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Verifica piattaforma L6 Rivarolo Canavese

Nel 2014, in occasione delle elezioni Comunali a Rivarolo Canavese, decidemmo di sottoporre ai candidati Sindaco una piattaforma di proposte denominata “L6”  pensata come stimolo alla futura amministrazione sul tema delle mafie, in una città che usciva da un commissariamento per condizionamenti mafiosi nella macchina comunale.

L6 fu sottoscritta da 4 dei 5 candidati a sindaco di quella tornata elettorale; Martino Zucco Chinà della lista Riparolium decise di non sottoscriverla.

A conclusione del mandato di Alberto Rostagno, che ha governato nei 5 anni, abbiamo verificato la piattaforma punto per punto, riportando lo stato attuale dei punti ottemperati o meno.

Nella maggior parte dei casi, siamo riusciti a verificarli; dove, invece, non siamo stati in grado di reperire informazioni, lo abbiamo scritto.

Clicca sull’immagine per poter visualizzare la verifica o segui il link:  Verifica L6


Beni confiscati: la bella storia di Villareggia

Nella giornata del 8 ottobre siamo stati invitati dall’amministrazione di Villareggia all’inaugurazione della biblioteca comunale e di un complesso di 6 alloggi destinati ad un riutilizzo sociale.

L’amministrazione comunale è riuscita a riutilizzare dunque sia a scopi istituzionali che sociali un complesso costruito con i soldi del narcotraffico. I beni infatti sono stati confiscati a Ilario D’Agostino e Francesco Cardillo, rispettivamente zio e nipote, all’interno dell’operazione Pioneer che riguardava un vasto giro di riciclaggio tra la Val di Susa, Torino e alcuni comuni del torinese tra cui il comune in cui ci troviamo.

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Villareggia, piccolo centro di appena 1000 abitanti, si è preparato a festa per l’inaugurazione. Al nostro arrivo abbiamo trovato il cortile delle villette pieno di abitanti e bambini delle scuole pronti a scrivere un pezzo di storia del piccolo paesino. La giornata è iniziata con un discorso del giovane sindaco Fabrizio Salono che ha ricordato l’importanza della legge 109/96 che ha permesso a Villareggia di avere una nuova sede per la biblioteca. Dopo è arrivato il turno di Don Alberto Carlevato che ha benedetto la biblioteca e ha portato i saluti dell’associazione Silenziosi Operai della Croce ONLUS che ha avuto in comodato d’uso gli altri sei alloggi confiscati che saranno messi a disposizione del centro di recupero del Trompone.

La festa è continuata con uno spettacolo organizzato dalle maestre delle scuole elementari che ha portato in scena con una lettura recitata il libro di Marco Rizzo “La mafia spiegata ai bambini”. Così tra scarafaggi e dottori minacciati i ragazzi hanno raccontato ai loro genitori e amici le basi della mafia. Un momento molto sentito è avvenuto alla conclusione dello spettacolo quando i giovani hanno ricapitolato le parole cattive che erano presenti nel testo – quelle che si riferivano alle dinamiche mafiose – scrivendole su dei fogli di carte per poi calpestarle di fronte al pubblico con la partecipazione di sindaco e consiglieri.

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In seguito dai giovani ai meno giovani si sono messi in ascolto dell’intervento del nostro presidio che ha raccontato la storia di Libera, la nascita della 109/96 e in conclusione ha descritto la situazione locale a Villareggia, la storia dell’Operazione Pioneer e la figura di D’Agostino.

A conclusione dell’intervento abbiamo aggiunto la parola MEMORIA al grande albero con le parole buone che i ragazzi hanno preparato per ricordare la giornata.

Una giornata all’insegna della partecipazione e dell’impegno in un piccolo comune che la mafia ha toccato da vicino la mafia e che ha deciso di rispondere ‘PRESENTE’ di fronte all’opportunità del riutilizzo dei beni confiscati. Un presente che si è già declinato in un invito a partecipare al prossimo 21 Marzo e, per le scuole, essere informate delle iniziative del coordinamento di Ivrea e Canavese.

Una giornata all’insegna della partecipazione e dell’impegno in un piccolo comune che la mafia ha toccato da vicino e che ha deciso di rispondere ‘PRESENTE’ di fronte all’opportunità del riutilizzo dei beni confiscati.

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La Mafia in Canavese esiste

È di questi giorni la notizia riportata da alcuni giornali riguardo l’iniziativa da parte dell’ex sindaco Fabrizio Bertot, di tappezzare il comune di Rivarolo Canavese con 600 manifesti che riportano le seguenti affermazioni:

«Rivarolo non doveva essere commissariata. Per l’ex ministro Cancellieri è stato facile combattere la mafia… dove non c’è, non c’è stata e, per quel che mi riguarda, non ci sarà mai! Si chieda scusa a Rivarolo»

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In Canavese la mafia esiste, così come emerso chiaramente dalla sentenza del processo Minotauro. A Rivarolo, come nel resto del Canavese l’influenza mafiosa è ancora presente e continua a tessere i suoi interessi. Essere ciechi o mettersi i paraocchi non serve a nulla. Non è rinnegando la sua esistenza che possiamo combatterla. Non è utile alla comunità parlare di mafia riducendo questo problema a una questione di immagine del territorio. Così facendo si continuerebbe a offrire ai mafiosi l’opportunità di continuare indisturbati a compiere i propri traffici danneggiando la nostra economia.
Utile è invece cercare di individuare i punti di debolezza della mafia. In Canavese la mafia ha una chiara connotazione: ‘ndrangheta, ed è presente fin dagli anni ’70 per arrivare oggi ad essere radicata nel territorio.

 

 

La normativa sullo scioglimento delle amministrazioni locali per infiltrazione e condizionamento mafioso è un provvedimento che ha valenza preventiva. Non spetta a questa normativa individuare le responsabilità morali e soprattutto penali dei vari soggetti dell’amministrazione comunale coinvolti, per quello esiste la magistratura. Un comune, in ogni parte dell’Italia sia al nord come al sud, viene sciolto per mafia perché viene valutata la sua capacità di resistere alle pressioni dei gruppi mafiosi che operano in quel territorio. È la resistenza di quell’amministrazione nel suo complesso ad essere quindi valutata. Non è intenzione della normativa ledere l’immagine della comunità ma anzi è un suo strumento di autotutela.
A Rivarolo come nel resto del Canavese la ‘ndrangheta c’è, anche se non si presenta con coppola in testa e accento meridionale. Se nessuno è mafioso allora la mafia non esiste, invece in Canavese, e anche a Rivarolo, soggetti mafiosi esterni alla comunità sono riusciti a penetrare nella società e nella sua economia, e ci sono riusciti non per magia ma grazie al fatto di essere stati in grado di trarre beneficio da alcune relazioni con individui canavesani. L’opportunismo non è penalmente sanzionabile ma è una grave colpa sul piano politico e morale.

Il Procuratore Capo Giancarlo Caselli ha affermato a proposito del processo Minotauro che “La mafia c’è perché c’è mercato per i suoi servizi”.

Crediamo dunque sia importante l’intervento dello Stato per aver interrotto questi legami e di aver acceso in Canavese un faro che ha fatto luce sul radicamento della ‘ndrangheta in queste terre. Ci teniamo a sottolineare che comunque non tutto ciò che è accaduto negli anni può essere inserito in un processo e dunque non si può chiudere la questione “mafie in Canavese” solamente riferendosi a Minotauro. Sappiamo bene quanto la presenza delle organizzazioni criminali continui a opprimere l’economia del nostro territorio e di quanta strada ci sia ancora da percorrere per rendere il più chiaro possibile questo fenomeno ai cittadini, soprattutto per il modo subdolo con cui si manifesta.

Come Presidio territoriale di Libera dunque crediamo sia importante che tutte le forze politiche, che vogliano incidere efficacemente nella lotta contro la mafia, debbano avere un atteggiamento vigile e tenere alta la guardia. Chiunque sa parlare di mafia. Ma la differenza sta nel come se ne parla e se ne discute. È importante distinguere e problematizzare ma senza lasciare spazio a risposte e soluzioni semplicistiche.

Al fine di garantire a tutti la libertà da ogni condizionamento mafioso, come cittadini crediamo che il commissariamento non debba essere letto come un’imposizione dall’alto ma come un’opportunità per i cittadini di migliorare il proprio spirito civico al fine di curare meglio la cosa pubblica. Perché la lotta alla mafia non è imputabile solo allo Stato e ai suoi rappresentanti ma deve partire anche dal basso attraverso l’impegno di tutti i cittadini

QUI IL COMUNICATO DI LIBERA PIEMONTE

Luigi Ioculano: 17 anni dopo, la tua memoria, il nostro impegno

Sono passati 17 anni da quella mattina a Gioia Tauro. Quattro colpi di pistola. Così morì Luigi Ioculano, medico di Gioia Tauro al quale tre anni fa abbiamo deciso di dedicare il nostro presidio. Un medico delle anime, come più volte ci ha ricordato sua figlia Ilaria, un cittadino onesto e con la schiena dritta, ucciso dall’ndrangheta perché non si voleva piegare al giogo mafioso e continuava a denunciare con la sua penna la mafiosità del suo paese.
Lo ricordiamo ogni volta che indossiamo la maglia di Libera ed ogni volta che facciamo qualche iniziativa, la sua memoria e il suo esempio continuano a camminare sulle nostre gambe. C’è un altro filo che oggi unisce la condivisione della memoria da sud a nord ed è rappresentato dalla musica. Siamo felici di pubblicare il testo di Mimmo, nipote di Luigi, della canzone composta in suo ricordo.
Con queste parole ci facciamo forza, guardiamo in avanti e cerchiamo le orme di Luigi per poterle seguire ancora per molto tempo.
Grazie Gigi: ora il tuo impegno è il nostro impegno.
Cambiato di Mimmo Muratori
“Questa vita mi ha cambiato,
mi ha reso un sanguinario,
io non bestemmio te
ma il dio uomo che…
Questa vita mi ha cambiato,
mi ha reso un sanguinario,
io non bestemmio te
ma il dio uomo che
decide dei se…
E c’è un grande prato verde,
dove crescono speranze
che si chiamano ragazzi
(che si chiamano),
tutto il tempo che ho perduto
chi me lo darà?
Sarà un giorno che
si ricomincerà?
E davanti al corpo spento,
io spengo le speranze
e davanti al corpo vuoto,
vuoto anch’io
Spesso penso che morire,
sia per tutti cosa uguale
ma davanti al corpo vuoto,
vuoto anch’io
mi sento…
E c’è un grande prato verde,
dove crescono speranze
che si chiamano ragazzi
(che si chiamano),
tutto il tempo che ho perduto
chi me lo darà?
Sarà un giorno che
si ricomincerà?
E si udì lo sparo anche molto fuori,
quello sparo che bloccò tutti i nostri cuori,
uno sparo che scuota le nostre coscienze
e che blocchi in tempo
silenzi e violenze,
silenzi e violenze,
silenzi e violenze,
silenzi e violenze.”

Venti Liberi in Canavese

Per noi del Presidio Luigi Ioculano di Cuorgné, quest’anno il 21 marzo durerà 3 giorni!

Per un territorio, il cui tessuto sociale è stato lacerato dalle infiltrazioni mafiose, il 2015 diventa un anno importante nella lotta alla mafie.

Dalla sentenza della Cassazione in merito al processo d’appello di Minotauro, è stato stabilito che la ‘ndrangheta in Canavese c’è, esiste, vive e continua a vivere inesorabilmente come società che offre servizi laddove i vuoti delle norme, la discrezionalità di certi attori e l’omertà della popolazione lo permettono. La ‘ndrangheta non è quindi una voce di corridoio che circola nelle coscienze dei canavesani dagli anni ‘70 ma per alcuni fa parte della propria indole.

Proprio per questa ragione è importante che ci sia a livello locale una presa di coscienza e un conseguente moto di forza opposta che ostacoli una mafiosità che in Canavese ha trovato casa. Un movimento che però non si fermi alla semplice “antimafia”, parola che nel corso degli anni è stata abusata proprio da chi la corruzione l’ha incrementata e non combattuta. Questa parola, come ripete spesso don Ciotti, ha perso il suo significato più profondo ed è diventata uno slogan da sfoggiare durante le campagne elettorali.

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Per questo diventa un dovere morale onorare tutte le persone che per questo ideale, fare antimafia nella sua concezione più genuina, sono morte per lasciarci un mondo senza corruzione e ingiustizia sociale: i vent’anni di Libera assumo ancora più valore simbolico. Diventa essenziale realizzare degli obiettivi che non siano dei punti di arrivo, ma un nuovo inizio, indirizzando tutte le energie sui giovani. Lavorare e impegnarsi ogni giorno affinchè la corresponsabilità sia di casa e che la giustizia sociale possa diventare un obiettivo concreto e non semplice utopia da salotto.

Per questo il 20 marzo insieme ai ragazzi del 25 Aprile e delle medie di Valperga e Cuorgnè celebreremo a Cuorgné la XX Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, leggendo la lunga lista aggiornata ormai a quasi 900 nomi: persone che nei valori della Costituzione hanno creduto e hanno sacrificato la propria esistenza, per un disegno di vita più grande, capace di contenere e tirare dietro a sé altre. Con la complicità dell’eclissi solare prevista per venerdì, allestiremo una installazione temporanea tratta dal tema della giornata “La verità illumina la giustizia”.

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Il 21 marzo, “Il Noi che Vince” raggiungerà l’Emilia Romagna con un pullman carico di energie che partirà da Cuorgnè, passando per Rivarolo.  Grideremo forte il nostro impegno alla lotta contro la criminalità organizzata e terremo alta la nostra voce che confluirà per le vie di Bologna.

Il 23 marzo ci sdoppieremo con due appuntamenti. Per celebrare a Rivarolo Canavese  la XX Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, dopo la lettura dei nomi delle vittime innocenti di mafia, che vedrà partecipi le scuole rivarolesi e le associazioni del territorio, è previsto l’allestimento di un pannello ispirato al motto che il 21 marzo accompagnerà noi di Libera a Bologna: “La Verità illumina la Giustizia”. Questo slogan fotografa uno spaccato della realtà giudiziaria italiana: troppi sono ancora i processi per cui si aspetta una vera giustizia, nascosta all’ombra di ambigui e raccapriccianti intrecci di potere. Come luogo per celebrare la mattinata abbiamo scelto la piazza “Falcone Borsellino”, un po’ nascosta nel nuovo skyline rivarolese, ma non per questo meno emblematica.

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La sera, invece, presso la Sala Consiliare del comune di Rivarolo Canavase, proietteremo per la prima volta dalla sua uscita Aspro(Pie)monte, il reportage di Giuseppe Legato, giornalista de LaStampa. Con i presenti, vorremmo riflettere sul radicamento mafioso all’interno della società civile e nelle amministrazioni del nostro territorio. Gli ospiti della serata saranno i sindaci di Leinì e di Rivarolo, i due comuni che nel 2012 furono sciolti per infiltrazione mafiosa: Gabriella Leone e Alberto Rostagno. A moderare la serata abbiamo chiamato il freelance Andrea Giambartolomei, che con il suo taccuino  ha seguito in prima persona l’inchiesta Minotauro.

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Legalità: la svolta giusta

Partito da Milano, precisamente dai cantieri dell’EXPO 2015, il tour della legalità organizzato dalla CGIL ha fatto tappa a Rivarolo Canavese nella giornata di lunedì. La scelta di Rivarolo, unica tappa piemontese del tour, è dovuta al recente passato della cittadina e al presente che vede nel Canavese il radicamento dell’ndrangheta. Il tour è arrivato in mattinata con il pulmino, simbolo della campagna, ma dato il maltempo il comune di Rivarolo che ha patrocinato la giornata ha ospitato l’evento in sala consigliare.

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La mattinata ha visto intervenire diversi sindaci della zona, dal “padrone” di casa Rostagno al sindaco di Cuorgnè concludendo con il vicesindaco di Feletto che ha raccontato delle minacce ricevute e della situazione di precaria legalità legata al suo comune. Le altre voci che si sono alternate al microfono avevano volti e impegno di diversi delegati e rappresentati della CGIL, dagli edili che hanno denunciato la situazione locale di precaria legalità in alcune aziende e di un sistema tutt’altro che pulito ancor più con il perdurare di questa crisi economica. Interventi che si sono susseguiti senza intoppi e che hanno dimostrato agli uditori come la rete che combatte ogni giorno le mafie sui nostri territori non sia solo composta da associazioni, politici e magistratura ma che anche il sindacato sia in prima linea. A più riprese ad esempio è stata citata la campagna della CGIL “Io riattivo il lavoro” che mira a riformare l’agenzia dei beni confiscati per permettere un riutilizzo più rapido e mirato delle aziende confiscate alle mafie. Un impegno che si è tradotto anche in proposta. Il presidio “Luigi Ioculano” è intervenuto portando il suo contributo parlando della nuova frontiera che la rete di Libera a livello nazionale e locale sta cercando di varcare: la creazione di un nuovo welfare che abbia al centro l’uomo. Dalla dignità del lavoro sottilineata parlando della campagna Miseria Ladra, passando ovviamente per i beni confiscati, vera nuova frontiera di un economia alternativa che può portare a nuovi orizzonti produttivi. Non poteva mancare un riferimento alle cooperative sociali, portato da Gigio Costanza, e all’importanza di queste per l’inserimento lavorativo di coloro che hanno più difficoltà.

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Un incontro che non è stato solamente teorico ma ha prodotto anche alcuni risvolti pratici. Un intervento in particolare ha colpito la platea: Luigi, delegato sindacale al Gigante, ha ricordato alla platea che a Rivarolo c’è una piazza intitolata a Falcone e Borsellino ma che purtroppo è dimenticata da tutti. Perchè non ridarle la dignità giusta, visto che oggi è solo un anonimo parcheggio?

Una proposta che ha trovato subito terreno fertile: è infatti maturata l’idea di fare la manifestazione del 21 marzo proprio in quella piazza, cercando di compiere alcune opere per riqualificare la piazza stessa. Memoria e impegno che si fondono in un unico percorso che vede la città di Rivarolo protagonista. Spunti che derivano da un incontro positivo, che ha portato alla luce una rete territoriale che si sta piano a piano formando tra attori sociali di diversa natura ma schierati dalla stessa parte.

 IL SERVIZIO DI RETE CANAVESE SULL’INIZIATIVA

UOMINI LIBERI IN LIBERA TERRA

 

Da qua su si gode una vista meravigliosa, si “guarda lontano, oltre”. La gioventù dei nostri tempi sembra  priva di punti di riferimento e le generazioni precedenti sembrano averli persi.

Allora, giunti a questo punto è necessario lasciare la frenesia della vita moderna e  recarsi su quel monte e riflettere, tornare a guardare agli altri. 

È da Alice Superiore che Don Luigi Ciotti (fondatore del gruppo Abele e di Libera), durante l’evento “Legalità, corruzione, povertà, quali proposte per il territorio”, promosso dall’associazione Mastropietro con Libera Piazza ed il patrocino dell’Unione di comuni montani Valchiusella e del Comune di Alice superiore , in una sala piena, ha invitato a trovare ognuno il proprio monte. Che certo, da quelle parti non mancano.

“Venendo qui-racconta- mi è venuta in mente la Genesi : “Dio ha creato l’uomo e la donna e li ha posti a coltivare ed ad allevare. La terra è stata affidata a noi, non ai malviventi!”.

Don Ciotti richiama la parola “noi”, pronome che ha messo in risalto anche dopo la condanna a morte da parte di Riina.

Il problema siamo noi cittadini, ma allo stesso tempo siamo la soluzione. “È il noi che vince”, prima di rivolgerci alle amministrazioni dobbiamo porre le domande a noi stessi. “Impariamo ad avere coraggio”, invitandoci a rompere la barriera di omertà che ancora cela gli occhi di troppi.

Don Luigi dichiara di non avere alcun titolo se non “una laurea in Scienze confuse”.  Parla di vita vissuta,  di esperienze che non si trovano sui libri.  È con questa autorità che insegna che è necessario distinguere per  non confondere. Ci ricorda che nel fascio non tutte le erbe sono uguali, che ci sono sì quelle nocive, ma sono ancora di più quelle sane. E poi racconta di Corleone e della sua gente, di un paese che nelle leggende popolari è simbolo di mafia ma ci tiene a precisare che “Corleonesi è il nome di un popolo non di un clan”.

Ci racconta di quando portò l’allora presidente della Repubblica  Italiana Oscar Luigi Scalfaro a Corleone nella XIV giornata in ricordo delle vittime di mafia e di come  lasciò le molte mani “amministrative” sospese in aria in attesa di quella  del Presidente che era impegnato a salutare la “gente”.

“Distinguere per non confondere…”, lo ripete più volte. Capire che ci sono delle differenze e che generalizzare non sempre è verità. “Non bisogna essere cittadini a intermittenza”, bisogna sempre essere attivi senza delegare a nessuno ciò che possiamo fare. Noi. Soggetto ed oggetto.

Parla di politica dichiarando la necessità di collaborare con essa “nella chiarezza dei ruoli”.

Si è liberi per nascita e bisogna impegnarsi per “liberare chi libero non è”.

Prima di tutto c’è la dignità, la dignità umana; poi c’è la responsabilità, che ha la sua etimologia nel rispondere. È responsabile chi risponde.

Tutto questo viene molto prima della legalità. Che poi non bisogna confondere legalità con giustizia, questa è un fine, la legalità è un mezzo per raggiungere la giustizia. Oggi il termine legalità è stato svalorizzato, svuotato di significato. Molti hanno optato per la legalità malleabile, che si adatta alle situazioni. Bisogna tornare al suo vero significato, è necessario educare alla legalità : necessaria per la formazione individuale e la costruzione del bene  comune.

Non c’è legalità senza uguaglianza.

La democrazia ci offre due grandi doni : dignità umana e legalità.

Ma senza una terza gamba non sta in piedi: la responsabilità.

La responsabilità non si insegna, la si testimonia.

Viviamo in una società malata di potere, ma il potere non è abuso, è responsabilità.

Bisogna essere realisti, il male esiste ma può essere sconfitto e per farlo bisogna conoscerlo,

bisogna parlarne. Bisogna educare, ed è per questo che bisogna partire dalle scuole.

Don Luigi ha la forza di muovere grandi emozioni non solo per le parole che pronuncia e per come le pronuncia, ma perché queste parole riflettono la totale coerenza di tutta la sua vita. 

È necessario che quel noi diventi contagioso. Un’epidemia di responsabilità, verso noi stessi e verso gli altri ricordando che ci sono scelte individuali che ricadono su molti altri. E allora la domanda non è “cosa possono fare gli altri” ma “cosa devo fare io”.

Un giorno saliremo su quel monte e guarderemo tutti nella stessa direzione, non  lontano…oltre.

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Presidio Luigi Ioculano 2.0 – La giornata della memoria e dell'impegno via Twitter, #Fi16marzo !

Eccoci qua pronti per partire per la XVIII Giornata della Memoria e dell’Impegno a FIRENZE

Faremo la diretta Twitter della giornata!

Nei due box trovate la nostra diretta tweet, la prima, e poi il flusso di tweet della giornata con l’hastag #Fi16marzo!