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CLAMOROSO : Il comune di Leinì ammesso come parte civile al Processo Minotauro

 

I giudici del Processo Minotauro hanno deciso di accogliere la nuova richiesta di costituzione di Parte Civile presentata dal comune di Leinì, la precedente richiesta era stata respinta durante le prime udienze del processo per un vizio di forma.

La svolta è avvenuta allorchè l’avvocato Calosso, legale del Comune di Volpiano , nel rinnovare la costituzione di parte civile di Volpiano ( a seguito della variazione delle imputazioni notificate  all’ ex sindaco Nevio Coral )  ha presentato richiesta di costituzione di parte civile anche per il comune di Leinì.

Partendo proprio, dalla modifica dei capi di imputazione , l’ avvocato Calosso ha impostato la propria richiesta motivandola con il fatto che : se vengono modificate delle imputazioni, è possibile che, a fronte di queste, si possano presentare nuove parti offese, anche a dibattimento in corso.

Il presupposto giuridico è stato appoggiato dal procuratore presente in aula e contestato dall’ avvocato di Nevio Coral per il fatto che nel nuovo capo di imputazione non vi erano addebiti nuovi ma vi era solo una maggiore specificazione di quelli già contestati.

Al termine di una breve interruzione per permettere ai giudici di riunirsi in camera di consiglio, la richiesta del Comune di Leinì è stata accolta e , quindi, da oggi il comune canavesano, attraverso i propri legali, diventa parte attiva nel dibattimento processuale.

Oggi 21 Aprile 2013 il nostro Presidio compie un anno di vita …

Il Presidio “Luigi Ioculano” è diventato realtà esattamente un anno fa. Era infatti il 21 Aprile del 2012 ed alla fine del Coordinamento Regionale di Libera, con un gesto simbolico  durante la breve cerimonia del “battesimo” , ci è stata consegnata la bandiera che decretava ufficialmente il nostro ingresso nella struttura di LIBERA .

Un GRAZIE di cuore alle amiche e agli amici del Presidio che hanno lavorato instancabilmente in questi intensissimi dodici mesi nel nome della cultura della Legalità

Un GRAZIE a tutti coloro che con il loro contributo, con la loro testimonianza di affetto e di condivisione dei messaggi di Legalità e di Trasparenza che abbiamo proposto nei modi più disparati in questi dodici mesi, non ci hanno fatto sentire SOLI …

Un GRAZIE a Luigi Ioculano che con il suo messaggio ed il suo esempio ha fatto da “stella cometa” al cammino del nostro Presidio

Un GRAZIE a Ilaria Ioculano che, con la sua presenza costante, per niente attenuata dalla distanza fisica, ha saputo condividere con noi questo cammino in compagnia di “Gigi”

16 Marzo 2013 – A Firenze per un nuovo “rinascimento” della Legalità

CI SIAMO, la macchina organizzativa di LIBERA in movimento ormai da mesi, ha fatto l’ ennesimo miracolo: migliaia di persone anche quest’ anno saranno presenti alla “XVIII Giornata della Memoria e dell’ Impegno in ricordo delle vittime delle Mafie” che si svolgerà sabato 16 Marzo a Firenze e a cui, quest’anno, è stato dato il nome di “Semi di Giustizia Fiori di corresponsabilità.

In quest’ occasione anche la rappresentanza delle amiche e degli amici del Piemonte sarà molto numerosa, infatti ben 40 bus nella notte tra il 15 e il 16 Marzo si metteranno in cammino con un lungo serpentone che avrà come meta la culla del Rinascimento.

Tra questi 40 bus, ben 4 proverranno dal nostro territorio, due da Ivrea e dall’ eporediese e gli altri due , organizzati dal nostro presidio, e sui quali confluiranno iscritti e simpatizzanti di Libera da tutto l’ Alto Canavese.

Per quanto riguarda i nostri due bus, il ritrovo per i partecipanti è previsto per le ore 00.00 della notte tra venerdi 15 e sabato 16 presso il piazzale del Supermercato PAM a Rivarolo Canavese , e la partenza è prevista per le ore 00.30.

I bus arriveranno intorno alle 7.00 a Fortezza da Basso, ritrovo dal quale partirà, alle ore 9, il corteo che confluirà nella zona del Mandela Forum alle ore 11.

Questo il programma della giornata :
Ore 11:00 Inizio lettura dei nomi delle vittime di mafia sul palco e interventi dal palco
Ore 12:45 Inizio esibizione Fiorella Mannoia
Ore 15:00 Inizio seminari
Ore 17:30 chiusura seminari

Per il ritorno l’appuntamento è alle ore 18 nel piazzale del Mandela Forum dove ritroveremo i bus

Nei prossimi giorni vi documenteremo tutto quello che è accaduto durante la giornata.

“Io vi auguro di vestirvi con un vestito che non seguirà mai la moda. Vi auguro… robuste speranze ai piedi. Pantaloni fatti di impegno, le maglie che abbiano due colori: quello della libertà e della corresponsabilità. E portate un bel cappello, quello della conoscenza e dello spirito critico. Dobbiamo vestirici di tutto questo sempre. Questo il nostro impegno e la nostra speranza. Questo è Libera” – Don Luigi Ciotti

Conclusa la Mostra “Donne e mafie”

Si è conclusa il 9 Febbraio scorso la Mostra documentaria Itinerante “Donne & Mafie”, allestita dal Presidio “Luigi Ioculano” di Cuorgnè presso i corridoi del Palazzo Comunale, e creata da Rita Margaira che ci ha concesso una breve intervista il giorno in cui si è svolta la cerimonia dell’ inaugurazione.

Buona l’ affluenza di pubblico e di classi scolastiche di ogni ordine e grado durante le tre settimane in cui si è svolta la mostra.

E’ stato proposto anche un evento collaterale alla mostra durante il quale il vice sindaco di Desio Lucrezia Ricchiuti ha presentato la sua testimonianza di amministratrice in prima linea contro la criminalità organizzata. All’ incontro dal titolo ““L’ infiltrazione della criminalità organizzata nelle regioni del Nord”.

Interessante anche la partecipazione  , in veste di co-relatore, del sindaco di Volpiano Emanuele De Zuanne che , di fronte ad un buon pubblico e ad alcuni amministratori locali ha raccontato la sua esperienza nella città canavesana ed i motivi che hanno convinto l’ amministrazione di Volpiano a costituirsi Parte Civile nel Processo Minotauro.

Il percorso della mostra prosegue nei prossimi giorni facendo tappa a Biella.

 

Il Vice Sindaco di Desio Letizia RICCHIUTI a Cuorgnè per parlare di Infiltrazioni Mafiose al Nord

Il Presidio “Luigi Ioculano” di Cuorgnè è lieto di  invitarVi all’incontro, con il Vice-Sindaco di Desio Lucrezia Ricchiuti, organizzato, dal nostro Presidio, nell’ambito della mostra “Donne & Mafia” allestita a Cuorgné.

L’ incontro dal titolo ““L’ infiltrazione della criminalità organizzata nelle regioni del Nord” avrà luogo a Cuorgnè questa sera

Venerdi 1 Febbraio alle ore 21.00 presso la ex chiesa della SS. Trinità, in Via Milite Ignoto

Il tema della serata è incentrato sulla testimonianza della Dott.ssa Ricchiuti in veste di amministratore e vice-sindaco di Desio. un incontro aperto al pubblico, ma rivolto anche agli amministratori / sindaci dei vari comuni canavesani, nella speranza che possa divenire una sorta di confronto tra amministratori, su un tema di scottante attualità.
All’ incontro, oltre alla Dott.ssa Ricchiuti parteciperanno, come correlatori anche alcuni amministratori locali.

Sperando di avervi ospiti a questo importante evento di venerdi 1 Febbraio, vi inviamo in allegato la locandina che pubblicizza l’ evento, vi ringraziamo in anticipo per il giusto risalto che, ne siamo certi, vorrete dare alla serata e, rimanendo a disposizione per qualsiasi ulteriore informazione, cogliamo l’ occasione per porgervi un cordiale saluto

Presidio LIBERA “Luigi Ioculano” di Cuorgnè

“Letizia Ricchiuti, 56 anni, sposata, due figli ed una laurea in scienze politiche. Per molti anni è stata consigliere di opposizione al Comune di Desio, durante i quali ha avuto il coraggio di denunciare quelle collusioni tra la ‘Ndrangheta e il potere politico e imprenditoriale che sono venute allo scoperto con l’ operazione “Infinito”scattata il 13 luglio 2010 e coordinata dalle Dda di Reggio Calabria e di Milano, e che ha portato all’arresto di oltre 300 persone, di cui 160 in Lombardia, dove sono state  individuate 16 “locali” di ‘ndrangheta.
Nel 2010, il consiglio comunale di Desio si è “autosciolto” per evitare un probabile commissariamento per infilitrazioni mafiose.
Dopo le elezioni del 2011 , Letizia Ricchiuti viene nominata Vice Sindaco della giunta di centro sinistra che vince le elezioni.
Da questa posizione continua, con una convinzione ancora maggiore, a perseguire la strada della legalità nelle pratiche amministrative e della lotta alla criminalità organizzata e al suo tentativo di infiltrazione nelle strutture della vita pubblica della cittadina brianzola”

I vostri TAPPI DI SUGHERO per Cascina Graziella

Prosegue la collaborazione tra il Presidio LIBERA “LUIGI IOCULANO” di Cuorgnè e la Sezione Soci e la Direzione dell’ Ipermercato COOP di Cuorgnè.

Nei giorni scorsi infatti , durante una breve cerimonia, i rappresentanti del Presidio LIBERA hanno consegnato alla direzione  dell’ Ipermercato un contenitore per la raccolta di tappi di sughero, che è stato posizionato in prossimità del Punto Soci COOP.

L’ inziativa si inserisce all’ interno della campagna dell’ Associazione LIBERA “Sughero per Cascina Graziella”.

Attraverso questa campagna , LIBERA si propone di raccogliere quanti più tappi di sughero possibile, che verranno utilizzati all’ interno di un “Progetto Etico” promosso dall’azienda Amorim Cork Italia, attiva nel mercato del sughero.

Il progetto consiste nella raccolta di sugheri usati, in particolare di tappi, che verranno poi venduti ad aziende del settore edile che li reinvestiranno nella realizzazione di malte speciali per la coibentazione dei muri.

L’ intero ricavato della raccolta organizzata da LIBERA, verrà utilizzato per la ristrutturazione di “Cascina Graziella”, un bene confiscato alla Mafia nel territorio di Moncalvo d’ Asti, all’ interno di un Progetto “Rinascita Donne” , a favore delle donne in situazione di marginalità e come centro di legalità e promozione sociale ed economica

Cascina Graziella era nota fino al 2008 come “casa del mafioso”, dopodichè, confiscata alla Mafia venne destinata, come prescrive la legge, per essere impiegata come opera di utilità sociale.

 

Il suo nome è legato a quello di Graziella Campagna, una ragazza di 17 anni che di mestiere faceva la lavandaia e che ebbe, come unica colpa, la sfortuna di trovare in una giacca un bigliettino che  identificava il  proprietario come il nipote latitante del boss locale della ‘ndrangheta.

Il Presidio “Luigi Ioculano” di Cuorgnè, sta cercando di estendere la raccolta di tappi nel territorio Alto Canavesano; tra le altre adesioni vi sono state quella della Vineria “Monsù Barbot” di Cuorgnè e della Biblioteca Comunale di Rivarolo Canavese dove a breve, in prossimità del neonato “Scaffale della Legalità”, verrà allestito un analogo contenitore per la raccolta.

Per informazioni sui punti di raccolta, o su come e a chi consegnare i tappi dove non siano presenti punti di raccolta,   potete contattare il Presidio , attraverso l’ indirizzo email : Presidiolibera.cuorgne@gmail.com

Avete già riempito il primo contenitore !!!

Sesta Udienza – Controinterrogatorio di Rocco Varacalli … gli avvocati difensori tentano di mettere in dubbio la sua attendibilità

Lunedì 26 novembre si è tenuta la sesta udienza del processo Minotauro in cui la difesa degli imputati ha potuto interrogare il testimone chiave Rocco Varacalli. Tutto il processo è stato contraddistinto da botta e risposta ferrati a cui non è possibile dare un filo logico. Gli avvocati cercano di dimostrare come Varacalli sappia che gli imputati sono affiliati, come ne è venuto a conoscenza, se parla per cognizione di causa o per sentito dire.

Varacalli ha dichiarato di essere stato “attivato” (affiliato) alla mafia nel 1994 , quando entrò a fare parte della locale di Natile di Careri. Il capo locale della locale di Torino collegata alla locale di Careri era Paolo Cufari. Varacalli dichiara che in quel momento conosceva solo 6 gradi: Capo locale, capo società, puntaiolo, mastro di giornata, picciotto di giornata.
Paolo Cufari era un operaio e vendeva arance. Varacalli dichiara che tutti gli ‘ndranghetisti compravano le arance da lui perché era un gesto simbolico per affermare la propria appartenenza alla ‘ndrangheta e il proprio rispetto verso il capo locale. Compra le arance perché Paolo Cufari glielo chiede. Varacalli non sa che prezzo avessero le arance e non sa dire se avessero un prezzo congruo perché sua moglie le comprava per lui, non sa inoltre se i soldi delle arance restano a Cufari o vanno ad altri.

A domanda Varacalli risponde che a lui non risulta che Paolo Cufari abbia mai dato ordini di commettere reati né a lui né agli altri affiliati.

Varacalli viene arrestato ed esce di galera nel 1997. All’uscita dal carcere scopre che a Torino non esiste più solamente una locale ma più locali come ad esempio la locale dei Magnis a Giaveno (i magnis sono siciliani. Varacalli dichiara: “ la ‘ndrangheta può affiliare tutti, anche i siciliani, gli americani, gli australiani…tutti”), la locale di Giuseppe Femia (Nichelino-Moncalieri), la locale di De Masi a Rivoli.

La difesa chiede a Varacalli come possa dimostrare che la locale di Rivoli fosse in mano a De Masi Giorgio e a quale Giorgio si riferisce. Varacalli risponde che gliel’hanno detto ad una festa tra ‘ndranghetisti il 20/12/2006 alla quale De Masi arriva accompagnato da due carabinieri. L’avvocato Romeo ricorda a Varacalli che in passato, durante un riconoscimento fotografico, Varacalli ha confuso Giorgio De Masi con un altro De Masi.

Cos’è il grado di santa? Varacalli spiega che il grado/la dote di santa è stato inserito nella ‘ndrangheta dalla massoneria. Vuol dire che chi ha la santa ha rapporti con la massoneria. Varacalli spiega che nel dirglielo i suoi parenti hanno violato le regole dell’ndrangheta. Per avere il grado di santa bisogna sporcarsi le mani di sangue: cioè non è necessario scalare tutti i gradi. Anche se da “picciotto” commetti un omicidio per conto della ‘ndrangheta, diventi santa. Un capo società deve avere la santa, deve essersi sporcato le mani di sangue.

A Torino esiste la provincia? Varacalli risponde che non sa se a Torino esiste.
Sei mai stato condannato per omicidio? Varacalli conferma di essere stato condannato per essere stato il mandante dell’omicidio Donà ma che lui rifiuta la condanna perché “si tratta di accuse false rivoltemi dal mio coimputato Leonardo Cotrona”.
Quante volte ha visto Giorgio De Masi? Varacalli conferma di averlo visto almeno due volte.

Come avviene la riattivazione nella ‘ndrangheta? Varacalli risponde che per per essere riattivato dopo essere stato arrestato devi portare i documenti dell’arresto, per dimostrare di non aver fatto infamità, di non aver fatto denunce. Chi è nella ‘ndrangheta non può fare denunce, è una regola. Varacalli spiega di essere stato riattivato da Paolo Cufari, capo della locale, al bar i Tre Scalini. Varacalli spiega che tra le regole degli ‘ndranghetisti c’è quella di non fare uso di stupefacenti né di vendere stupefacenti ai membri della ‘ndrangheta. Spiega inoltre di non aver rispettato questa regola perché, sebbene non l’abbia mai usata, ha procurato droga per consumo personale a Rocco Napoli (tossicodipendente) figlio di Saverio Napoli. “Saverio Napoli subentrò a Vincenzo Argirò (ndr. Agirò di professione metteva macchinette –caffè?/gioco d’azzardo?- in tutta Torino) come capo società. Lui non godeva di buona fama, ma gli permisero di accedere a quella carica perché mancavano le prove della sua infamità. Anche nella ndrangheta si fanno i processi. Se vuoi accusare qualcuno devi avere le prove”

Come ha conosciuto Patricò? “Io ero al ristorante Scacco Matto. Di solito mi venivano a trovare tanti amici. Quella zona la gestivo io. Viene Praticò con un mio cugino Salvatore Trimboli. Me lo presenta lui. Mi dice: siamo venuti a cercare una persona. Io per rispetto mi impegnai a cercarla, poi però mi arrestarono. Era il 2002 o 2003. Io sapevo che Praticò era ndranghetista dal cognato Domenico Nocera, che era detenuto con me. Praticò Benvenuto detto Domenico era santista”.

Come fa a sapere le doti degli altri affiliati se la ‘ndrangheta non lo prevede? “Ero uno che chiedeva le doti degli altri io, mi piaceva la ndrangheta. Per questo so le doti degli altri”.
Varacalli spiega inoltre che le riunioni delle locali si fanno ogni sabato sera. In quelle occasioni sono presenti “la minore” composta da picciotti e picciotti di giornata e “la maggiore”. “la minore” e “la maggiore” non si parlano tra loro. Le cariche all’interno dei due gruppi sono intercambiabili. Le informazioni tra un gruppo e l’altro passano attraverso il “Capo Giovane” che è colui che ha “la mezza”. La “mezza” è una dote che diventa una carica e chi ce l’ha diventa una specie di postino. Alle cene possono partecipare tutti ma chi è nella minore non può sapere i gradi di chi è nella maggiore.
Varacalli dichiara di aver saputo direttamente da Paolo Cufari che ci sono delle operazioni per cui non si deve chiedere il permesso alla Provincia (reggio Calabria), come ad esempio se si vuole uccidere un giudice.

Si può entrare nella ‘ndrangheta da minorenne? Si. Anche neonato. Battezzare un neonato alla ‘ndrangheta si dice “mezzo taglio di coda”
Si litiga tra ‘ndranghetisti? Si. Nel 2002 è dovuto arrivare Gresta dall’Australia per far terminare gli omicidi tra Torino e Reggio Calabria tra le famiglie Trimboli e Stefanelli.
L’interrogatorio da parte degli avvocati termina. E’ interessante notare che un avvocato dell’accusa è stato l’avvocato di Varacalli in un altro processo. Varacalli racconta come è riuscito ad avere una pena minore grazie ai consigli e alle indicazioni dell’avvocato.

Il giudice interroga Varacalli: cosa vuol dire essere nella ‘ndrangheta? Che benefici si hanno? Varacalli spiega che lui nella ‘ndrangheta ci è entrato da spacciatore e che in seguito è diventato picciotto e poi camorrista (8/11/2004). È stato nella maggiore solo pochi giorni perché poi è stato arrestato. Essere ‘ndranghetista vuole dire essere più rispettato, avere fiducia da parte degli altri ma anche avere più obblighi. Varacalli affiliato aveva possibilità di pagare la droga di meno e gli facevano credito perché sapevano che avrebbe pagato i suoi debiti. Quando Varacalli è stato arrestato non ha avuto favori dalla ‘ndrangheta perché, siccome spacciatore, aveva i soldi per pagare gli avvocati e per mantenere la famiglia. Ma nel caso di Portolesi Pietro invece Pasqualino Marando ha pagato l’avvocato e mantenuto la sua famiglia.

Il giudice chiede a Varacalli cosa si decide nelle riunioni, se si programmano azioni illecite. Varacalli risponde che le azioni illecite si programmano nella maggiore e che lui ne ha fatto parte per troppo poco tempo. Non ha mai sentito riunioni di programmazione.
Cosa vuol dire “attaccare i ferri”’? Vuol dire che uno da picciotto diventa camorrista o santa e che perciò ha fatto tutti i gradi previsti nella minore.

Ci sono prove che la ‘ndrangheta ha fatto affari a Torino? Alle olimpiadi del 2006 Varacalli dichiara che ha lavorato Agostini Ilario, contabile di Antonio Spagnolo. Aveva cantieri e trafficava droga. Con la droga pagava i dipendenti e versava gli assegni in banca (“lavavo i soldi”) … poi, per esempio – continua Varacalli –  con la droga pagava i dipendenti e in banca portava quelli puliti. Ma è un esempio perchè per me che ero picciotto è difficile portare esempi (ndr: di come entrano le imprese edili nella ‘ndrangheta).
Come si vince un appalto in modo irregolare? Non lo so.

Su queste domande si conclude l’ interrogatorio di Rocco varacalli ed il giudice rinvia tutti all’ udienza del 17 Dicembre.

Quinta udienza – Viene ascoltato il pentito Rocco VARACALLI

“La ndrangheta è un amore platonico, qualcosa che puoi pensare ma non toccare. Non è nulla, è solo una fantasia. Ed è cattiva e traditrice: non ha rispetto e non ha onore” . In questo modo Rocco Varacalli, il pentito dalle cui dichiarazioni è scaturita l’ operazione Minotauro ha definito l’ organizzazione criminale a cui è appartenuto fino al 2006,  durante l’ interrogatorio fiume che si è tenuto venerdi 23 Novembre presso l’ aula bunker del carcere Lo Russo – Cotugno.

Per meglio definire l’ aria che si respirava all’ interno dell’ aula bunker nell’ attesa della deposizione di Varacalli, occorre dire che all’ apertura dell’ udienza Il presidente della Corte, il giudice Paola Trovati ha raccomandato agli imputati e ai loro parenti di evitare qualsiasi tipo di commento durante tutte le fasi dell’ udienza e quando , dopo una battuta, probabilmente involontaria, di Varacalli sulla morte del giudice Bruno Caccia, dalle gabbie e dall’ area destinata ai  parenti si sono alzati dei mormorii e delle mezze risate, la Dott.ssa Trovati non ha esitato a smorzare sul nascere queste manifestazioni ricordando che quella era un’ aula di tribunale e non un cinema.

La deposizione del pentito Varacalli ha ripercorso tutta la sua militanza nella ‘ndrangheta, da quando sedicenne arrivò a Torino da Natile di Careri, per lavorare da muratore apprendista, salvo poi iniziare a spacciare droga perché come le diceva suo zio Pipicella,  “sporcarsi le mani con la calce” era meno redditizio.

Nella sua “carriera” all’ interno della “onorata società” , percorsa quasi sempre nel campo dello spaccio di droga, viene arrestato per ben sette volte e nella scala gerarchica della locale di appartenenza arriva ad essere “picciotto finalizzato”, quindi non un “boss”, ma un membro della “Società Minore”; ma nonostante questo , probabilmente perché ritenuto fidato raccoglie importanti confidenze anche da esponenti della Società Maggiore, quelle confidenze che ha iniziato a raccontare al Dott. Sparagna a partire dal 2006.

Nel raccontare la storia di quegli hanni Varacalli ha ricordato  che quando  è  stato attivato ( è stato affiliato ) a Torino, nel 1994, gli ‘ndranghetisti erano tutti uniti e c’era una locale sola, al cui vertice c’era Rocco Spera ( ‘U Zoppu ), un uomo anziano e zoppo” . Poi, ha spiegato,  negli anni si sono sviluppati diverse locali, riconosciute da San Luca, il cuore della ‘ndrangheta nella Locride.

Varacalli ha spiegato inoltre che  “Le locali non riconosciute si chiamano Bastarda e queste fanno gli stessi traffici della ‘ndrangheta, ma da soli senza fare capo a San Luca”.

Negli anni, ha proseguito il pentito,  si sono avvicendati ai vertici Paolo Cufari, Saverio Napoli, Enzo Argiro’, nominati a San Luca durante la festa di Polsi. Ogni settembre per la festa della beata vergine al santuario di Polsi, si svolge un summit degli ‘ndranghetisti in cui si decidono cariche e strategie. Una sorta di assemblea degli azionisti.

Durante la deposizione Varacalli ha fatto altre due importanti dichiarazioni , che se fossero opportunamente verificate potrebbero aprire nuovi fronti di indagine; ad una richiesta del giudice che domandava se esistessero differenze tra la ‘ndrangheta in Piemonte e quella della “casa-madre” calabrese Varacalli risponde : “A Torino è la stessa cosa che in Calabria, non cambia nulla. La ‘ndrangheta e’ fatta come un polipo. Nasce a San Luca , dove c’è il santuario di Polsi, ma poi ci sono i tentacoli  Oggi può essere più forte la testa in Calabria, domani può esserlo un singolo tentacolo, ad esempio Se a Torino nel 2006 ci sono state le Olimpiadi si è guadagnato di più che in una singola strada in Calabria “.

Viene poi fatto un breve accenno ai presunti rapporti tra la ‘ndrangheta e la massoneria, dice infatti Varacalli : ”I miei parenti e conoscenti mi dicevano che a livello della santa si ha a che fare con la massoneria.Non so altro, è già tanto che me l’hanno detto, hanno violato la regola”

Dopo aver ascoltato questa dichiarazione , il Presidente della Corte Paola Trovati, chiede a Varacalli se quando parla di massoneria si riferisce ad una sorta di Massoneria interna alla ‘ndrangheta .

Il pentito incalza dichiarando che il suo riferimento è alla massoneria quella vera e prosegue : ”la dote di santa è stata voluta non solo per essere riconosciuta dalla ‘ndrangheta ma anche dalla massoneria: chi ha la santa può avere rapporti con giudici, preti, professionisti, sindaci, e così via, che fanno parte della massoneria”.

Successivamente, a seguito della domanda se la locale di Natile di Careri fosse distaccata solo a Torino, lo stesso Varacalli ha parlato di una locale in Australia e di un’ altra presente ad Alessandria, e questo andrebbe in contrasto con la recente sentenza dell’ omologo Processo  Albachiara che ha visto assolti, in primo grado,  tutti gli imputati delle locali del Basso Piemonte , tra cui quella di Alessandria.

Varacalli ha poi motivato la sua dissociazione dalla ‘ndrangheta dicendo che si era pentito per i suoi figli e che si era sentito tradito dalla ‘ndrangheta in quanto, si era sentito abbandonato dagli uomini dell’ organizzazione in due occasioni importanti, a suo dire per invidia per il successo che aveva la sua attività di spaccio.

Dopo una meditazione di alcuni mesi trascorsi in cella, il 17 ottobre del 2006 scrive una lettera al P.M. Roberto Sparagna nella quale dice di voler collaborare e nella quale tra le altre cose scrive “”Ho venduto droga, non ho le mani sporche di sangue ma ho l’anima sporca per aver venduto morte e oggi lo ammetto. Oggi sono qui per collaborare perche’ non ci credo piu’ alla ‘ndrangheta”.

Questa decisione, racconta ancora Varacalli, lo ha allontanato dalla famiglia; prima dal fratello, poi, dopo un primo periodo di vicinanza, anche dalla moglie, che sotto la pressione dei parenti, si allontana dal luogo protetto dove viveva, portando con se anche i due figli di Varacalli.

Varacalli ha poi  raccontato alla Corte delle presunte offerte, ricevute per mezzo dei familiari, dalle ‘ndrine calabresi. Queste lo avrebbero contattato telefonicamente chiedendogli di sparire in cambio di un compenso economico, una sistemazione all’estero e l’immunità, proposte che gli sarebbero state poste nel periodo compreso tra lo scorso maggio e il 28 agosto, giorno in cui fuggì dal luogo protetto in cui si trovava agli arresti domiciliari per raggiungere Castellamonte, a Torino.

Qui era stato latitante, a casa dell’ex suocero, fino allo scorso 10 ottobre, quando i carabinieri lo avevano rintracciato e arrestato.

Durante la deposizione è emerso che al momento dell’arresto il pentito aveva addosso una lettera indirizzata al pm torinese Roberto Sparagna in cui confermava “di avere scelto di restare dalla parte della giustizia”.

Terminata l’ audizione da parte dei P.M. , il presidente della corte concede mezz’ora di pausa e autorizza il diritto di contro-interrogare il teste ad un solo avvocato della difesa che avrebbe dovuto ritornare in Calabria.

Tutti gli altri contro-interrogatori  vengono rinviati all’ udienza di Lunedi 26 Novembre.

Quarta Udienza – Depone il Maresciallo Salerno e viene ricostruita la struttura della 'Ndrangheta in Piemonte

Protagonista principale della Quarta Udienza del Processo Minotauro , che è si è tenuta Lunedì 19 Novembre nell’aula bunker del carcere Lo Russo – Cotugno, è stato il Maresciallo Salerno, facente parte del Reparto Operativo del Comando Provinciale dei Carabinieri di Torino, tra i firmatari del l’informativa in cui è spiegata la struttura della ‘ndrangheta torinese, e da cui sono state creati i presupposti per l’ intera operazione Minotauro.

Concluse le operazioni preliminari, i giudici passano la parola al Pubblico Ministero che chiama al tavolo dei testi il  Maresciallo Salerno.

Ciò che verrà enunciato durante le ore successive sarà il lungo elenco delle intercettazioni dalle quali si è risaliti a ricostruire la struttura e l’organizzazione delle locali presenti sul nostro territorio. L’intera seduta sarà incentrata solo su questo argomento, mentre viene precisato che nelle prossime udienze si affronteranno man mano tutti gli altri aspetti, sempre a partire dalle intercettazioni e dalle  osservazioni effettuate sul campo. Durante la precedente udienza, il Colonello Fozzi aveva fatto una  lunghissima disamina generale. Oggi Il Maresciallo Salerno va nel dettaglio delle indagini e delle intercettazioni.

Durante la prima parte della mattinata alcuni avvocati della difesa continueranno a interrompere contestando il fatto che il Maresciallo non si limiti a riferire i dati (numero dell’intercettazione, data e oggetto, protagonisti) ma si dilunghi sulle deduzioni degli investigatori. La Presidente esorta la difesa a non continuare a interrompere e prega il Testimone di continuare, in quanto le contestazioni sono le medesime opposte la volta precedente e già discusse e risolte in merito all’informativa e alle firme della stessa.

Interviene ancora la difesa pretendendo che il Maresciallo riferisca solo su intercettazioni e trascrizioni redatte da lui personalmente.

La Presidente chiede chiarimenti e prende la parola il PM il quale sottolinea che il Maresciallo e i militari addetti alle investigazioni hanno firmato le annotazioni e la conclusione dell’informativa del Colonello Fazzi, pertanto l’informativa è unitaria. A sua volta il Maresciallo Salerno specifica che l’informativa è redatta dai militari del nucleo operativo: se stesso oltre agli altri.

In ogni caso la cosa rischia di andare per le lunghe e più volte la Presidente della Corte Paola Trovati richiamerà Pubblico Ministero e Testimone a restare nel concreto e non riferire tutti i dettagli che la Corte avrà comunque modo di rileggere nelle trascrizioni, che dovrebbero essere completate all’inizio del nuovo anno e che finalmente potranno costituire dato di prova. Al momento sono agli atti, ma vanno considerate solo informative. Il ruolo del teste è di mettere in luce ciò che consente l’analisi, perchè la Corte leggerà da sé gli atti; quindi il Maresciallo viene esortato a riferire dati e numeri, non la rilettura delle intercettazioni alla luce delle deduzioni del nucleo investigativo.

Riferire nel dettaglio la lettura di ogni intercettazione è impossibile, perciò ci limiteremo a sintetizzare  ciò che è stato spiegato dal Maresciallo:

Le locali possono essere originarie o distaccate. In particolare si considera locale principale quella di S. Luca dove tutti i capi delle locali distaccate si incontrano tra il 2 e il 5 settembre. Le locali possono essere distaccate in tutta Italia e anche all’estero. Il distaccato ha relazione con l’originaria, ma opera solo sul suo territorio, rispondendo comunque alle direttive dell’originaria.

Per esempio nell’intercettazione n. 742 Iaria Bruno e Lombardo Cosimo parlano della direttiva ricevuta di “camminare con un altro piede” (cioè d’ora in poi di seguire Comiso Giuseppe detto ‘U Mastru).

Sono i responsabili della locale di Cuorgnè (in una intercettazione Bruno Iaria si definisce capo della locale di Cuorgnè) e Torino che tengono i rapporti con l’originaria.

Le comunicazioni ufficiali relative a una strategia da seguire vengono dette Ambasciate e non devono essere trasmesse via telefono né rintracciabili in alcun modo.

Il finanziamento viene detto Obolo.

Il conferimento dei gradi (la Dote) deve essere fatto con l’accordo del locale di origine: deve essere il primo a saperlo.

Nell’intercettazione n. 854 del 1997 Bruno Iaria racconta lo sviluppo dei fatti a Torino: vi era un locale unico e a seguito di contrasti tra i facenti parte, qualcuno inizia a distaccarsi. I vari referenti, a questo punto, devono dare conto” temporaneamente” a PROVINCIA e CRIMINE. E’ un passaggio temporaneo. Si creano poi dei locali distaccati e autonomi. Bruno Iaria dice : “quando ce ne siamo andati a Cuorgnè eravamo una ventina e ci siamo messi a disposizione di provincia e crimine.” Nell’intercettazione 19.944 tra i fratelli Calipari si ascolta “Tutti volevano comandare e gli hanno fermato il locale e poi autorizzati ad agire autonomamente”.

Il Maresciallo spiega le definizioni di:

PROVINCIA: probabile centro di riferimento, il cui referente è ‘U Mastru (Giuseppe Comiso). Organo composto da tre mandamenti (zone territoriali calabresi).

CRIMINE: termine utilizzato facendo riferimento a soggetti che svolgono ruoli decisionali e di coordinamento.

La Bastarda non risponde al Crimine, ma a quanto pare alla Società di Solano (Bagnara Calabra)

Intercettazione di Bruno Iaria: “esiste il crimine là sotto? E quindi bisogna rispettarlo”; e ancora: “il crimine ha mandato l’ambasciata”; oppure “Sapete cosa mi ha detto il crimine di là sotto?”. Intercettaz. n. 629 (sempre Iaria): “Comiso è arrivato là sotto e quello del crimine, Beppe Pelle…(figlio di Antonio Pelle, storico capo di ‘ndranghera di RC).

In alcune intercettazioni vengono citate chiaramente le seguenti locali:Cuorgnè, Volpiano, Chivasso, Moncalieri, Nichelino, Aosta, San Giusto, Rivoli. E’ probabile che ogni distaccata conti su una media di 40 persone (ma qui la Presidente interrompe il Maresciallo, che non va oltre).

Non risulta costituito un organo di controllo piemontese che unifichi le locali distaccate. Però risulta che “una camera di controllo andrebbe costituita”. Vengono fatti (sempre nelle intercettazioni) riferimenti a Ventimiglia o Genova dove probabilmente un organo di controllo è costituito. Allo stato dei fatti non risulta che in Piemonte sia stata formata la camera di controllo.

Per SOCIETA’ si intende un insieme di luoghi che fanno parte della ‘ndrangheta. Il Locale è formato da una Società Maggiore e da una Minore. Della Maggiore fanno parte persone che hanno un grado. Della Minore gli intergradi (per es. picciotto)

I GRADI: vengono detti DOTI.

Società maggiore (in ordine crescente, dal più basso):
DOTE DI VANGELO
DOTE DI TREQUARTINO
DOTE DI QUARTINO
DOTE DI PADRINO
DOTE DI CROCE

Società Minore:
PICCIOTTO
CAMORRISTA
CAMORRISTA DI SGARRO

L’insieme delle cariche di indica come BANCO

Le cariche possono girare, allora si dice “è cambiato il banco”. Tranne il capo locale che rimane sempre lo stesso a meno chè vi siano impedimenti.

Stando alle dichiarazioni di Rocco Varacalli ci sono diverse locali a Torino. Gli unici riferimenti alle locali di Torino si trovano nelle dichiarazioni di Varacalli e mai nelle intercettazioni.

Il controinterrogatorio del teste da parte degli avvocati della difesa si conclude alle 18,00 circa, per cui il Presidente del collegio giudicante comunica l’ annullamento dell’ udienza di domani 20 Novembre e rimanda tutti all’ udienza del 23 Novembre durante la quale la Procura interrogherà il pentito Rocco Varacalli.