestazioni sono le medesime opposte la volta precedente e già discusse e risolte in merito all’informativa e alle firme della stessa.

Interviene ancora la difesa pretendendo che il Maresciallo riferisca solo su intercettazioni e trascrizioni redatte da lui personalmente.

La Presidente chiede chiarimenti e prende la parola il PM il quale sottolinea che il Maresciallo e i militari addetti alle investigazioni hanno firmato le annotazioni e la conclusione dell’informativa del Colonello Fazzi, pertanto l’informativa è unitaria. A sua volta il Maresciallo Salerno specifica che l’informativa è redatta dai militari del nucleo operativo: se stesso oltre agli altri.

In ogni caso la cosa rischia di andare per le lunghe e più volte la Presidente della Corte Paola Trovati richiamerà Pubblico Ministero e Testimone a restare nel concreto e non riferire tutti i dettagli che la Corte avrà comunque modo di rileggere nelle trascrizioni, che dovrebbero essere completate all’inizio del nuovo anno e che finalmente potranno costituire dato di prova. Al momento sono agli atti, ma vanno considerate solo informative. Il ruolo del teste è di mettere in luce ciò che consente l’analisi, perchè la Corte leggerà da sé gli atti; quindi il Maresciallo viene esortato a riferire dati e numeri, non la rilettura delle intercettazioni alla luce delle deduzioni del nucleo investigativo.

Riferire nel dettaglio la lettura di ogni intercettazione è impossibile, perciò ci limiteremo a sintetizzare  ciò che è stato spiegato dal Maresciallo:

Le locali possono essere originarie o distaccate. In particolare si considera locale principale quella di S. Luca dove tutti i capi delle locali distaccate si incontrano tra il 2 e il 5 settembre. Le locali possono essere distaccate in tutta Italia e anche all’estero. Il distaccato ha relazione con l’originaria, ma opera solo sul suo territorio, rispondendo comunque alle direttive dell’originaria.

Per esempio nell’intercettazione n. 742 Iaria Bruno e Lombardo Cosimo parlano della direttiva ricevuta di “camminare con un altro piede” (cioè d’ora in poi di seguire Comiso Giuseppe detto ‘U Mastru).

Sono i responsabili della locale di Cuorgnè (in una intercettazione Bruno Iaria si definisce capo della locale di Cuorgnè) e Torino che tengono i rapporti con l’originaria.

Le comunicazioni ufficiali relative a una strategia da seguire vengono dette Ambasciate e non devono essere trasmesse via telefono né rintracciabili in alcun modo.

Il finanziamento viene detto Obolo.

Il conferimento dei gradi (la Dote) deve essere fatto con l’accordo del locale di origine: deve essere il primo a saperlo.

Nell’intercettazione n. 854 del 1997 Bruno Iaria racconta lo sviluppo dei fatti a Torino: vi era un locale unico e a seguito di contrasti tra i facenti parte, qualcuno inizia a distaccarsi. I vari referenti, a questo punto, devono dare conto” temporaneamente” a PROVINCIA e CRIMINE. E’ un passaggio temporaneo. Si creano poi dei locali distaccati e autonomi. Bruno Iaria dice : “quando ce ne siamo andati a Cuorgnè eravamo una ventina e ci siamo messi a disposizione di provincia e crimine.” Nell’intercettazione 19.944 tra i fratelli Calipari si ascolta “Tutti volevano comandare e gli hanno fermato il locale e poi autorizzati ad agire autonomamente”.

Il Maresciallo spiega le definizioni di:

PROVINCIA: probabile centro di riferimento, il cui referente è ‘U Mastru (Giuseppe Comiso). Organo composto da tre mandamenti (zone territoriali calabresi).

CRIMINE: termine utilizzato facendo riferimento a soggetti che svolgono ruoli decisionali e di coordinamento.

La Bastarda non risponde al Crimine, ma a quanto pare alla Società di Solano (Bagnara Calabra)

Intercettazione di Bruno Iaria: “esiste il crimine là sotto? E quindi bisogna rispettarlo”; e ancora: “il crimine ha mandato l’ambasciata”; oppure “Sapete cosa mi ha detto il crimine di là sotto?”. Intercettaz. n. 629 (sempre Iaria): “Comiso è arrivato là sotto e quello del crimine, Beppe Pelle…(figlio di Antonio Pelle, storico capo di ‘ndranghera di RC).

In alcune intercettazioni vengono citate chiaramente le seguenti locali:Cuorgnè, Volpiano, Chivasso, Moncalieri, Nichelino, Aosta, San Giusto, Rivoli. E’ probabile che ogni distaccata conti su una media di 40 persone (ma qui la Presidente interrompe il Maresciallo, che non va oltre).

Non risulta costituito un organo di controllo piemontese che unifichi le locali distaccate. Però risulta che “una camera di controllo andrebbe costituita”. Vengono fatti (sempre nelle intercettazioni) riferimenti a Ventimiglia o Genova dove probabilmente un organo di controllo è costituito. Allo stato dei fatti non risulta che in Piemonte sia stata formata la camera di controllo.

Per SOCIETA’ si intende un insieme di luoghi che fanno parte della ‘ndrangheta. Il Locale è formato da una Società Maggiore e da una Minore. Della Maggiore fanno parte persone che hanno un grado. Della Minore gli intergradi (per es. picciotto)

I GRADI: vengono detti DOTI.

Società maggiore (in ordine crescente, dal più basso):
DOTE DI VANGELO
DOTE DI TREQUARTINO
DOTE DI QUARTINO
DOTE DI PADRINO
DOTE DI CROCE

Società Minore:
PICCIOTTO
CAMORRISTA
CAMORRISTA DI SGARRO

L’insieme delle cariche di indica come BANCO

Le cariche possono girare, allora si dice “è cambiato il banco”. Tranne il capo locale che rimane sempre lo stesso a meno chè vi siano impedimenti.

Stando alle dichiarazioni di Rocco Varacalli ci sono diverse locali a Torino. Gli unici riferimenti alle locali di Torino si trovano nelle dichiarazioni di Varacalli e mai nelle intercettazioni.

Il controinterrogatorio del teste da parte degli avvocati della difesa si conclude alle 18,00 circa, per cui il Presidente del collegio giudicante comunica l’ annullamento dell’ udienza di domani 20 Novembre e rimanda tutti all’ udienza del 23 Novembre durante la quale la Procura interrogherà il pentito Rocco Varacalli.

"La mossa del riccio" di Davide Mattiello all' inaugurazione dello Scaffale della Legalità di Rivarolo Canavese

 

La Sala Consiliare di Rivarolo ha ospitato giovedì 8 novembre la presentazione del libro di Davide Mattiello “La mossa del riccio”.

La serata, promossa dalla Biblioteca Besso-Marcheis in collaborazione con il nostro presidio, è stata aperta dal Commissario del Comune di Rivarolo, Dott. Massimo Marchesiello con alcune sue riflessioni tratte proprio dal libro.

A incontrare l’autore, un folto pubblico eterogeneo che é rimasto affascinato dall’energia dirompente di Davide Mattiello che ha risposto alle domande con la sua consueta vivacità e incisività sottolineando l’importanza della legalità, della tutela della nostra Costituzione, all’interno della quale troviamo già le regole e le risposte per far funzionare uno stato secondo democrazia.

Quindi, l’importanza di essere cittadini attivi, che esercitano i propri diritti in modo democratico e che sono consapevoli del cambiamento necessario: “Abbiamo compreso l’orrore del potere e la sua necessità. Ecco perchè siamo come ricci: non troppo lontani dal morire di freddo, non così vicino da ferirci a morte. Faremo quel che c’è da fare, per governare con i mezzi di questa storia: Costituzione, Libertà, Uguaglianza, Democrazia, Repubblica”.

L’esperienza ultradecennale di Mattiello, sempre in prima linea dal volontariato alle associazioni, traspare dal vigore delle sue parole che arrivano come una ventata di aria fresca che purifica e da nuovo impulso ai pensieri.

La serata si é conclusa alla Biblioteca Besso-Marcheis per l’inaugurazione dello “Scaffale della legalità”, raccolta di documentazione varia e testi che hanno come temi comuni mafie e legalità.

L’iniziativa, già avviata nella biblioteca di Favria, si propone di costituire una rete con altre biblioteche del Canavese per sensibilizzare il pubblico a problemi che ci riguardano molto più da vicino di quello che pensiamo.

Terza Udienza Processo Minotauro – Si comincia a parlare dei rapporti con la politica

Protagonista principale della Terza Udienza del Processo Minotauro , che è si è tenuta Venerdi 2 Novembre nell’aula bunker del carcere Lo Russo – Cotugno, è stato il Tenente Colonnello Nicola Fozzi, Comandante del Reparto Operativo del Comando Provinciale dei Carabinieri di Torino, l’ uomo che ha firmato le 5570 pagine  in cui è spiegata la struttura della ‘ndrangheta torinese, e da cui sono state creati i presupposti per l’ intera operazione Minotauro.

La mattinata è iniziata con il solito appello di imputati ed avvocati; successivamente la Corte, dopo aver  rifiutato la richiesta di patteggiamento dell’imputato Nicola Macrina, respinge in blocco le eccezioni presentate dai difensori degli imputati.

Concluse  le operazioni preliminari, i giudici passano la parola alla Procura che chiama al tavolo dei testi il Tenente Colonnello Nicola Fozzi

L’ Ufficiale dei carabinieri inizia ricordando gli eventi da cui sono scaturite le indagini, partendo dal primo : “tutto è iniziato dall’omicidio dell’incensurato Giuseppe Donà, nella cui abitazione abbiamo sequestrato un chilo e mezzo di stupefacenti”. Prosegue poi con l’ inquadramento dei fatti  nel tempo

E’ il 2005 e in questo omicidio di droga e soldi spunta la figura di  Rocco Varacalli, di Natile di Careri, uno dei principali indiziati per l’ omicidio, che ad un certo punto decide di diventare collaboratore di giustizia.

Contemporaneamente alle rivelazioni di Varacalli , in Canavese vengono denunciate due estorsioni, apparentemente slegate tra di loro, una a Cuorgnè, ai danni di Gaetano Greco, un carrozziere della zona ed un’altra rilevata dai carabinieri di Venaria ai danni di Giorgio Vercelli un imprenditore di Caselle.

A seguito di analogie investigative questi tre filoni verranno unificati nell’ indagine denominata Minotauro.

Contestualmente a queste prime indagini vengono messe in atto le intercettazioni ambientali sulle macchine di Bruno Iaria, di Gioffrè e di altri indiziati, attraverso le quali vengono ricostruite le strutture della ‘ ndrangheta in Piemonte e vengono definiti ruoli e doti di ogni singolo futuro imputato.

Il teste si sofferma, sulla organizzazione interna delle ‘ndrangheta,  sulla sua diffusione nel territorio della Provincia di Torino  attraverso le locali di Cuorgnè, Chivasso, Moncalieri, Nichelino, Natile di Careri, Rivoli, Siderno, Volpiano e San Giusto Canavese; vengono inoltre indicate la presenza di una struttura denominata  “Crimine” e quella di una “bastarda”, una locale non ancora riconosciuta dalla “casa-madre” calabrese.

Sempre dalle intercettazioni dell’auto di Bruno Iaria, si apprende dell’ esistenza di una nuova struttura chiamata “Camera di Controllo”, una sorta di organo direttivo provinciale volto a garantire coordinamento e unità di intenti, tra le varie realtà dell’ rganizzazione, e attraverso il quale fosse possibile risolvere le numerose divergenze tra i personaggi delle diverse locali.

Vengono poi  indicati, nel dettaglio e citando le fonti di prova, i riti di affiliazione , i riti di conferimento delle doti, scoperti grazie al ritrovamento dei fogli contenenti le formule e le frasi sacre relativi ai riti stessi.

ll Tenente Colonnello nell’ arco di tutta la mattinata, indica, con un dettaglio estremo, le fonti di prova ( prevalentemente intercettazioni ambientali ) attraverso le quali è stato possibile trovare riscontri puntuali alle dichiarazioni del pentito Varacalli e alle altre indagini convenzionali .

La Corte, vista l’ ora decide di aggiornare l’ udienza al pomeriggio e comunica che non saranno ascoltati gli altri due funzionari di Polizia Giudiziaria previsti nel calendario degli interrogatori, ma che proseguirà l’ audizione del Tenente Colonnello dei carabinieri .

Nella prima parte dell’  audizione del pomeriggio il Colonnello Fozzi inizia a parlare dei rapporti tra gli indagati e la politica locale raccontando che Il 20 maggio del 2009 all’Hotel Verdina di Volpiano, avviene l’incontro tra appartenenti all’organizzazione e la famiglia Coral per assicurare il sostegno a Ivano Coral, candidato in provincia con il Pdl.

Successivamente il teste cita un altro episodio in cui l’ imputato Giuseppe Catalano chiamando  il nipote  gli chiede di incontrare “ancora” Claudia Porchietto, in quel momento candidata alla presidenza della Provincia, per definire delle questioni; da quell’ “ancora” viene dedotto che vi erano già stati altri incontri.

Viene poi citato il nome di Antonino Battaglia, l’ ex segretario comunale di Rivarolo, al quale, dalle indagini effettuate, viene attribuita la messa in atto di una trattativa con la ‘ndrangheta allo scopo di  reperire voti per Fabrizio Bertot, sindaco di Rivarolo, e candidato al parlamento europeo con il Pdl.

Risulterà poi che il Catalano stesso ebbe ad organizzare  un pranzo, a Torino, presso il Bar Italia, al quale parteciparono diversi appartenenti alla ‘ndrangheta, e durante il quale si parlò della possibilità di convogliare il pacchetto di voti in mano agli ndranghetisti in favore di Bertot.

Terminata l’ audizione , inizia il contro esame del teste da parte delle difese degli imputati che  hanno  cercato di mettere in difficoltà il tenente colonnello, riuscendoci alcune volte; in maniera specifica, mettendo in dubbio la comprensione del dialetto calabrese , o ponendo domande puntuali circa il funzionamento delle ndrine e delle locali.

Ad un certo punto, dopo una domanda pungente dell’ avvocato  Romeo e la titubanza del colonnello Fozzi scatta l’ applauso da stadio  tra i parenti degli imputati presenti in aula.

Il presidente della Corte, il giudice Paola Trovati ( sempre molto attenta a tenere in mano saldamente le sorti dell’ udienza ) , interviene con decisione ricordando a chi aveva applaudito  che : «Ci vuole rispetto. Qui non siamo a teatro. Ci sono delle persone detenute, non c’è proprio niente da applaudire».

Verso le 16,30, dopo una serie di altre “scaramucce” , i giudici concludono  un ‘ udienza in cui, per la prima volta si è visto in aula l’ ex sindaco di Leinì Nevio Coral accompagnato dal suo avvocato , e rimandano  tutti al 19 di Novembre, quando verranno ascoltati gli altri due funzionari di Polizia Giudiziaria che avrebbero dovuto essere sentiti durante l’  udienza odierna.

Riassunto seconda Udienza Processo Minotauro ( 26 Ottobre )

Venerdì 26 ottobre si è tenuta presso l’aula bunker del carcere Lorusso e Cutugno di Torino la seconda udienza del processo Minotauro.

Dopo l’appello, il Magistrato si è pronunciato rispetto alle richieste di costituzione di parte civile, tutte accettate, tranne quella del Comune di Leinì per un vizio processuale: all’udienza era presente un altro avvocato rispetto a chi aveva depositato la domanda di ammissione a parte civile, senza l’indispensabile delega.

La costituzione di Libera è stata accettata, in quanto la lotta alle mafie è nei suoi valori basilari, che sono stati ampiamente offesi, ed è stata accolta a “ragione della propria esistenza”. Rispetto agli altri Enti territoriali, la domanda è stata accolta in quanto gli avvenimenti sono successi sul loro territorio, “offesi” in quanto tali Enti sono competenti per “materia” e per “ territorialità” e lesi dunque dall’operato della ‘ndrangheta.

Successivamente il Magistrato si è espresso rispetto alla richiesta di trasferimento del processo in Calabria: tale richiesta è stata rifiutata perché:

–          La Bastarda (“particolarmente radicata nel territorio di Cuorgnè”…!) era un’organizzazione autonoma, non autorizzata dalle analoghe organizzazioni calabresi;

–          Tutti riconoscevano la supremazia del defunto Catalano Giuseppe, per cui aveva un proprio leader ed era autonoma;

–          Avevano a disposizione armi, denaro e quant’altro sul territorio piemontese…

–          Il Magistrato ha portato anche la motivazione che è un po’ come se tutti i processi per camorra allora dovrebbero celebrarsi a Napoli, per ‘ndrangheta a Reggio Calabria, per mafia a Palermo, e che ciò non ha proprio senso!

A questo punto l’avvocato di Macrì Nicola ha chiesto di separare il suo fascicolo dal resto del processo, in quanto intende chiedere il patteggiamento. Dopo un intervallo, tale richiesta è stata accolta, fissando già un’udienza per la discussione del suo caso.

La Procura ha fatto presente che ci sono ulteriori intercettazioni ambientali e che vorrebbe la trascrizione delle 4500 intercettazioni telefoniche ed ambientali. Il dibattito su questo punto è andato avanti a lungo, perché il Magistrato riteneva tale trascrizione una spesa non da poco e anche una perdita di tempo, visto che è sua volontà che il processo sia ragionevole in termine di durata temporale. Inoltre da più avvocati della difesa è venuto fuori che l’originale di queste intercettazioni è stato eliminato e che quindi non ci sono più le “prove”. La questione è stata risolta dicendo che le copie di tali conversazioni, essendo su supporto digitale, è un po’ come se fossero dei “cloni” e non delle copie, per cui sono più che accettabili ai fini del procedimento in corso.

Successivamente le parti della difesa , della Procura e delle parti civili hanno elencato che cosa avevano intenzione di sottoporre come prove a propria difesa e quelle incriminanti, per cui molti convocheranno testimoni che forniranno la loro deposizione, molti porteranno fatture, scontrini, contratti di lavoro e informazioni sul proprio patrimonio per provare la liceità di alcune delle loro entrate. Alcuni hanno citato a loro discolpa alcune sentenze, per es. Papotti chiama in causa la dissociazione di Catalano Giuseppe del marzo 2012 come prova a difesa e un altro avvocato di un tizio di Chivasso ha richiamato l’attenzione su una sentenza di aprile 2012 in cui il tizio risulta escluso da reati di mafia…

Il Comune di Volpiano è in possesso di giornali, riprese TV e simili per provare che Nevio Coral ha danneggiato l’immagine del Comune.

La prossima udienza si terrà il 2/11 alle h.9.15, udienza nella quale si cominceranno a sentire 3 colonnelli di Torino in merito all’attività investigativa svolta.