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Beni confiscati: la bella storia di Villareggia

Nella giornata del 8 ottobre siamo stati invitati dall’amministrazione di Villareggia all’inaugurazione della biblioteca comunale e di un complesso di 6 alloggi destinati ad un riutilizzo sociale.

L’amministrazione comunale è riuscita a riutilizzare dunque sia a scopi istituzionali che sociali un complesso costruito con i soldi del narcotraffico. I beni infatti sono stati confiscati a Ilario D’Agostino e Francesco Cardillo, rispettivamente zio e nipote, all’interno dell’operazione Pioneer che riguardava un vasto giro di riciclaggio tra la Val di Susa, Torino e alcuni comuni del torinese tra cui il comune in cui ci troviamo.

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Villareggia, piccolo centro di appena 1000 abitanti, si è preparato a festa per l’inaugurazione. Al nostro arrivo abbiamo trovato il cortile delle villette pieno di abitanti e bambini delle scuole pronti a scrivere un pezzo di storia del piccolo paesino. La giornata è iniziata con un discorso del giovane sindaco Fabrizio Salono che ha ricordato l’importanza della legge 109/96 che ha permesso a Villareggia di avere una nuova sede per la biblioteca. Dopo è arrivato il turno di Don Alberto Carlevato che ha benedetto la biblioteca e ha portato i saluti dell’associazione Silenziosi Operai della Croce ONLUS che ha avuto in comodato d’uso gli altri sei alloggi confiscati che saranno messi a disposizione del centro di recupero del Trompone.

La festa è continuata con uno spettacolo organizzato dalle maestre delle scuole elementari che ha portato in scena con una lettura recitata il libro di Marco Rizzo “La mafia spiegata ai bambini”. Così tra scarafaggi e dottori minacciati i ragazzi hanno raccontato ai loro genitori e amici le basi della mafia. Un momento molto sentito è avvenuto alla conclusione dello spettacolo quando i giovani hanno ricapitolato le parole cattive che erano presenti nel testo – quelle che si riferivano alle dinamiche mafiose – scrivendole su dei fogli di carte per poi calpestarle di fronte al pubblico con la partecipazione di sindaco e consiglieri.

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In seguito dai giovani ai meno giovani si sono messi in ascolto dell’intervento del nostro presidio che ha raccontato la storia di Libera, la nascita della 109/96 e in conclusione ha descritto la situazione locale a Villareggia, la storia dell’Operazione Pioneer e la figura di D’Agostino.

A conclusione dell’intervento abbiamo aggiunto la parola MEMORIA al grande albero con le parole buone che i ragazzi hanno preparato per ricordare la giornata.

Una giornata all’insegna della partecipazione e dell’impegno in un piccolo comune che la mafia ha toccato da vicino la mafia e che ha deciso di rispondere ‘PRESENTE’ di fronte all’opportunità del riutilizzo dei beni confiscati. Un presente che si è già declinato in un invito a partecipare al prossimo 21 Marzo e, per le scuole, essere informate delle iniziative del coordinamento di Ivrea e Canavese.

Una giornata all’insegna della partecipazione e dell’impegno in un piccolo comune che la mafia ha toccato da vicino e che ha deciso di rispondere ‘PRESENTE’ di fronte all’opportunità del riutilizzo dei beni confiscati.

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Ora è cosa nostra

“Ora è cosa nostra”, con queste parole la referente regionale Maria Josè Fava ha inaugurato il riutilizzo della villa appartenuta a Bruno Iaria. L’occasione  è stata favorita dal passaggio della Carovana Internazionale Antimafie che quest’anno si muove dall’Italia all’estero sul tema “Periferie al centro”.

Cuorgné è stata la terza delle tappe piemontesi toccate dalla Carovana che si era già fermata su altri due beni confiscati: Cascina Graziella a Moncalvo d’Asti e il prestigioso Castello di Miasino in provincia di Novara.

Noi abbiamo preferito, in questa occasione, dare un’impronta un pò meno istituzionale e passare in modo concreto all’azione, dopo il lungo periodo di stallo seguito al 17 gennaio 2014, data in cui l’ex presidente dell’Agenzia Nazionale dei Beni Sequestrati e Confiscati dott. Caruso aveva consegnato l’immobile al Comune di Cuorgné. Sono stati infatti problemi di natura burocratica e di individuazione delle competenze istituzionali che ne hanno ritardato l’iter, fino ad arrivare al 23 agosto, data entro la quale l’ex proprietario doveva inviare comunicazione sulla destinazione dei mobili all’interno.

Quindi, ottemperata la burocrazia,  domenica mattina, aperti i cancelli,  la casa ci è apparsa completamente circondata e invasa dal verde che, dal momento della confisca, ha potuto crescere indisturbato e impossessarsi completamente dell’esterno.

Nonostante la pioggia battente di inizio mattina, gli amici di Libera (Presidi di Ivrea e San Giorgio), Associazione Mastropietro e Libera Piazza hanno imbracciato rastrelli e altri attrezzi per liberare in poco tempo l’ingresso e il perimetro della villa dalla foresta che ostruiva i passaggi.

Ai lavori si sono aggiunte le parole che hanno fatto da preziosa colonna sonora: così si sono susseguite le importanti e utili testimonianze del percorso dei carovanieri  Giovanni e Valeria che ci hanno ricordato che “i beni confiscati devono essere vissuti e riutilizzati per non rimanere monumenti”,  le testimonianze dei pensionati SPI-Cgil sui campi di lavoro di Isola di Capo Rizzuto e Polistena da cui emerge la volontà di un percorso di corresponsabilità comune, il Sindaco Beppe Pezzetto che ha sottolineato l’importanza “della formazione sulla legalità”.

Abbiamo ribadito la prima idea di riutilizzo sociale del bene, che consiste in un progetto di co-housing per contrastare l’emergenza abitativa, conseguenza della mancanza di lavoro, oltre alla possibilità di far convergere altri progetti provenienti dalla cittadinanza attiva del territorio.

Infine, Maria Josè Fava,  referente regionale di Libera Piemonte,  ha ricordato che i beni confiscati hanno 2 importanti significati: ci ricordano che le mafie esistono e si radicano nei territori dove trovano un tessuto favorevole perciò è nostra responsabilità rendere il territorio ostile, repellente, impermeabile agli interessi che portano le organizzazioni criminali. Ma ancora più importante è il secondo significato: riutilizzare un bene confiscato vuol dire che le mafie si possono sconfiggere.

I beni confiscati riutilizzati sono monumenti alla democrazia.

 Un grazie a tutti per aver condiviso con noi questo momento importante di trasformazione!!

La selva che si era impossessata dello spazio esterno sta ritornando ad essere un giardino… il primo passo di legalità a beneficio della comunità.

Presidio Luigi Ioculano

 

Legalità: la svolta giusta

Partito da Milano, precisamente dai cantieri dell’EXPO 2015, il tour della legalità organizzato dalla CGIL ha fatto tappa a Rivarolo Canavese nella giornata di lunedì. La scelta di Rivarolo, unica tappa piemontese del tour, è dovuta al recente passato della cittadina e al presente che vede nel Canavese il radicamento dell’ndrangheta. Il tour è arrivato in mattinata con il pulmino, simbolo della campagna, ma dato il maltempo il comune di Rivarolo che ha patrocinato la giornata ha ospitato l’evento in sala consigliare.

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La mattinata ha visto intervenire diversi sindaci della zona, dal “padrone” di casa Rostagno al sindaco di Cuorgnè concludendo con il vicesindaco di Feletto che ha raccontato delle minacce ricevute e della situazione di precaria legalità legata al suo comune. Le altre voci che si sono alternate al microfono avevano volti e impegno di diversi delegati e rappresentati della CGIL, dagli edili che hanno denunciato la situazione locale di precaria legalità in alcune aziende e di un sistema tutt’altro che pulito ancor più con il perdurare di questa crisi economica. Interventi che si sono susseguiti senza intoppi e che hanno dimostrato agli uditori come la rete che combatte ogni giorno le mafie sui nostri territori non sia solo composta da associazioni, politici e magistratura ma che anche il sindacato sia in prima linea. A più riprese ad esempio è stata citata la campagna della CGIL “Io riattivo il lavoro” che mira a riformare l’agenzia dei beni confiscati per permettere un riutilizzo più rapido e mirato delle aziende confiscate alle mafie. Un impegno che si è tradotto anche in proposta. Il presidio “Luigi Ioculano” è intervenuto portando il suo contributo parlando della nuova frontiera che la rete di Libera a livello nazionale e locale sta cercando di varcare: la creazione di un nuovo welfare che abbia al centro l’uomo. Dalla dignità del lavoro sottilineata parlando della campagna Miseria Ladra, passando ovviamente per i beni confiscati, vera nuova frontiera di un economia alternativa che può portare a nuovi orizzonti produttivi. Non poteva mancare un riferimento alle cooperative sociali, portato da Gigio Costanza, e all’importanza di queste per l’inserimento lavorativo di coloro che hanno più difficoltà.

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Un incontro che non è stato solamente teorico ma ha prodotto anche alcuni risvolti pratici. Un intervento in particolare ha colpito la platea: Luigi, delegato sindacale al Gigante, ha ricordato alla platea che a Rivarolo c’è una piazza intitolata a Falcone e Borsellino ma che purtroppo è dimenticata da tutti. Perchè non ridarle la dignità giusta, visto che oggi è solo un anonimo parcheggio?

Una proposta che ha trovato subito terreno fertile: è infatti maturata l’idea di fare la manifestazione del 21 marzo proprio in quella piazza, cercando di compiere alcune opere per riqualificare la piazza stessa. Memoria e impegno che si fondono in un unico percorso che vede la città di Rivarolo protagonista. Spunti che derivano da un incontro positivo, che ha portato alla luce una rete territoriale che si sta piano a piano formando tra attori sociali di diversa natura ma schierati dalla stessa parte.

 IL SERVIZIO DI RETE CANAVESE SULL’INIZIATIVA

Dal bene confiscato al bene comune: la villa confiscata a Bruno Iaria passa al comune di Cuorgnè

 Si è tenuta nel pomeriggio di venerdì 17 in comune a Cuorgnè la consegna da parte dell’Agenzia dei beni confiscati della villa confiscata a Bruno Iaria al comune di Cuorgnè. A presenziare al passaggio di consegne c’era il prefetto Caruso che ha gestito la consegna in prima persona visti gli avvertimenti di dubbia matrice rivolti al comune alcuni mesi fa.

Il prefetto infatti durante il suo intervento ha voluto sottolineare come siano centinaia le occasioni alle quali l’agenzia destina dei beni confiscati, ma la sua presenza a Cuorgnè è stata determinata dalla lettura degli strani episodi avvenuti in concomitanza a provvedimenti presi dall’amministrazione verso la villa. In particolare si parla del fucile giocattolo incastrato tra le porte del comune e la busta con i proiettili indirizzata al sindaco e al capo dei vigili urbani. “Sono qua per testimoniare la vicinanza dello Stato e per provare che, quando si fa squadra tra le istituzioni, il risultato non può che essere positivo”. Il prefetto ha poi fatto una panoramica sull’attuale processo di confisca e destinazione dei beni in Italia e ha parlato delle infiltrazioni criminali e di come la grande liquidità delle mafie riesca a comprare aziende, anche attraverso vie legali, in tutto il mondo. Presente in sala anche il commissario prefettizio di Rivarolo Canavese, dottor Losa, che è intervenuto parlando di come la commissione si sia subito mobilitata per collaborare con il sindaco di Cuorgnè per poter fronteggiare i postumi dell’operazione Minotauro.DSC_0032

Il sindaco Pezzetto nel suo intervento ha reso noto che il bene confiscato verrà riutilizzato con una finalità sociale grazie a Libera e all’associazione Mastropietro con un progetto già approvato dall’Agenzia stessa. Il progetto che è stato individuato è quello di “Un tetto per tutti” che l’associazione Mastropietro ha attivato da un paio di anni sul territorio.

Il progetto, in accordo col Ciss 38, è finalizzato a rispondere all’emergenza abitativa per periodi di sei mesi. Ad oggi due alloggi della Mastropietro sono già attivati per accoglienza temporanea al fine di sostenere persone o nuclei familiari in situazioni di grave disagio sociale mentre un altro appartamento è destinato a convivenze in autonomia offerte a persone con residuo, o discreto grado di autonomia, ma che necessitano di diversificati monitoraggi o tutele. Attualmente il progetto sta già dimostrando la sua efficenza in quanto nei tre immobili sono presenti una decina di persone.

Presenti oltre alle istituzioni anche rappresentanti del  presidio Libera di Cuorgné “Luigi Ioculano” e dell’associazione Mastropietro che hanno sottolineato come il bene confiscato sarà un bene comune, un bene di tutta la cittadinanza. Le due associazioni hanno chiesto una profonda collaborazione con le istituzioni del territorio perchè la volonta di rispondere alla criminalità organizzata con un progetto così importante deve andare di pari passo ad una consapevolezza della cittadanza del problema e di come, attraverso il riutilizzo sociale di un bene che prima apparteneva alla criminalità organizzata, abbia una ricaduta positiva su tutta la collettività. Si è inoltre sottolineato che nel progetto di riutilizzo c’è spazio anche per altre associazioni che operano nel sociale e che hanno bisogno di un luogo per far confluire la propria attività.

Il pomeriggio si è concluso con la tanto attesa firma da parte del Prefetto Caruso e del Sindaco Pezzetto che hanno così sottoscritto ufficialmente il passaggio della villa di Bruno Iaria in località Cascinette al patrimonio indisponibile del Comune di Cuorgnè.

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