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"La mossa del riccio" di Davide Mattiello all' inaugurazione dello Scaffale della Legalità di Rivarolo Canavese

 

La Sala Consiliare di Rivarolo ha ospitato giovedì 8 novembre la presentazione del libro di Davide Mattiello “La mossa del riccio”.

La serata, promossa dalla Biblioteca Besso-Marcheis in collaborazione con il nostro presidio, è stata aperta dal Commissario del Comune di Rivarolo, Dott. Massimo Marchesiello con alcune sue riflessioni tratte proprio dal libro.

A incontrare l’autore, un folto pubblico eterogeneo che é rimasto affascinato dall’energia dirompente di Davide Mattiello che ha risposto alle domande con la sua consueta vivacità e incisività sottolineando l’importanza della legalità, della tutela della nostra Costituzione, all’interno della quale troviamo già le regole e le risposte per far funzionare uno stato secondo democrazia.

Quindi, l’importanza di essere cittadini attivi, che esercitano i propri diritti in modo democratico e che sono consapevoli del cambiamento necessario: “Abbiamo compreso l’orrore del potere e la sua necessità. Ecco perchè siamo come ricci: non troppo lontani dal morire di freddo, non così vicino da ferirci a morte. Faremo quel che c’è da fare, per governare con i mezzi di questa storia: Costituzione, Libertà, Uguaglianza, Democrazia, Repubblica”.

L’esperienza ultradecennale di Mattiello, sempre in prima linea dal volontariato alle associazioni, traspare dal vigore delle sue parole che arrivano come una ventata di aria fresca che purifica e da nuovo impulso ai pensieri.

La serata si é conclusa alla Biblioteca Besso-Marcheis per l’inaugurazione dello “Scaffale della legalità”, raccolta di documentazione varia e testi che hanno come temi comuni mafie e legalità.

L’iniziativa, già avviata nella biblioteca di Favria, si propone di costituire una rete con altre biblioteche del Canavese per sensibilizzare il pubblico a problemi che ci riguardano molto più da vicino di quello che pensiamo.

Terza Udienza Processo Minotauro – Si comincia a parlare dei rapporti con la politica

Protagonista principale della Terza Udienza del Processo Minotauro , che è si è tenuta Venerdi 2 Novembre nell’aula bunker del carcere Lo Russo – Cotugno, è stato il Tenente Colonnello Nicola Fozzi, Comandante del Reparto Operativo del Comando Provinciale dei Carabinieri di Torino, l’ uomo che ha firmato le 5570 pagine  in cui è spiegata la struttura della ‘ndrangheta torinese, e da cui sono state creati i presupposti per l’ intera operazione Minotauro.

La mattinata è iniziata con il solito appello di imputati ed avvocati; successivamente la Corte, dopo aver  rifiutato la richiesta di patteggiamento dell’imputato Nicola Macrina, respinge in blocco le eccezioni presentate dai difensori degli imputati.

Concluse  le operazioni preliminari, i giudici passano la parola alla Procura che chiama al tavolo dei testi il Tenente Colonnello Nicola Fozzi

L’ Ufficiale dei carabinieri inizia ricordando gli eventi da cui sono scaturite le indagini, partendo dal primo : “tutto è iniziato dall’omicidio dell’incensurato Giuseppe Donà, nella cui abitazione abbiamo sequestrato un chilo e mezzo di stupefacenti”. Prosegue poi con l’ inquadramento dei fatti  nel tempo

E’ il 2005 e in questo omicidio di droga e soldi spunta la figura di  Rocco Varacalli, di Natile di Careri, uno dei principali indiziati per l’ omicidio, che ad un certo punto decide di diventare collaboratore di giustizia.

Contemporaneamente alle rivelazioni di Varacalli , in Canavese vengono denunciate due estorsioni, apparentemente slegate tra di loro, una a Cuorgnè, ai danni di Gaetano Greco, un carrozziere della zona ed un’altra rilevata dai carabinieri di Venaria ai danni di Giorgio Vercelli un imprenditore di Caselle.

A seguito di analogie investigative questi tre filoni verranno unificati nell’ indagine denominata Minotauro.

Contestualmente a queste prime indagini vengono messe in atto le intercettazioni ambientali sulle macchine di Bruno Iaria, di Gioffrè e di altri indiziati, attraverso le quali vengono ricostruite le strutture della ‘ ndrangheta in Piemonte e vengono definiti ruoli e doti di ogni singolo futuro imputato.

Il teste si sofferma, sulla organizzazione interna delle ‘ndrangheta,  sulla sua diffusione nel territorio della Provincia di Torino  attraverso le locali di Cuorgnè, Chivasso, Moncalieri, Nichelino, Natile di Careri, Rivoli, Siderno, Volpiano e San Giusto Canavese; vengono inoltre indicate la presenza di una struttura denominata  “Crimine” e quella di una “bastarda”, una locale non ancora riconosciuta dalla “casa-madre” calabrese.

Sempre dalle intercettazioni dell’auto di Bruno Iaria, si apprende dell’ esistenza di una nuova struttura chiamata “Camera di Controllo”, una sorta di organo direttivo provinciale volto a garantire coordinamento e unità di intenti, tra le varie realtà dell’ rganizzazione, e attraverso il quale fosse possibile risolvere le numerose divergenze tra i personaggi delle diverse locali.

Vengono poi  indicati, nel dettaglio e citando le fonti di prova, i riti di affiliazione , i riti di conferimento delle doti, scoperti grazie al ritrovamento dei fogli contenenti le formule e le frasi sacre relativi ai riti stessi.

ll Tenente Colonnello nell’ arco di tutta la mattinata, indica, con un dettaglio estremo, le fonti di prova ( prevalentemente intercettazioni ambientali ) attraverso le quali è stato possibile trovare riscontri puntuali alle dichiarazioni del pentito Varacalli e alle altre indagini convenzionali .

La Corte, vista l’ ora decide di aggiornare l’ udienza al pomeriggio e comunica che non saranno ascoltati gli altri due funzionari di Polizia Giudiziaria previsti nel calendario degli interrogatori, ma che proseguirà l’ audizione del Tenente Colonnello dei carabinieri .

Nella prima parte dell’  audizione del pomeriggio il Colonnello Fozzi inizia a parlare dei rapporti tra gli indagati e la politica locale raccontando che Il 20 maggio del 2009 all’Hotel Verdina di Volpiano, avviene l’incontro tra appartenenti all’organizzazione e la famiglia Coral per assicurare il sostegno a Ivano Coral, candidato in provincia con il Pdl.

Successivamente il teste cita un altro episodio in cui l’ imputato Giuseppe Catalano chiamando  il nipote  gli chiede di incontrare “ancora” Claudia Porchietto, in quel momento candidata alla presidenza della Provincia, per definire delle questioni; da quell’ “ancora” viene dedotto che vi erano già stati altri incontri.

Viene poi citato il nome di Antonino Battaglia, l’ ex segretario comunale di Rivarolo, al quale, dalle indagini effettuate, viene attribuita la messa in atto di una trattativa con la ‘ndrangheta allo scopo di  reperire voti per Fabrizio Bertot, sindaco di Rivarolo, e candidato al parlamento europeo con il Pdl.

Risulterà poi che il Catalano stesso ebbe ad organizzare  un pranzo, a Torino, presso il Bar Italia, al quale parteciparono diversi appartenenti alla ‘ndrangheta, e durante il quale si parlò della possibilità di convogliare il pacchetto di voti in mano agli ndranghetisti in favore di Bertot.

Terminata l’ audizione , inizia il contro esame del teste da parte delle difese degli imputati che  hanno  cercato di mettere in difficoltà il tenente colonnello, riuscendoci alcune volte; in maniera specifica, mettendo in dubbio la comprensione del dialetto calabrese , o ponendo domande puntuali circa il funzionamento delle ndrine e delle locali.

Ad un certo punto, dopo una domanda pungente dell’ avvocato  Romeo e la titubanza del colonnello Fozzi scatta l’ applauso da stadio  tra i parenti degli imputati presenti in aula.

Il presidente della Corte, il giudice Paola Trovati ( sempre molto attenta a tenere in mano saldamente le sorti dell’ udienza ) , interviene con decisione ricordando a chi aveva applaudito  che : «Ci vuole rispetto. Qui non siamo a teatro. Ci sono delle persone detenute, non c’è proprio niente da applaudire».

Verso le 16,30, dopo una serie di altre “scaramucce” , i giudici concludono  un ‘ udienza in cui, per la prima volta si è visto in aula l’ ex sindaco di Leinì Nevio Coral accompagnato dal suo avvocato , e rimandano  tutti al 19 di Novembre, quando verranno ascoltati gli altri due funzionari di Polizia Giudiziaria che avrebbero dovuto essere sentiti durante l’  udienza odierna.

Riassunto seconda Udienza Processo Minotauro ( 26 Ottobre )

Venerdì 26 ottobre si è tenuta presso l’aula bunker del carcere Lorusso e Cutugno di Torino la seconda udienza del processo Minotauro.

Dopo l’appello, il Magistrato si è pronunciato rispetto alle richieste di costituzione di parte civile, tutte accettate, tranne quella del Comune di Leinì per un vizio processuale: all’udienza era presente un altro avvocato rispetto a chi aveva depositato la domanda di ammissione a parte civile, senza l’indispensabile delega.

La costituzione di Libera è stata accettata, in quanto la lotta alle mafie è nei suoi valori basilari, che sono stati ampiamente offesi, ed è stata accolta a “ragione della propria esistenza”. Rispetto agli altri Enti territoriali, la domanda è stata accolta in quanto gli avvenimenti sono successi sul loro territorio, “offesi” in quanto tali Enti sono competenti per “materia” e per “ territorialità” e lesi dunque dall’operato della ‘ndrangheta.

Successivamente il Magistrato si è espresso rispetto alla richiesta di trasferimento del processo in Calabria: tale richiesta è stata rifiutata perché:

–          La Bastarda (“particolarmente radicata nel territorio di Cuorgnè”…!) era un’organizzazione autonoma, non autorizzata dalle analoghe organizzazioni calabresi;

–          Tutti riconoscevano la supremazia del defunto Catalano Giuseppe, per cui aveva un proprio leader ed era autonoma;

–          Avevano a disposizione armi, denaro e quant’altro sul territorio piemontese…

–          Il Magistrato ha portato anche la motivazione che è un po’ come se tutti i processi per camorra allora dovrebbero celebrarsi a Napoli, per ‘ndrangheta a Reggio Calabria, per mafia a Palermo, e che ciò non ha proprio senso!

A questo punto l’avvocato di Macrì Nicola ha chiesto di separare il suo fascicolo dal resto del processo, in quanto intende chiedere il patteggiamento. Dopo un intervallo, tale richiesta è stata accolta, fissando già un’udienza per la discussione del suo caso.

La Procura ha fatto presente che ci sono ulteriori intercettazioni ambientali e che vorrebbe la trascrizione delle 4500 intercettazioni telefoniche ed ambientali. Il dibattito su questo punto è andato avanti a lungo, perché il Magistrato riteneva tale trascrizione una spesa non da poco e anche una perdita di tempo, visto che è sua volontà che il processo sia ragionevole in termine di durata temporale. Inoltre da più avvocati della difesa è venuto fuori che l’originale di queste intercettazioni è stato eliminato e che quindi non ci sono più le “prove”. La questione è stata risolta dicendo che le copie di tali conversazioni, essendo su supporto digitale, è un po’ come se fossero dei “cloni” e non delle copie, per cui sono più che accettabili ai fini del procedimento in corso.

Successivamente le parti della difesa , della Procura e delle parti civili hanno elencato che cosa avevano intenzione di sottoporre come prove a propria difesa e quelle incriminanti, per cui molti convocheranno testimoni che forniranno la loro deposizione, molti porteranno fatture, scontrini, contratti di lavoro e informazioni sul proprio patrimonio per provare la liceità di alcune delle loro entrate. Alcuni hanno citato a loro discolpa alcune sentenze, per es. Papotti chiama in causa la dissociazione di Catalano Giuseppe del marzo 2012 come prova a difesa e un altro avvocato di un tizio di Chivasso ha richiamato l’attenzione su una sentenza di aprile 2012 in cui il tizio risulta escluso da reati di mafia…

Il Comune di Volpiano è in possesso di giornali, riprese TV e simili per provare che Nevio Coral ha danneggiato l’immagine del Comune.

La prossima udienza si terrà il 2/11 alle h.9.15, udienza nella quale si cominceranno a sentire 3 colonnelli di Torino in merito all’attività investigativa svolta.

Davide MATTIELLO a Rivarolo Canavese in occasione dell' inaugurazione dello Scaffale della Legalità

La biblioteca di Rivarolo Canavese in collaborazione con
LIBERA – Presidio “Luigi Ioculano” di Cuorgnè
in occasione dell’ inaugurazione dello
“Scaffale della Legalità”
vi invita alla presentazione
del libro
LA MOSSA DEL RICCIO
di 
DAVIDE MATTIELLO 

8 Novembre 2012, Sala Consiliare Comune di Rivarolo 
ore 21.00
Da anni Davide Mattiello,torinese, classe 1972, è la forza motrice di un movimento di educazione alla legalità, difesa dei più deboli, lotta alle mafie e alle ingiustizie. Nel 1999 fonda l’Associazione Acmos, di cui è presidente fino al 2010. Dal 2002 al 2010 è referente regionale di Libera Piemonte. Dal 2009 è nell’ufficio di Presidenza di Libera, con responsabilità sull’organizzazione territoriale. Dal 2010 è presidente della fondazione Benvenuti in Italia.

Un assaggio …

Nelle pagine di questo libro le storie che ha incontrato sono lo sfondo e la linfa delle riflessioni su come e dove intervenire per cambiare davvero le cose. Il libro è un segnale forte e nitido di un cambiamento necessario che sia in grado di ridare ai cittadini il senso di appartenenza e di partecipazione diretta.

 

LIBERA parte civile nel Processo Minotauro ( a breve un riassunto della seconda udienza )

Libera è parte civile nel processo Minotauro, procedimento intentato contro la ‘ndrangheta operante in provincia di Torino. A stabilirlo è stata la corte che ha sottolineato la soggettività di Libera ed ha rigettato tutte le eccezioni avanzate dalla difesa, sottolineando giuridicamente il diritto di far parte del processo.

Ascolta i commenti

Questo il comunicato ufficiale di LIBERA :

Minotauro ‘ndrangheta in Piemonte – Ammessa la costituzione parte civile di Libera

Il tribunale di Torino ha ammesso stamattina la costituzione di parte civile dell’associazione Libera di don Luigi Ciotti nel processo Minotauro contro la ‘ndragheta in Piemonte che si sta svolgendo a Torino presso aula bunker del carcere “Le Vallette”. Per l’associazione Libera, già parte civile in altri processi contro i clan mafiosi, è la prima volta al Nord Italia.
“Il riconoscimento di parte civile nel processo in corso a Torino è un segnale molto importante- ha dichiarato Don Luigi Ciotti, presidente nazionale di Libera- non basta essere società civile bisogna essere responsabili e i cittadini vogliono fare la loro parte. Democrazia e partecipazione sono due modi per dare cittadinanza e cittadinanza vuol dire corresponsabilità, perché il problema più grave non è solo chi fa il male ma soprattutto quanti guardano e lasciano fare. La presenza criminale mafiosa ferisce l’intera società, le mafie rubano il futuro, la vita delle persone ed è giusto rendere conto di questo. Nel rispetto dei ruolo la giustizia deve fare il suo corso, noi vogliamo fare la nostra parte con il coraggio della denuncia e la forza della proposta perché non c’è giustizia senza verità e noi vogliano incoraggiare la ricerca di
verità.”
Ufficio Stampa Libera Piemonte
Davide Pecorelli 340 55 79 034

Consiglio comunale dei Ragazzi ad Agliè

Con grande sorpresa abbiamo trovato una sessantina di ragazzi delle scuole medie molto attenti, informati e sensibili all’argomento e non solo a questo! I complimenti vanno fatti agli insegnanti, che trattano con loro temi di grande attualità (lavoro minorile, diritto allo studio per le ragazze islamiche, ecologia…). Altrettanta sensibilità e lungimiranza va riconosciuta al Comune, che decide di investire energia e tempo nel responsabilizzare i suoi cittadini più giovani, aiutandoli anche a realizzare i progetti da loro proposti.

Dopo aver spiegato chi eravamo, quando siamo nati come Presidio, chi era Luigi Ioculano e cosa rappresenta ancora per noi oggi, abbiamo chiesto loro che cos’è la mafia, cosa sono le mafie e ne è sorto un dibattito interessante. Le classi avevano già letto una parte di “Per questo mio chiamo Giovanni” di L. Garlando, per cui è stato ancora più facile e stimolante scendere anche nei dettagli e avvicinarci alle loro esperienze quotidiane.

Abbiamo parlato del “linguaggio” del mafioso, di come si veste, della paura che suscita nell’altro, dell’omertà che è in grado di far nascere intorno a lui, di pizzo da pagare, di infiltrazioni nella politica:  negli appalti pubblici e nelle elezioni … Abbiamo raccontato dell’operazione Minotauro e della costituzione di parte civile di Libera, della Provincia, della Regione e di alcuni Comuni.

Ma il momento più interessante è stato far capire ai ragazzi come agire “legalità” già a 12 anni e come reagire di fronte a comportamenti  prepotenti e “mafiosi”. Calare la “mafiosità” nella realtà di tutti i giorni dei giovani, a partire dal mondo scolastico, permette di spiegare loro come sviluppare mentalità e azioni  che sono basate sul vero “rispetto”, su una reale democrazia e sulla solidarietà tra coetanei.

Al nostro Presidio è stato offerto anche di partecipare alla commissione che giudicherà gli elaborati che verranno prodotti dagli studenti per un concorso sulla legalità, promosso dal Comune. Gliene siamo grati!

La speranza è che iniziative come queste si diffondano sempre di più e che possano portare negli anni i loro piccoli frutti.

Grazie ancora ai giovani Sindaco, Vicesindaco e Consiglio Comunale per averci offerto questa opportunità!

 

A scuola si fa lezione con Libera

Agliè, il consiglio dei ragazzi ospita i giovani di Libera

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Vi raccontiamo la prima udienza del maxi processo MINOTAURO …

Si è svolta questa mattina nell’ aula bunker del carcere delle Vallette a Torino la prima udienza del maxi – Processo Minotauro. Davanti ad un collegio giudicante completamente al femminile si sono presentati i 75 imputati che hanno deciso di essere giudicati con il rito ordinario. Nei giorni scorsi erano stati condannati altri 58 imputati che, invece, avevano optato per il rito abbreviato.

( foto www.lastampa.it )

In aula era presente il Procuratore capo Giancarlo Caselli, mentre tra il pubblico, oltre alla massiccia presenza di parenti degli imputati, spiccavano le presenze del testimone di giustizia Pino Masciari e di una nutrita rappresentanza dell’ associazione LIBERA tra cui una delegazione del nostro Presidio.

Gli imputati in stato di detenzione erano raccolti in appositi spazi ai due lati dell’ aula , separati dal resto delle persone da grandi vetrate controllate dalle guardie carcerarie. Gli imputati a piede libero o agli arresti domiciliari erano, invece, in aula assieme ai loro avvocati difensori.

A domanda del giudice, tutti gli imputati chiedono di non essere ripresi dai giornalisti, analoga richiesta viene effettuata da parte del pubblico.

Dopo aver verificato nominalmente le presenze di imputati ( presente in aula il segretario generale del Comune di Rivarolo Canavese Antonino Battaglia difeso dall’ Avv. Papotti, assente l’ ex sindaco di Leinì Nevio Coral ) ed avvocati difensori ( pochi quelli del foro di Torino e Ivrea , molti quelli del foro di Reggio Calabria, Locri, Catanzaro e Roma ) ed aver dichiarato giudicati in contumacia gli imputati assenti , i giudici hanno invitato coloro che volevano costituirsi parte civile a presentare la richiesta. Oltre alla Regione Piemonte e alla Provincia di Torino hanno presentato richiesta di costituzione di parte civile i comuni di Torino, Leinì, Volpiano,  Moncalieri, Chivasso ( tutti i grossi comuni interessati dall’ operazione tranne Cuorgnè, ahimè ) e l’ Associazione LIBERA; gli avvocati di questi enti locali ed associazioni hanno motivato ampiamente la loro richiesta.

E’ stata poi la volta degli avvocati difensori degli imputati che, dopo aver chiesto 20 minuti di sospensione per verificare le richieste di costtiuzione di parte civile, hanno presentato le loro eccezioni e chiesto , a diverso titolo, e con motivazioni diverse che quasi tutte le richieste venissero rigettate.

Di tenore opposto l’ intervento del pool di magistrati della Procura coordinati dal procuratore aggiunto Sandro Ausiello che ritenendo infondate le contestazioni invitavano il giudice ad accettare le richieste di parte civile.

Prima di proseguire nell’ udienza il giudice ha chiesto agli avvocati difensori se ci fossero delle eccezioni preliminari al corretto svolgimento del processo; buona parte degli avvocati difensori ha chiesto, motivando la richiesta, che venga dichiarata l’ incompatibilità territoriale, chiedendo lo spostamento a Reggio Calabria.

Per alcuni imputati legati alla “bastarda” con sede a Salassa, gli avvocati chiedono il trasferimento del procedimento al Tribunale di Ivrea o , in subordine, al Tribunale di Calabria. Un avvocato chiede che il procedimento venga trattato presso la Corte d’ Assise di Torino ed un altro chiede che venga annullato perché non sono state tradotte tutte le intercettazioni.

A questo punto i magistrati della Procura chiedono 30 minuti di interruzione per poter meglio argomentare le risposte alle eccezioni espresse dagli avvocati della difesa.

Al rientro i PM  presentano le loro controdeduzioni e la parola passa nuovamente ai giudici.

Viene deciso di rinviare l’ udienza al 26 Ottobre alle ore 9,15, in quella data il collegio giudicante deciderà su tutte le eccezioni presentate dagli avvocati difensori e in caso di rigetto di queste con conseguente conferma di Torino come sede del Processo, verrà definito il calendario delle udienze successive, al momento vengono comunicate solamente le date del 29 Ottobre ( inizio vero e proprio del dibattimento ) e del 2 di Novembre.

L’ udienza viene rinviata al 26 di Ottobre

Oggi una delegazione del Presidio "Luigi Ioculano" sarà presente alla prima udienza del Processo Minotauro

Oggi, 18 Ottobre 2012, davanti alla quinta sezione penale del Tribunale di Torino si terrà la prima udienza a Rito Ordinario del Processo Minotauro. L’ udienza si terrà all’ interno dell’ aula bunker del carcere delle Vallette di Torino.

Una delegazione del Presidio Libera “Luigi Ioculano” di Cuorgnè sarà presente all’ apertura del Processo e cercherà di essere presente, ogni volta che sarà possibile, alle udienze successive.

Questo per dimostrare il nostro pieno sostegno  alle due donne avvocato che domani presenteranno la richiesta di costituzione di parte civile da parte di LIBERA Piemonte e , successivamente, nel caso in cui la richiesta venga accolta, ne seguiranno l’ iter per tutta la durata del procedimento penale.
Il nostro appoggio va, inoltre, a tutti coloro che, ritenendosi in qualche modo danneggiati dagli eventi di criminalità organizzata di questi ultimi anni, hanno avuto il coraggio e la sensibilità sociale per costituirsi parte civile o, per prendere le distanze in maniera chiara da questo tentativo di infiltrazione della malavita organizzata nella vita sociale e amministrativa del territorio.
Con la nostra presenza vogliamo inoltre garantire una informazione il più completa e diretta possibile. Attraverso questa sito internet e la nostra pagina facebook
( https://www.facebook.com/LiberaPresidioDiCuorgne ) cercheremo di raccontarvi l’ evolversi del processo.
Il nostro sforzo sarà continuo e convinto, cosi come abbiamo promesso durante la presentazione ufficiale del nostro presidio che si è tenuta il 5 Luglio, ma
ABBIAMO BISOGNO DI SENTIRE L’ APPOGGIO E LA VICINANZA DI TUTTA LA GENTE ONESTA CHE CREDE CHE UNA SOCIETA’ PULITA E TRASPARENTE SIA POSSIBILE …

perchè, come ebbe a dire Giovanni Falcone . “La mafia non è affatto invincibile; è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine. Piuttosto, bisogna rendersi conto che si può vincere non pretendendo l’eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni.“.

“Dobbiamo avere tutti un po’ più di coraggio: nessuno deve essere lasciato solo”

Il Presidio “Luigi Ioculano” di Cuorgnè

Da Savigliano ad Archi per portare , insieme alle "maglie gialle", una speranza ed un sorriso ai ragazzi di uno dei quartieri di Reggio Calabria a più alta densità mafiosa

Sono partiti in 14 dalle 4 Parrocchie di Savigliano per un campo estivo un po’ particolare : grazie alla “complicità” di  una giovane suora originaria di Savigliano che é stata ad Archi 2 anni, 11 animatori , Don Paolo Perolini ( uno  dei parroci di Savigliano ) , Suor Maria Carla e Guido, hanno deciso di scendere in terra di Calabria per affiancare gli animatori e le Suore di questo quartiere ad alta densità mafiosa della parte nord di Reggio Calabria,  in una  estate ragazzi vissuta “in strada”.
Gli amici di Savigliano, gentilmente, ci hanno concesso di pubblicare sul nostro sito , l’ articolo del loro Bollettino Parrocchiale, attraverso il quale potremo condividere le impressioni dei Ragazzi dopo questa forte esperienza  :

“Dopo la meravigliosa esperienza dell’anno scorso quest’estate non poteva certo mancare un campo destinato ai “giovani un po’ più vecchi”! Partenza: 29 luglio. Destinazione: Circoscrizione di Archi, Reggio Calabria. Siamo partiti in 14: 11 animatori, accompagnati da Don Paolo (DonPa), Suor Maria Carla (Suorcy) e Guido (Gianni).

Alcuni di noi erano reduci del campo del 2011 in Albania, per altri invece è stata la prima esperienza di animazione fuori dal contesto saviglianese. Con gli zaini carichi di entusiasmo, sorrisi e voglia di mettersi in gioco siamo stati catapultati in una realtà ben diversa rispetto a quella in cui siamo abituati a fare gli animatori…

La gente di Calabria è arrabbiata, di base: è una rabbia vecchia di secoli. La gente di Calabria vive ad Archi, quartiere di Reggio. Tutta: tutta la Calabria è come se vivesse nei lotti, palazzi uguali, costruiti in serie, cadenti, scrostati. I bambini scendono per strada a gridare la loro rabbia di vivere lì: non in Calabria, ma ad Archi, nei lotti, ingiusto inferno per nessun peccato commesso.

Nessuno ad Archi conosce il motivo del proprio ritrovarsi lì: come ghettizzati, tutti vivono una vita di rabbia e caldo, senza la consapevolezza né dei propri diritti, né dei proprio doveri.

Unica legge, il branco, la giungla, mentre le divinità maligne di questo dramma collettivo rimangono nascoste: più in là infatti, dietro le persiane, la ‘ndrangheta usurpa arbitrariamente il diritto di decidere il cosa, il dove, il come e il quando della vita dei bambini e dei ragazzi di quartiere; a volte, essa esce per strada, sgomma in auto o in motorino, cammina a piedi, paralizzando le urla, la rabbia, i calci ed il caldo.

E così, Archi incespica su sé stessa, mentre questo rito pagano, questo continuo sacrificio umano, si ripete ogni giorno, ad ogni ora: la rabbia soffoca ogni possibilità alla ragione umana, l’omertà zittisce ogni minima scintilla di amore.

La ‘ndrangheta ha ucciso, e uccide, sparando, ma più di tutto lo fa soffocando le coscienze, immolando sul proprio altare di affari, illegalità, sangue e potere le esistenze delle ‘maglie arancioni’ e ‘blu’ dei bambini di Archi.

Ma ogni tanto, in mezzo ai lotti passano Suor Betta, Suor Manuela e Suor Rita, che han deciso che il mondo deve essere più bello di quello che è, ogni tanto in mezzo ai lotti passano le ‘maglie gialle’, gli animatori, come Maurizio, che ha deciso di lottare per la sua terra, o come Agostina, che ogni anno prende ferie per tornare nella propria città natale a fare l’“Estate Ragazzi” insieme ai bambini di Archi: ogni tanto la ‘ndrangheta ha paura.

Ha paura perché i bambini ed i ragazzi scendono per strada a giocare, non più trattati come animaletti da allevare in gabbia ma finalmente accolti per quello che sono.

Le ‘maglie gialle’ non sono arrabbiate, sono decise, le maglie gialle non distruggono, costruiscono: e così, grazie a loro, i bambini si siedono in cerchio, ridono, gridano, giocano, si azzuffano e ti abbracciano, accorgendosi finalmente di vivere in Calabria, Italia, e non solo ad Archi, ‘ndrangheta, e di avere il totale e sacrosanto diritto ad avere una vita che sia tale.

In quei momenti, anche la precisione maniacale di undici animatori della provincia di Cuneo si sente a casa. Ad Archi ogni tanto non fa caldo: ad Archi c’è un bel sole. Chiara, Elisa, Federica, Giorgio, Giulia, Ilaria, Marco, Maurizio, Sergio, Stefania, Valerio”

 

Intervista a Francesco Forgione in occasione della presentazione del suo libro "Porto Franco" alla Scuola di Politica a Torino.

Nella sezione “Video” di questo sito abbiamo inserito un’ intervista a Francesco Forgione realizzata dall’ Ufficio Stampa di “Benvenuti in Italia”, ieri sera in occasione della presentazione del nuovo libro di Forgione “Porto Franco”, alla Scuola di Politica a Torino.

Se volete vederlo subito cliccate “qui“., .altrimenti andate alla sezione “video” di questo sito dopo aver letto l’ articolo.

Francesco Forgione, per chi non lo conoscesse è un giornalista e scrittore calabrese di 52 anni che, da sempre ha raccontato di mafia. E’ anche un noto personaggio politico. E’ stato presidente della Commissione Parlamentare Antimafia dal Novembre del 2006 fino allo scioglimento delle Camere nel 2008.

Dal 1996 al 2006 è stato deputato e capogruppo di Rifondazione Comunista all’ Assemblea Regionale Siciliana.  Con le elezioni politiche del 2006 è approdato alla Camera, sempre tra le file di Rifondazione, risultando eletto nella circoscrizione Sicilia 2.

È noto per il suo impegno contro la mafia, che lo ha portato a scrivere, tra gli altri,   libri “Oltre la cupola, massoneria, mafia e politica (1994)” e “Amici come prima, storie di mafia e politica nella seconda repubblica (2003)”; inoltre, nel dicembre 2004 è stato aggredito e minacciato verbalmente a Palermo mentre raccoglieva firme per protestare contro Cosa Nostra.

Dal 2004 al 2006 ha collaborato con la rete televisiva Telejato, protagonista nelle denunce antimafia nel palermitano