“Ora è cosa nostra”, con queste parole la referente regionale Maria Josè Fava ha inaugurato il riutilizzo della villa appartenuta a Bruno Iaria. L’occasione è stata favorita dal passaggio della Carovana Internazionale Antimafie che quest’anno si muove dall’Italia all’estero sul tema “Periferie al centro”.
Cuorgné è stata la terza delle tappe piemontesi toccate dalla Carovana che si era già fermata su altri due beni confiscati: Cascina Graziella a Moncalvo d’Asti e il prestigioso Castello di Miasino in provincia di Novara.
Noi abbiamo preferito, in questa occasione, dare un’impronta un pò meno istituzionale e passare in modo concreto all’azione, dopo il lungo periodo di stallo seguito al 17 gennaio 2014, data in cui l’ex presidente dell’Agenzia Nazionale dei Beni Sequestrati e Confiscati dott. Caruso aveva consegnato l’immobile al Comune di Cuorgné. Sono stati infatti problemi di natura burocratica e di individuazione delle competenze istituzionali che ne hanno ritardato l’iter, fino ad arrivare al 23 agosto, data entro la quale l’ex proprietario doveva inviare comunicazione sulla destinazione dei mobili all’interno.
Quindi, ottemperata la burocrazia, domenica mattina, aperti i cancelli, la casa ci è apparsa completamente circondata e invasa dal verde che, dal momento della confisca, ha potuto crescere indisturbato e impossessarsi completamente dell’esterno.
Nonostante la pioggia battente di inizio mattina, gli amici di Libera (Presidi di Ivrea e San Giorgio), Associazione Mastropietro e Libera Piazza hanno imbracciato rastrelli e altri attrezzi per liberare in poco tempo l’ingresso e il perimetro della villa dalla foresta che ostruiva i passaggi.
Ai lavori si sono aggiunte le parole che hanno fatto da preziosa colonna sonora: così si sono susseguite le importanti e utili testimonianze del percorso dei carovanieri Giovanni e Valeria che ci hanno ricordato che “i beni confiscati devono essere vissuti e riutilizzati per non rimanere monumenti”, le testimonianze dei pensionati SPI-Cgil sui campi di lavoro di Isola di Capo Rizzuto e Polistena da cui emerge la volontà di un percorso di corresponsabilità comune, il Sindaco Beppe Pezzetto che ha sottolineato l’importanza “della formazione sulla legalità”.
Abbiamo ribadito la prima idea di riutilizzo sociale del bene, che consiste in un progetto di co-housing per contrastare l’emergenza abitativa, conseguenza della mancanza di lavoro, oltre alla possibilità di far convergere altri progetti provenienti dalla cittadinanza attiva del territorio.
Infine, Maria Josè Fava, referente regionale di Libera Piemonte, ha ricordato che i beni confiscati hanno 2 importanti significati: ci ricordano che le mafie esistono e si radicano nei territori dove trovano un tessuto favorevole perciò è nostra responsabilità rendere il territorio ostile, repellente, impermeabile agli interessi che portano le organizzazioni criminali. Ma ancora più importante è il secondo significato: riutilizzare un bene confiscato vuol dire che le mafie si possono sconfiggere.
I beni confiscati riutilizzati sono monumenti alla democrazia.
Un grazie a tutti per aver condiviso con noi questo momento importante di trasformazione!!
La selva che si era impossessata dello spazio esterno sta ritornando ad essere un giardino… il primo passo di legalità a beneficio della comunità.
Presidio Luigi Ioculano