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Davide MATTIELLO a Rivarolo Canavese in occasione dell' inaugurazione dello Scaffale della Legalità

La biblioteca di Rivarolo Canavese in collaborazione con
LIBERA – Presidio “Luigi Ioculano” di Cuorgnè
in occasione dell’ inaugurazione dello
“Scaffale della Legalità”
vi invita alla presentazione
del libro
LA MOSSA DEL RICCIO
di 
DAVIDE MATTIELLO 

8 Novembre 2012, Sala Consiliare Comune di Rivarolo 
ore 21.00
Da anni Davide Mattiello,torinese, classe 1972, è la forza motrice di un movimento di educazione alla legalità, difesa dei più deboli, lotta alle mafie e alle ingiustizie. Nel 1999 fonda l’Associazione Acmos, di cui è presidente fino al 2010. Dal 2002 al 2010 è referente regionale di Libera Piemonte. Dal 2009 è nell’ufficio di Presidenza di Libera, con responsabilità sull’organizzazione territoriale. Dal 2010 è presidente della fondazione Benvenuti in Italia.

Un assaggio …

Nelle pagine di questo libro le storie che ha incontrato sono lo sfondo e la linfa delle riflessioni su come e dove intervenire per cambiare davvero le cose. Il libro è un segnale forte e nitido di un cambiamento necessario che sia in grado di ridare ai cittadini il senso di appartenenza e di partecipazione diretta.

 

LIBERA parte civile nel Processo Minotauro ( a breve un riassunto della seconda udienza )

Libera è parte civile nel processo Minotauro, procedimento intentato contro la ‘ndrangheta operante in provincia di Torino. A stabilirlo è stata la corte che ha sottolineato la soggettività di Libera ed ha rigettato tutte le eccezioni avanzate dalla difesa, sottolineando giuridicamente il diritto di far parte del processo.

Ascolta i commenti

Questo il comunicato ufficiale di LIBERA :

Minotauro ‘ndrangheta in Piemonte – Ammessa la costituzione parte civile di Libera

Il tribunale di Torino ha ammesso stamattina la costituzione di parte civile dell’associazione Libera di don Luigi Ciotti nel processo Minotauro contro la ‘ndragheta in Piemonte che si sta svolgendo a Torino presso aula bunker del carcere “Le Vallette”. Per l’associazione Libera, già parte civile in altri processi contro i clan mafiosi, è la prima volta al Nord Italia.
“Il riconoscimento di parte civile nel processo in corso a Torino è un segnale molto importante- ha dichiarato Don Luigi Ciotti, presidente nazionale di Libera- non basta essere società civile bisogna essere responsabili e i cittadini vogliono fare la loro parte. Democrazia e partecipazione sono due modi per dare cittadinanza e cittadinanza vuol dire corresponsabilità, perché il problema più grave non è solo chi fa il male ma soprattutto quanti guardano e lasciano fare. La presenza criminale mafiosa ferisce l’intera società, le mafie rubano il futuro, la vita delle persone ed è giusto rendere conto di questo. Nel rispetto dei ruolo la giustizia deve fare il suo corso, noi vogliamo fare la nostra parte con il coraggio della denuncia e la forza della proposta perché non c’è giustizia senza verità e noi vogliano incoraggiare la ricerca di
verità.”
Ufficio Stampa Libera Piemonte
Davide Pecorelli 340 55 79 034

Consiglio comunale dei Ragazzi ad Agliè

Con grande sorpresa abbiamo trovato una sessantina di ragazzi delle scuole medie molto attenti, informati e sensibili all’argomento e non solo a questo! I complimenti vanno fatti agli insegnanti, che trattano con loro temi di grande attualità (lavoro minorile, diritto allo studio per le ragazze islamiche, ecologia…). Altrettanta sensibilità e lungimiranza va riconosciuta al Comune, che decide di investire energia e tempo nel responsabilizzare i suoi cittadini più giovani, aiutandoli anche a realizzare i progetti da loro proposti.

Dopo aver spiegato chi eravamo, quando siamo nati come Presidio, chi era Luigi Ioculano e cosa rappresenta ancora per noi oggi, abbiamo chiesto loro che cos’è la mafia, cosa sono le mafie e ne è sorto un dibattito interessante. Le classi avevano già letto una parte di “Per questo mio chiamo Giovanni” di L. Garlando, per cui è stato ancora più facile e stimolante scendere anche nei dettagli e avvicinarci alle loro esperienze quotidiane.

Abbiamo parlato del “linguaggio” del mafioso, di come si veste, della paura che suscita nell’altro, dell’omertà che è in grado di far nascere intorno a lui, di pizzo da pagare, di infiltrazioni nella politica:  negli appalti pubblici e nelle elezioni … Abbiamo raccontato dell’operazione Minotauro e della costituzione di parte civile di Libera, della Provincia, della Regione e di alcuni Comuni.

Ma il momento più interessante è stato far capire ai ragazzi come agire “legalità” già a 12 anni e come reagire di fronte a comportamenti  prepotenti e “mafiosi”. Calare la “mafiosità” nella realtà di tutti i giorni dei giovani, a partire dal mondo scolastico, permette di spiegare loro come sviluppare mentalità e azioni  che sono basate sul vero “rispetto”, su una reale democrazia e sulla solidarietà tra coetanei.

Al nostro Presidio è stato offerto anche di partecipare alla commissione che giudicherà gli elaborati che verranno prodotti dagli studenti per un concorso sulla legalità, promosso dal Comune. Gliene siamo grati!

La speranza è che iniziative come queste si diffondano sempre di più e che possano portare negli anni i loro piccoli frutti.

Grazie ancora ai giovani Sindaco, Vicesindaco e Consiglio Comunale per averci offerto questa opportunità!

 

A scuola si fa lezione con Libera

Agliè, il consiglio dei ragazzi ospita i giovani di Libera

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Vi raccontiamo la prima udienza del maxi processo MINOTAURO …

Si è svolta questa mattina nell’ aula bunker del carcere delle Vallette a Torino la prima udienza del maxi – Processo Minotauro. Davanti ad un collegio giudicante completamente al femminile si sono presentati i 75 imputati che hanno deciso di essere giudicati con il rito ordinario. Nei giorni scorsi erano stati condannati altri 58 imputati che, invece, avevano optato per il rito abbreviato.

( foto www.lastampa.it )

In aula era presente il Procuratore capo Giancarlo Caselli, mentre tra il pubblico, oltre alla massiccia presenza di parenti degli imputati, spiccavano le presenze del testimone di giustizia Pino Masciari e di una nutrita rappresentanza dell’ associazione LIBERA tra cui una delegazione del nostro Presidio.

Gli imputati in stato di detenzione erano raccolti in appositi spazi ai due lati dell’ aula , separati dal resto delle persone da grandi vetrate controllate dalle guardie carcerarie. Gli imputati a piede libero o agli arresti domiciliari erano, invece, in aula assieme ai loro avvocati difensori.

A domanda del giudice, tutti gli imputati chiedono di non essere ripresi dai giornalisti, analoga richiesta viene effettuata da parte del pubblico.

Dopo aver verificato nominalmente le presenze di imputati ( presente in aula il segretario generale del Comune di Rivarolo Canavese Antonino Battaglia difeso dall’ Avv. Papotti, assente l’ ex sindaco di Leinì Nevio Coral ) ed avvocati difensori ( pochi quelli del foro di Torino e Ivrea , molti quelli del foro di Reggio Calabria, Locri, Catanzaro e Roma ) ed aver dichiarato giudicati in contumacia gli imputati assenti , i giudici hanno invitato coloro che volevano costituirsi parte civile a presentare la richiesta. Oltre alla Regione Piemonte e alla Provincia di Torino hanno presentato richiesta di costituzione di parte civile i comuni di Torino, Leinì, Volpiano,  Moncalieri, Chivasso ( tutti i grossi comuni interessati dall’ operazione tranne Cuorgnè, ahimè ) e l’ Associazione LIBERA; gli avvocati di questi enti locali ed associazioni hanno motivato ampiamente la loro richiesta.

E’ stata poi la volta degli avvocati difensori degli imputati che, dopo aver chiesto 20 minuti di sospensione per verificare le richieste di costtiuzione di parte civile, hanno presentato le loro eccezioni e chiesto , a diverso titolo, e con motivazioni diverse che quasi tutte le richieste venissero rigettate.

Di tenore opposto l’ intervento del pool di magistrati della Procura coordinati dal procuratore aggiunto Sandro Ausiello che ritenendo infondate le contestazioni invitavano il giudice ad accettare le richieste di parte civile.

Prima di proseguire nell’ udienza il giudice ha chiesto agli avvocati difensori se ci fossero delle eccezioni preliminari al corretto svolgimento del processo; buona parte degli avvocati difensori ha chiesto, motivando la richiesta, che venga dichiarata l’ incompatibilità territoriale, chiedendo lo spostamento a Reggio Calabria.

Per alcuni imputati legati alla “bastarda” con sede a Salassa, gli avvocati chiedono il trasferimento del procedimento al Tribunale di Ivrea o , in subordine, al Tribunale di Calabria. Un avvocato chiede che il procedimento venga trattato presso la Corte d’ Assise di Torino ed un altro chiede che venga annullato perché non sono state tradotte tutte le intercettazioni.

A questo punto i magistrati della Procura chiedono 30 minuti di interruzione per poter meglio argomentare le risposte alle eccezioni espresse dagli avvocati della difesa.

Al rientro i PM  presentano le loro controdeduzioni e la parola passa nuovamente ai giudici.

Viene deciso di rinviare l’ udienza al 26 Ottobre alle ore 9,15, in quella data il collegio giudicante deciderà su tutte le eccezioni presentate dagli avvocati difensori e in caso di rigetto di queste con conseguente conferma di Torino come sede del Processo, verrà definito il calendario delle udienze successive, al momento vengono comunicate solamente le date del 29 Ottobre ( inizio vero e proprio del dibattimento ) e del 2 di Novembre.

L’ udienza viene rinviata al 26 di Ottobre

Oggi una delegazione del Presidio "Luigi Ioculano" sarà presente alla prima udienza del Processo Minotauro

Oggi, 18 Ottobre 2012, davanti alla quinta sezione penale del Tribunale di Torino si terrà la prima udienza a Rito Ordinario del Processo Minotauro. L’ udienza si terrà all’ interno dell’ aula bunker del carcere delle Vallette di Torino.

Una delegazione del Presidio Libera “Luigi Ioculano” di Cuorgnè sarà presente all’ apertura del Processo e cercherà di essere presente, ogni volta che sarà possibile, alle udienze successive.

Questo per dimostrare il nostro pieno sostegno  alle due donne avvocato che domani presenteranno la richiesta di costituzione di parte civile da parte di LIBERA Piemonte e , successivamente, nel caso in cui la richiesta venga accolta, ne seguiranno l’ iter per tutta la durata del procedimento penale.
Il nostro appoggio va, inoltre, a tutti coloro che, ritenendosi in qualche modo danneggiati dagli eventi di criminalità organizzata di questi ultimi anni, hanno avuto il coraggio e la sensibilità sociale per costituirsi parte civile o, per prendere le distanze in maniera chiara da questo tentativo di infiltrazione della malavita organizzata nella vita sociale e amministrativa del territorio.
Con la nostra presenza vogliamo inoltre garantire una informazione il più completa e diretta possibile. Attraverso questa sito internet e la nostra pagina facebook
( https://www.facebook.com/LiberaPresidioDiCuorgne ) cercheremo di raccontarvi l’ evolversi del processo.
Il nostro sforzo sarà continuo e convinto, cosi come abbiamo promesso durante la presentazione ufficiale del nostro presidio che si è tenuta il 5 Luglio, ma
ABBIAMO BISOGNO DI SENTIRE L’ APPOGGIO E LA VICINANZA DI TUTTA LA GENTE ONESTA CHE CREDE CHE UNA SOCIETA’ PULITA E TRASPARENTE SIA POSSIBILE …

perchè, come ebbe a dire Giovanni Falcone . “La mafia non è affatto invincibile; è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine. Piuttosto, bisogna rendersi conto che si può vincere non pretendendo l’eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni.“.

“Dobbiamo avere tutti un po’ più di coraggio: nessuno deve essere lasciato solo”

Il Presidio “Luigi Ioculano” di Cuorgnè

Da Savigliano ad Archi per portare , insieme alle "maglie gialle", una speranza ed un sorriso ai ragazzi di uno dei quartieri di Reggio Calabria a più alta densità mafiosa

Sono partiti in 14 dalle 4 Parrocchie di Savigliano per un campo estivo un po’ particolare : grazie alla “complicità” di  una giovane suora originaria di Savigliano che é stata ad Archi 2 anni, 11 animatori , Don Paolo Perolini ( uno  dei parroci di Savigliano ) , Suor Maria Carla e Guido, hanno deciso di scendere in terra di Calabria per affiancare gli animatori e le Suore di questo quartiere ad alta densità mafiosa della parte nord di Reggio Calabria,  in una  estate ragazzi vissuta “in strada”.
Gli amici di Savigliano, gentilmente, ci hanno concesso di pubblicare sul nostro sito , l’ articolo del loro Bollettino Parrocchiale, attraverso il quale potremo condividere le impressioni dei Ragazzi dopo questa forte esperienza  :

“Dopo la meravigliosa esperienza dell’anno scorso quest’estate non poteva certo mancare un campo destinato ai “giovani un po’ più vecchi”! Partenza: 29 luglio. Destinazione: Circoscrizione di Archi, Reggio Calabria. Siamo partiti in 14: 11 animatori, accompagnati da Don Paolo (DonPa), Suor Maria Carla (Suorcy) e Guido (Gianni).

Alcuni di noi erano reduci del campo del 2011 in Albania, per altri invece è stata la prima esperienza di animazione fuori dal contesto saviglianese. Con gli zaini carichi di entusiasmo, sorrisi e voglia di mettersi in gioco siamo stati catapultati in una realtà ben diversa rispetto a quella in cui siamo abituati a fare gli animatori…

La gente di Calabria è arrabbiata, di base: è una rabbia vecchia di secoli. La gente di Calabria vive ad Archi, quartiere di Reggio. Tutta: tutta la Calabria è come se vivesse nei lotti, palazzi uguali, costruiti in serie, cadenti, scrostati. I bambini scendono per strada a gridare la loro rabbia di vivere lì: non in Calabria, ma ad Archi, nei lotti, ingiusto inferno per nessun peccato commesso.

Nessuno ad Archi conosce il motivo del proprio ritrovarsi lì: come ghettizzati, tutti vivono una vita di rabbia e caldo, senza la consapevolezza né dei propri diritti, né dei proprio doveri.

Unica legge, il branco, la giungla, mentre le divinità maligne di questo dramma collettivo rimangono nascoste: più in là infatti, dietro le persiane, la ‘ndrangheta usurpa arbitrariamente il diritto di decidere il cosa, il dove, il come e il quando della vita dei bambini e dei ragazzi di quartiere; a volte, essa esce per strada, sgomma in auto o in motorino, cammina a piedi, paralizzando le urla, la rabbia, i calci ed il caldo.

E così, Archi incespica su sé stessa, mentre questo rito pagano, questo continuo sacrificio umano, si ripete ogni giorno, ad ogni ora: la rabbia soffoca ogni possibilità alla ragione umana, l’omertà zittisce ogni minima scintilla di amore.

La ‘ndrangheta ha ucciso, e uccide, sparando, ma più di tutto lo fa soffocando le coscienze, immolando sul proprio altare di affari, illegalità, sangue e potere le esistenze delle ‘maglie arancioni’ e ‘blu’ dei bambini di Archi.

Ma ogni tanto, in mezzo ai lotti passano Suor Betta, Suor Manuela e Suor Rita, che han deciso che il mondo deve essere più bello di quello che è, ogni tanto in mezzo ai lotti passano le ‘maglie gialle’, gli animatori, come Maurizio, che ha deciso di lottare per la sua terra, o come Agostina, che ogni anno prende ferie per tornare nella propria città natale a fare l’“Estate Ragazzi” insieme ai bambini di Archi: ogni tanto la ‘ndrangheta ha paura.

Ha paura perché i bambini ed i ragazzi scendono per strada a giocare, non più trattati come animaletti da allevare in gabbia ma finalmente accolti per quello che sono.

Le ‘maglie gialle’ non sono arrabbiate, sono decise, le maglie gialle non distruggono, costruiscono: e così, grazie a loro, i bambini si siedono in cerchio, ridono, gridano, giocano, si azzuffano e ti abbracciano, accorgendosi finalmente di vivere in Calabria, Italia, e non solo ad Archi, ‘ndrangheta, e di avere il totale e sacrosanto diritto ad avere una vita che sia tale.

In quei momenti, anche la precisione maniacale di undici animatori della provincia di Cuneo si sente a casa. Ad Archi ogni tanto non fa caldo: ad Archi c’è un bel sole. Chiara, Elisa, Federica, Giorgio, Giulia, Ilaria, Marco, Maurizio, Sergio, Stefania, Valerio”

 

Intervista a Francesco Forgione in occasione della presentazione del suo libro "Porto Franco" alla Scuola di Politica a Torino.

Nella sezione “Video” di questo sito abbiamo inserito un’ intervista a Francesco Forgione realizzata dall’ Ufficio Stampa di “Benvenuti in Italia”, ieri sera in occasione della presentazione del nuovo libro di Forgione “Porto Franco”, alla Scuola di Politica a Torino.

Se volete vederlo subito cliccate “qui“., .altrimenti andate alla sezione “video” di questo sito dopo aver letto l’ articolo.

Francesco Forgione, per chi non lo conoscesse è un giornalista e scrittore calabrese di 52 anni che, da sempre ha raccontato di mafia. E’ anche un noto personaggio politico. E’ stato presidente della Commissione Parlamentare Antimafia dal Novembre del 2006 fino allo scioglimento delle Camere nel 2008.

Dal 1996 al 2006 è stato deputato e capogruppo di Rifondazione Comunista all’ Assemblea Regionale Siciliana.  Con le elezioni politiche del 2006 è approdato alla Camera, sempre tra le file di Rifondazione, risultando eletto nella circoscrizione Sicilia 2.

È noto per il suo impegno contro la mafia, che lo ha portato a scrivere, tra gli altri,   libri “Oltre la cupola, massoneria, mafia e politica (1994)” e “Amici come prima, storie di mafia e politica nella seconda repubblica (2003)”; inoltre, nel dicembre 2004 è stato aggredito e minacciato verbalmente a Palermo mentre raccoglieva firme per protestare contro Cosa Nostra.

Dal 2004 al 2006 ha collaborato con la rete televisiva Telejato, protagonista nelle denunce antimafia nel palermitano

25 Settembre 1998 – Il percorso di speranza portato a Gioia Tauro da “Gigi, il medico gentile” viene barbaramente interrotto ….

Il 25 Settembre di 14 anni fa, alle 7,10, Luigi Ioculano, “il medico gentile” come lo definisce Francesco Forgione ( uomo politico e scrittore da sempre impegnato nella lotta alla Mafia ) nel suo ultimo libro “Porto Franco”, viene barbaramente ucciso al piano terra del palazzo in cui abitava, nel corridoio che portava dallo studio medico all’ascensore; il killer era proprio dietro la porta del corridoio, vicino all’ascensore, forse ad aspettarlo. Quattro colpi di pistola calibro 38: i primi due al torace, gli altri due alla testa

Fra le mani un sacchetto di fagiolini. Forse un falso dono, probabilmente per attirarlo fuori dal suo studio portato proprio da un contadino che lavorava a casa del Piromalli, il boss della piana di Gioia Tauro accusato di essere il mandante dell’ omicidio e poi prosciolto assieme al presunto esecutore materiale dell’ omicidio Rocco Pasqualone per insufficienza di prove, con una discussa sentenza della Corte d’ Assise d’ Appello, il 18 Giugno 2009 .

La sentenza verrà poi confermata il 31 Marzo 2010 con una decisione della Cassazione che rigetta il ricorso presentato dall’accusa e conferma l’assoluzione degli imputati.

L’ estensore del ricorso contro la sentenza d’ appello è stato un , allora, giovane Sostituto Procuratore della Procura di Palmi : Stefano Musolino che, dovendo studiare gli incartamenti del caso ha avuto  la possibilità di conoscere a fondo sia Luigi Ioculano che la sua famiglia.

Quest’ anno, per ricordare Luigi Ioculano, vogliamo usare proprio le parole di Stefano Musolino, giunteci attraverso un messaggio che il magistrato calabrese ci ha, gentilmente fatto pervenire , in occasione della presentazione ufficiale del nostro Presidio avvenuta il 5 Luglio di quest’ anno.

Ha scritto  il Sostituto Procuratore Stefano Musolino :

Provo sempre un senso di rabbia ed inadeguatezza quando mi si chiede di dire qualcosa a proposito del dott. Ioculano e del suo barbaro assassinio. E’ un sentimento che non nasce solo per via dell’esito assolutorio del processo che lo ha riguardato, ma soprattutto e assai di più, per l’assordante silenzio che continua a circondare la sua figura, il suo stile e tratto umano, la sua storia politica e sociale. Poteva diventare un modello il medico Ioculano; un vero modello, rappresentativo della migliore intelligenza e classe dirigente reggina; un modello di vita vissuta senza grandi eroismi, senza clamori, ma con l’ostinata, quotidiana, irrinunciabile rivendicazione della propria dignità e libertà personale. E come se stessimo sprecando il suo sacrificio, la sua voglia di non cedere all’arroganza della ndrangheta, di non abbassare mai la testa, di guardare dritto in faccia i suoi interlocutori e le cangianti e gattopardesche situazioni politiche che si dipanavano davanti al suo sguardo, troppo lucido ed intelligente per fare finta di non capire. Aveva la passione per la verità il dott. Ioculano e questo gli impediva di accettare i facili compromessi e le blandizie della vanità, con cui pure cercavano – da ogni parte – di indurlo a più miti consigli.

E’ bello e paradossale che lo ricordiate in Piemonte, intestandogli persino un presidio di “Libera”, mentre qui perniciosi interessi che si nutrono della nostra atavica pigrizia ed indolenza, hanno fatto di tutto perché fosse dimenticato, perché non potesse diventare un modello, uno dei punti di riferimento di cui abbiamo tanto bisogno. Ma forse un giorno riusciremo a cambiare questa stanca, provinciale dimensione culturale; ci prenderemo cura della memoria dei nostri martiri e ne faremo il punto di partenza per un futuro diverso, più aperto e libero. Scopriremo allora il sorriso e la passione di Luigi Ioculano, in arte medico, ma per vocazione e, quindi, per passione, politico e prima ancora uomo vero di questo nostro pezzo di terra.”

 Auguro alla manifestazione un grande successo, buon lavoro a tutti,

Stefano Musolino

Un ricordo di Don Pino Puglisi

Il 15 settembre 1993, il giorno del suo 56º compleanno, Don Pino Puglisi,  viene ucciso dalla mafia, davanti al portone di casa  intorno alle 20,45 nella zona est di Palermo, in piazza Anita Garibaldi.
Sulla base delle ricostruzioni, don Pino era a bordo della sua Fiat Uno di colore bianco e, sceso dall’automobile, si era avvicinato al portone della sua abitazione. Qualcuno l’ha chiamato, lui s’ è voltato mentre qualcun altro gli è scivolato alle spalle e gli ha esploso uno o più colpi alla nuca. Una vera e propria esecuzione mafiosa. I funerali si svolsero il 17 settembre 1993. Il 2 giugno qualcuno mura il portone del centro “Padre Nostro” con dei calcinacci, lasciandone gli attrezzi vicino alla porta.

Per ricordare il sacrificio di Don Pino, vi ripresentiamo le parole con cui Don Luigi Ciotti lo commemorava , un anno dopo il suo assassinio :

Don Luigi Ciotti: La parabola di don Pino

“Gesù percorreva quelle strade attento non soltanto a incontrare la folla che gli era attorno, ma anche chi, a causa della ressa,  non riusciva a vederlo: Zaccheo. Un Gesù che attraversa le strade del suo tempo è, probabilmente, il più bel ricordo di don Giuseppe  Puglisi ucciso a Palermo esattamente un anno fa, nel giorno del suo compleanno.  Lo hanno ucciso in “strada”. Dove viveva, dove incontrava i “piccoli”, gli adulti, gli anziani, quanti avevano bisogno di aiuto e  quanti,  con la propria condotta, si rendevano responsabili di illegalità, soprusi e violenze. Probabilmente per questo lo hanno ucciso:  perché un modo così radicale di abitare la “strada” e di esercitare il ministero del parroco è scomodo. Lo hanno ucciso nell’illusione di spegnere una presenza fatta di ascolto, di denuncia, di condivisione.  Ricordare quel momento significa non soltanto “celebrare”, ma prima di tutto alzare lo sguardo, far nostro l’impegno di don  Giuseppe,  raccogliere quell’eredità con la stessa determinazione, con identica passione e uguale umiltà. Cosa ci ha consegnato don Giuseppe? Innanzitutto il suo modo di intendere e di vivere la parrocchia, di essere parroco. Non ha pensato, infatti, la parrocchia unicamente come la “sua” comunità di fedeli, come comunità di credenti slegata dal contesto storico e geografico in cui è inserita. L’ha vissuta, prima di tutto, come territorio, cioè come persone chiamate a condividere uno spazio, dei tempi e dei luoghi di vita. Per partecipare alla vita di chi gli era vicino ha accettato di percorrere e ripercorrere le strade del rione Brancaccio. Ha vissuto la strada -quella strada che Gesù ha fatto sua- come luogo di povertà, di bisogni, di linguaggi, di relazioni e di domande in continua trasformazione. L’ha abitata così e ha tentato, a ogni costo, di restarvi fedele. In altre parole, ha incarnato pienamente la povertà, la fatica, la libertà e la gioia del vivere, come preti, in parrocchia. Con la sua testimonianza don Pino ci sprona a sostenere quanti vivono questa stessa realtà con impegno e silenzio. Non il silenzio di chi rinuncia a parlare e denunciare, ma quello di chi, per la scelta dello “stare” nel suo territorio, rifiuta le passerelle o gli inutili proclami. “Beati i perseguitati a causa della giustizia perché di essi è il Regno dei cieli” (Mt 5, 10).

Anche questo ci ha consegnato don Giuseppe: una grande passione per la giustizia, una direzione e un senso per il nostro  essere Chiesa e soprattutto un invito per le nostre parrocchie ad alzare lo sguardo, a dotarsi di strumenti adeguati e incisivi per perseguire quella giustizia e quella legalità che tutti, a parole, desideriamo. Per questo don Giuseppe è  morto:  perché con l’ostinata volontà del cercare giustizia è andato oltre i confini della sua stessa comunità di credenti. “Entrato in casa di uno dei capi dei farisei, Gesù…” (Lc 14, 1). Ecco un  altro aspetto ricco di significati. Al di là dei princìpi o delle roboanti dichiarazioni ciò che conta è la capacità di viverli e di praticarli nella quotidianità. Don Puglisi non è stato ucciso perché dal pulpito della sua chiesa annunciava princìpi astratti, ma perché ha voluto uscire dalla loro genericità per testimoniarli nella vita quotidiana, dove le relazioni e i problemi assumono la dimensione più vera.”

Per chi volesse ulteriormente approfondire l’ argomento, indichiamo questo link :  http://www.tanogabo.it/religione/Padre_Pino_Puglisi.htm

Sono trascorsi 30 anni dall' assassinio di Carlo Alberto Dalla Chiesa

Lunedi 3 Settembre ricorre il 30° anniversario dell’ agguato di via Isidoro Carini, a Palermo, in cui morirono il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa , la sua seconda moglie Emanuela Setti Carraro e l’ agente di scorta Domenico Russo.

Per ricordare il generale Dalla Chiesa e le altre due vittime della strage di via Isidoro Carini, abbiamo pubblicato la nostra Newsletter N. 5  che potrete consultare  cliccando qui oppure accedendo alla pagina “Chi siamo / Newsletter” del nostro sito e selezionando la scelta “Liberanews_5-In ricordo di Carlo Alberto Dalla Chiesa”.  Di seguito una anteprima della prima pagina della Newsletter..